Capitolo 19

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Allora si troncherà il filo d'argento,

si romperà la sfera d'oro,

si frantumerà la brocca alla fonte,

si spaccherà la carrucola per finire nel pozzo.

Allora la polvere tornerà alla terra da dove è venuta,

e il soffio vitale ritornerà a Dio che lo ha dato.

Vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità.

Qohelet 12,5


"Ancora non riesco a crederci." disse Catarina, mentre i ragazzi arrivavano in piazza Trevi.

La stregona aveva ascoltato incredula il loro racconto, aveva annuito, in accordo con il da farsi proposto da Alec e aveva deciso di andare con loro a perlustrare l'appartamento.

"Nemmeno io." mormorò Sara. "Continuo a pensare che avrei dovuto notare qualcosa, ci sono stati dei segnali che avrei dovuto cogliere."

Catarina scosse la testa.

La situazione era più complicata di così, ne erano tutti consapevoli, eppure lei aveva passato più tempo con Egon, avrebbe potuto capirlo prima.

Nick si arrampicò fino alla terrazza, come sentinella. Avevano deciso di fare il sopralluogo quando ancora c'era luce, ciò non significava che non avessero pensato all'evenienza che Sammael si fosse rintanato proprio lì. Sarebbe stato scontato, ma si trattava anche di un posto che lui conosceva bene e in cui, tramite Egon, poteva aver lasciato delle tracce.

"Sembra tutto a posto." le avvertì il ragazzo dall'alto.

"Vado su io."

Sara si scambiò uno sguardo d'intesa con Lin. Doveva andare lei, conosceva meglio la casa.

Si arrampicò sul cornicione, le mani si mossero veloci e sicure, ormai esperte. In cima a palazzo Poli guardò giù: vide Catarina e Lin che si disponeva sugli angoli della piazza, sull'attenti. La sua parabatai la guardò saltare sulla terrazza dall'altro lato della strada, con la mano destra stretta intorno all'elsa di Ama no Murakumo.

Nick stava muovendo i primi passi nel soggiorno, guardandosi intorno con circospezione. Si fermò di fronte alla libreria e spostò alcuni volumi. Cercava qualcosa di scritto.

Egon non era come Nicholas e Sara, non era quello il modo in cui avrebbe lasciato indizi o dato sfogo ad una ossessione che Sammael gli aveva messo in testa.

Dovevano concentrarsi sulle opere d'arte.

Si avvicinò alla scultura coperta tra i divani di pelle. Chiuse la mano intorno al lenzuolo bianco, che cadde sul pavimento, in un sussurro. L'aria messa in movimento le solleticò il viso, mentre lei osservava estasiata la statua che le si rivelò. Rappresentava l'Arcangelo Michele. Si trattava di una coppia fedelmente riprodotta di quella sulla cima di Castel Sant'Angelo. L'angelo era rappresentato in tutta la sua magnificenza, con la corazza e la mano salda sull'elsa. Soltanto il viso non era ancora completato.

Se l'avesse vista settimane prima, l'avrebbe considerata un fenomenale esercizio scultoreo, ma ora prendeva tutto un nuovo significato: Michele era la nemesi di Sammael, il tassiarca che l'aveva sconfitto in battaglia, punendolo per aver dato vita all'Incursione, per aver indebolito i veli tra i mondi e per aver permesso ai demoni di passare tra essi in gran numero.

Nick le si avvicinò, mentre lei guardava la statua, ed annuì, capendo a sua volta.

Le indicò un quadro, ancora sul cavalletto. Lei si avvicinò e strinse le labbra: era un suo ritratto. Egon aveva appena iniziato a delineare i tratti del suo volto con colori intensi, con il verde e con l'oro, erano solo tratti, eppure la somiglianza era già riconoscibile.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora