Capitolo 9

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Giorni passati


Città di ossa, 2010


Sara scese le scale di pietra stando attenta a non scivolare.

Era la prima volta che entrava nella Città Silente e stava aprendo la fila. Sapeva che dietro di sé c'era sua zia, ne sentiva i passi. Sapeva che non le sarebbe successo niente.

Le avevano detto che quella discesa sembrava interminabile, ma non ci aveva mai creduto fino ad allora.

Arrivata in fondo, dopo centinaia di gradini, continuò a camminare, spostandosi al centro del corridoio e guardando l'oscurità dritto davanti a sé, mentre percorreva il lungo tunnel.

Non guardò le pareti, composte dai crani dei compagni Shadowhunters, e passò sotto le alte arcate formate dalle ossa lunghe senza guardarle. Aveva sempre pensato che la sua prima volta lì sarebbe stata emozionante, per lei che aveva sempre trovato quel luogo carico di misteri.

Invece non si guardò nemmeno intorno.

Si disse che non si poteva riconoscere un teschio, che anche se le ossa di suo padre erano lì, lei non le avrebbe riconosciute, eppure quel pensiero era stoccato nella sua mente e lei voleva fare il possibile per allontanarlo.

Quello doveva essere un giorno di festa, non di compianto.

Il corridoio le sembrò infinito, mentre avanzava, fremente dalla voglia di vedere Lin e di condividere con lei quei momenti prima della loro cerimonia parabatai.

Lin viveva all'Istituto di Roma ormai da un paio di anni ed era chiaro a tutti che loro due fossero perfette insieme. Il loro era un incontro raro, che andava assecondato ad ogni costo.

Dopo la morte di suo padre tutto era cambiato nella vita di Sara, niente sembrava più lo stesso, aveva attraversato un momento di dolore e di introversione inevitabile. Lin le era sempre stata accanto, a volte con le parole, altre con i silenzi, che non erano mai vuoti.

Loro avevano continuato ad essere quelle di sempre, adattandosi al cambiamento, crescendo, soffrendo, ma erano rimaste insieme.

Erano giovani, avevano appena quattordici anni, alcuni avevano consigliato loro di aspettare ancora, per essere sicure, ma loro erano sicure ormai da tempo e chi conosceva quel legame ne era sicuro almeno quanto loro.

Alla fine il corridoio si allargò in una sala più ampia, ricoperta di marmi bianchi, in cui si era radunato un discreto numero di persone. Gli occhi di Lin furono i primi che Sara incrociò.

I loro sguardi si sorrisero, sicuri. C'era forse un po' di timidezza, che non indicava insicurezza nella loro scelta, bensì prendeva atto della solennità di ciò che stavano per compiere.

Ross le appoggiò una mano sulla spalla, mentre insieme si avvicinavano a Lin e a sua nonna.

Rossella sarebbe stata la sua madrina, così come Zuma sarebbe stata quella di Lin. Si trattava di due donne straordinarie, che le avevano appoggiate sempre, riconoscendo in loro il barlume di un legame che loro stesse avevano vissuto.

"Sei agitata?" le chiese Lin scuotendo le spalle, non appena le fu vicino.

"Non più del necessario." rispose lei, prendendo la sua mano tesa.

Erano entrambe vestite in tenuta scura, come molti altri dei presenti. La divisa ufficiale rassicurava Sara, dopo il bianco con cui si erano vestiti di recente.

Lin portava sulla schiena la katana che era appartenuta a sua madre e sorrideva, era pallida, ma sorrideva.

Si sentì un singhiozzo sommesso, e Sara alzò lo sguardo su Ross, che si stava asciugando una lacrima. Accarezzò loro la testa e si voltò di lato, prendendo un fazzoletto, stava pensando a Manuela, la sua parabatai.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora