Capitolo 18

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Date parole al vostro dolore

altrimenti il vostro cuore si spezza.

William Shakespeare - Macbeth


Lin era seduta sui gradini fuori dalla porta dell'infermeria. Si teneva la testa tra le mani e aspettava notizie da Catarina Loss, che era dentro con Egon Rilke e un altro stregone da quella mattina.

Sara aveva perso molto sangue, ora la sua situazione era stabile, ma non buona.

Pregò l'Angelo che l'aiutasse, che non le facesse perdere la propria parabatai. Aveva già avuto paura che accadesse in passato, una paura latente, continua.

Avrebbe voluto urlare, piangere, fare qualcosa, qualsiasi cosa, invece rimase lì, a fare la guardia alle porte dell'Infermeria, aspettando che almeno la facessero entrare, che gliela facessero vedere.

Sentì dei passi lungo il corridoio e seppe subito di chi si trattava. Era Nick: dalla notte precedente percorreva il corridoio avanti e indietro a intervalli regolari, parlava con qualcuno e poi si allontanava, rabbuiato.

Quella volta si sedette vicino a Lin.

"Ci sono novità?" chiese.

Lei scosse la testa, abbracciandosi le ginocchia.

"Lin, cosa succede? Lo so che sta succedendo qualcosa, perché non me lo vuoi dire?"

Lei aveva il cuore in pezzi, sentiva troppo forte il proprio dolore e quello di Sara, attraverso il loro legame, per accorgersi dell'agonia di Nick, del suo volto sconvolto, dei suoi occhi rossi, per accorgersi di quanto anche lui stesse soffrendo.

"Non spetta a me dirtelo. Sono sicura che vorrebbe essere lei a spiegartelo, non vorrebbe che lo sapessi da me."

Nick inspirò a fondo. "Centra col fatto che non le hai tracciato delle rune, vero?"

Lin deglutì, con un nodo alla gola. Se solo avesse potuto farlo... forse avrebbe dovuto farlo comunque, ma era rischioso. Se solo avesse fatto qualcosa ora Sara non si sarebbe trovata dov'era.

Annuì.

Nick non demordette: "Dimmi almeno se la mette in serio pericolo di vita, dimmi..."

Si bloccò, abbassò le spalle ed espirò.

"Ce la farà. Deve farcela. È la persona più forte che io conosca, non smetterà mai di lottare. Tornerà da noi." sussurrò Lin e si trattenne appena dallo scoppiare in lacrime.

Nick le strinse la mano. "È fenomenale. È intelligente, simpatica, bellissima. Così dannatamente intelligente..." le sue parole si bloccarono e lui dovette deglutire.

Alzò gli occhi su di lui e lo vide abbassare lo sguardo, in una morsa di dolore. Il dolore che lo attanagliava era fisico, era ovunque. Gli occhi di Lin si riempirono ancora di più di lacrime, vedendo il suo stesso dolore riflesso nell'altro, vedendo quanto lui ci tenesse.

Fu lei a stringergli più forte la mano quella volta.

Nicholas le era piaciuto fin da subito, lo sapeva che lui e Sara potevano stare bene insieme. Si alzò poco dopo, tornando ai suoi nervosi pellegrinaggi su e giù per l'Istituto.

Qualcuno bussò alle porte del santuario.

"Non te ne devi andare." sussurrò Lin, portandosi una mano alla runa parabatai, sopra le coste. "Non lo vedi quanto dolore provocherebbe? Non lo vedi quanto sei essenziale?"

Cercò di sembrare meno affranta, ma non riuscì a nascondere la sofferenza che provava, mentre andava a vedere chi avesse bussato.

Nel santuario c'era Selvaggia, che portava il peso da un piede all'altro.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora