Capitolo 2

696 19 3
                                    

E la Terra sentii nell'Universo.

Sentii fremendo ch'è del cielo anch'ella,

e mi vidi quaggiù piccolo e sperso,

errare tra le stelle, in una stella.

Giovanni Pascoli

La notte era scura a Città del Capo, e fredda. L'inverno si stava avvicinando e, mentre correva, Nicholas poteva sentire l'aria frizzante scorrergli tra i capelli, anche se in quel momento non poteva che trarne sollievo, dato che alleviava il calore del prolungato inseguimento e il bruciore procuratogli dalle ustioni da icore. Non c'era la luna, in quella notte invernale, tutto ciò su cui poteva contare per vedere erano il chiarore delle stelle, ben visibili fuori dal centro città, e la runa che si era fatto tracciare da suo fratello maggiore. I due erano usciti in pattugliamento e, arrivati sulla spiaggia, avevano ricevuto segnalazioni di un attacco: un gruppo di demoni Kappa era sbucato fuori dall'acqua e aveva attaccato una coppietta appartata sugli scogli. Ora si stavano spostando più a ovest e i due Shadowhunters li seguivano bruciando sempre più terreno e accorciando le distanze.

Nick percepiva distintamente il proprio respiro, pesante, ma regolare, allenato; il battito cardiaco accelerato e lo sforzo dei quadricipiti, che spingevano indietro la sabbia bagnata. Riusciva a sentire anche i passi del fratello, Zac, pochi metri dietro di sé, ma soprattutto sentiva i movimenti del branco di Kappa, che si muoveva compatto, con i carapaci squamosi che cozzavano gli uni contro gli altri.

Di punto in bianco un ruggito squarciò l'aria.

Nello stesso istante si accese la stregaluce di Zac, che illuminò la scena di fronte ai due fratelli: un leone enorme si era stagliato davanti a loro e ruggiva contro i demoni, immobilizzatisi per lo sconcerto.

Zac non perse tempo, estrasse un paio di coltelli e li lanciò contro i Kappa più vicini.

Poi fu di nuovo buio.

L'attacco non si fece attendere.

Il silenzio durò ancora solo un momento, l'attimo successivo ripresero gli scontri di carapaci, questa volta accompagnati dal battito irrequieto di una ventina di becchi aguzzi in avvicinamento.

"Indietro, Tau!" sussurrò Nick.

"Cosa ci dice sempre nostra madre, Mandla?" chiese Zac al fratello, chiamandolo con il suo nome indigeno.

"Non puoi domare un leone." rispose l'altro, mentre nei suoi occhi si accendeva una nuova luce di determinazione.

Poi, tutto fu in movimento, un nuovo ruggito riempì la notte, mentre Tau si avventava sui Kappa.

"Vehuiah!" urlò Zac. La sua spada angelica si accese, illuminando il fratello che, estratti i suoi shotel, stava affrontando quattro Kappa contemporaneamente. A due tranciò il capo di netto, muovendosi con agilità in mezzo al gruppo, ad un altro, invece, infilzò la punta della falce nel carapace. Si spostava rapido, armeggiando in modo ipnotico con le due falci che, tra le sue mani, sembravano un tutt'uno fatto di fumo leggero, che passava attraverso le mostruose creature con appena un sibilo. Quelle si accasciavano a terra, nel mezzo di una pozza di icore e, nel giro di pochi secondi, sparivano per tornare nel vuoto, il non-luogo da cui tutti i demoni provenivano, lasciandosi dietro una puzza infernale.

Anche Zac se la stava cavando bene, le spade angeliche roteavano ai lati del suo corpo togliendo di mezzo le basse creature. Ne colpì una agli arti anteriori, tranciandoglieli di netto, poi le voltò le spalle, per dedicarsi ad altre due in avvicinamento. Unì le braccia di fronte a sé e, quando queste furono abbastanza vicine, le aprì di scatto, tranciando loro la testa. Era quello il loro motto dopotutto, pensò Nick guardandolo: Punta sempre alla testa, se quei figli di Lilith ne hanno una.

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora