Capitolo 20

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Così egli scacciò l'uomo

e collocò cherubini di sentinella ad oriente del giardino dell'Eden

con una spada infiammata e scintillante.

Genesi


Sara non aveva mai visto così tanti demoni in vita sua, arrivavano da tutte le parti, di tutte le dimensioni e forme, avventandosi su di loro.

Nick stava lottando, al centro dello sciame, facendo fronte a un'incursione che non potevano affrontare, nemmeno se Sara avesse potuto contribuire, cosa che non le era possibile.

Era contorta a terra, il dolore non accennava a diminuire.

"Nicholas..."

Cercò il ragazzo con lo sguardo e lo vide, offuscato, combattere con i suoi shotel impugnati. Riusciva ad eliminare molti demoni, anche da solo.

Non c'era una fine, quelli uccisi sarebbero tornati proprio lì, dopo pochi minuti.

Una lacrima le solcò la guancia, mentre cercava di mettersi a sedere. Doveva fare qualcosa, doveva reagire. Ogni cellula e nervo del suo corpo doleva, tremava, e la testa le stava esplodendo.

Nick aveva bisogno di lei, non poteva farcela da solo.

Cercò di alzarsi, tenendosi salda alle radici morte dell'albero della conoscenza.

Doveva essere più forte del suo dolore. Lo era.

Nick piantò la punta dello shotel nella gola di un Drevak e falciò le zampe ad un Kuri. Un Vetis, però, stava arrivando in picchiata sopra di lui, che era troppo concentrato sulla fanteria per accorgersene.

Alzò lo sguardo, troppo tardi per sollevare lo shotel. Si abbassò sulle ginocchia, mentre una freccia passava sopra di lui per infilarsi dritta dritta nell'occhio del demone.

Si voltò un attimo, il tempo di vederla, in piedi sotto l'albero, con l'arco impugnato.

Non era riuscita a gridare, ad avvertirlo, invece le sue mani avevano trovato la strada da sole.

Riuscì a scoccare qualche altra freccia, prima che il dolore si acuisse e la vista le si offuscasse. Pensava di averlo sotto controllo, ma non c'era un limite al dolore che un principe dell'Inferno poteva infliggere. Cercò di resistergli, come si cerca di resistere al sonno quando si è molto stanchi: inutilmente. Si accasciò a terra, mentre numerosi demoni superavano il ragazzo per circondarla.

Prese in mano una freccia, in ginocchio, sotto i rami spiraliformi dell'albero, la strinse per la punta, ferendosi la mano, prima di impugnarla dalla cocca, come unica difesa.

Non vedeva quasi più nulla, grosse macchie nere le oscuravano la visuale. Sentì un movimento repentino, un sibilo, e poi un intenso dolore al braccio.

"No!" Nick urlava, cercando di raggiungerla, la sua voce era ancora distante, ma Sara sentì delle braccia sorreggerla e metterla in piedi, poi, attraverso l'oscurità che l'avvolgeva, vide un arco argenteo passarle davanti.

"Lin? Lin sei tu?"

"Ti porto via."

Certo che era lei. Riuscì a mettere a fuoco il volto rotondo e la pelle di porcellana di Lin, che si faceva strada verso il deserto. Sembrava che i demoni non volessero attaccarla.

Era bellissima. La sua parabatai era lì, al suo fianco. Questo le diede la forza di rimettersi in piedi.

"Lin..." sussurrò Sara, con la voce rotta. "Lin, devi aiutarlo."

SHADOWHUNTERS - La Spada del ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora