Prologo

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Era una mattina cupa e uggiosa, tirava molto vento, l'estate era finita da un pezzo e le foglie ingiallite degli alberi avevano ricoperto le strade. Sebbene fosse molto presto, a quell'ora c'era molta gente che camminava per le vie, chi per andare a lavoro, chi per andare a scuola ma nessuno prestava molta attenzione a cosa accadeva intorno.

Harry osservava tutto questo dalla grande terrazza dell'ospedale. Quella mattina prima dell'alba era uscito senza far rumore, aveva attraversato lentamente i corridoi ancora avvolti nel silenzio, aveva rubato una ciambella alle infermiere di turno troppo impegnate a parlare di tagli nell'ospedale per accorgersi di lui e si era diretto verso l'ascensore che lo portava al quarto piano. Dopo aver faticosamente aperto la vetrata della terrazza, venne travolto dal freddo pungente della notte. Superò lentamente il campo di basket, lanciando un occhiata furtiva al pallone che ondeggiava spinto dal vento e si sistemò sul muretto della terrazza.

Rimase così per qualche ora avvolto in una morbida coperta di lana fissando il cielo e la luna che lentamente andava via lasciando il posto al sole.

A Harry piaceva molto questo posto, era l'unica parte d'ospedale dove poteva stare tranquillo senza pensare a nulla; anche se era difficile nelle sue condizioni spegnere per un attimo il cervello. Aveva la leucemia ed era quindi rinchiuso in questa gabbia da più di quattro mesi. I suoi avevano deciso di spedirlo in questo ospedale, uno dei più prestigiosi di Londra, per permettergli di ricevere cure migliori rispetto a quelle che avrebbe potuto ricevere nel piccolo ospedale di Holmes Chapel.

Ad un certo punto la sirena di un'ambulanza e poi un grido penetrante ruppero la calma della mattina.

Di ambulanze ne passavano tante essendo un ospedale ma quella chissà perché era riuscita a destarlo dai suoi pensieri.

Così Harry si sporse quanto poté dal muretto per vedere meglio e scorse sulla barella un ragazzo dai capelli chiari, molto pallido, le maniche del suo pullover blu erano quasi interamente ricoperte di sangue; non riuscì a vedere più niente perché i portantini lo spinsero velocemente all'interno dell'ospedale. Ben presto l'immagine di quel ragazzo svanì dalla mente di Harry e tornò la solita calma.

-Ehilà! Ti ho trovato finalmente!- La voce di Niall lo sorprese. Niall era un infermiere, aveva più o meno la sua età quindi lo considerava un amico e si poteva prendere la libertà di chiamarlo per nome.

Il giovane infermiere gli prese le mani per aiutarlo ad alzarsi dal muretto.

-Che c'è?- Rispose con voce annoiata il ragazzo.

-Devi fare una TAC, amico-. Così dicendo lo spinse all'interno dell'edificio.

Harry iniziò a preoccuparsi infatti i medici gli avevano detto che non avrebbe dovuto fare nessun controllo prima di un mese; ma ormai rassegnato dalla sua solita e patetica vita non gli diede una particolare importanza.

Dopo la TAC Niall lo riportò nella sua stanza.

Appena entrato con suo grande stupore Harry vide che il letto accanto al suo non era più vuoto: c'era un ragazzo pallido, che avrà avuto ad occhio e croce la sua età, disteso sul letto con la testa abbandonata sulla spalla e dei sottili capelli color caramello gli coprivano gli occhi che sembravano chiusi, benché sembrasse assopito emetteva un leggero lamento.

Aveva già indossato l'orrendo pigiama dell'ospedale, che però visto il suo corpo così sottile gli andava enorme; le maniche leggermente alzate facevano intravedere delle fasciature che probabilmente proteggevano tutte le braccia.

Vicino a lui seduta su una sedia c'era una donna sulla cinquantina vestita con un completo grigio topo e un paio di occhiali spessi sul naso, continuava a scrivere su un quadernetto senza mai alzare lo sguardo. Niall notando la sua perplessità disse:

-Abbiamo finito i posti in psichiatria Harry, così abbiamo deciso di metterlo qui. Sarà solo una sistemazione temporanea. Si chiama Louis. Vedrai non ti darà fastidio! Lei invece è la signora Smith, si occuperà di lui per qualche ora al giorno.-

Sentendosi nominata la signora alzò lo sguardo, accennò un sorrisetto senza espressione, si sistemò gli occhiali e si rimise a scrivere.

Quando Niall uscì dalla stanza, Harry si sdraiò sul suo letto.

Involontariamente lo sguardo finì sull'appendiabiti vicino alla porta e allora notò il pullover blu che aveva visto prima dalla terrazza; e riconobbe quel ragazzo.

Dopo un po' Harry preso dai suoi pensieri e dalla stanchezza si addormentò. Venne bruscamente svegliato da un'infermiera che doveva somministrare del sedativo al suo compagno (di cui aveva scordato il nome).

Poco prima di ritornare nel suo sonno profondo il ragazzo aprì gli occhi e con uno sguardo perso e terrorizzato si guardò intorno incrociando gli occhi di Harry.

Aveva degli occhi blu intenso, Harry era convinto di non averne mai visti di questa tonalità.

Erano così belli ma allo stesso tempo tristi e addolorati che avrebbero potuto commuovere chiunque.

Harry voleva a tutti i costi parlare con il proprietario di quegli occhi.

Voleva ascoltare quello che affliggeva quegli occhi.

Voleva provare a consolare quegli occhi.

ANGOLETTO

Ciao a tutti!

Era tanto che avevo in mente di pubblicare qualcosa; spero vi piaccia, fatemi sapere!

A persto, Somriure :)

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