Capitolo 22

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Mark

-Harry, mi fai il solletico.- borbottò Louis ancora nel sonno con gli occhi chiusi stendendo le labbra in un sorriso.

Di colpo scostai la mano, non volevo che si svegliasse, non doveva vedermi ora, non i questo modo.

-Non mi davi fastidio, potevi restare.- continuò sempre ad occhi chiusi tendendo la mano verso di me.

Io continuai a non rispondere, così mio figlio iniziò ad aprire gli occhi.

-Ha... Harry?- mormorò. Nella stanza giaceva il buio più totale, non si distingueva nulla. Vidi che Louis stava iniziando ad agitarsi, non mi aveva riconosciuto di sicuro, ma l'episodio con quel ragazzo doveva averlo reso più diffidente riguardo al mondo che lo circondava.

Il suo respiro iniziò a farsi sempre più irregolare, vidi che cercava disperatamente il pulsante d'emergenza, ma era posizionato dalla parte del letto dove c'era la sua mano rotta quindi non poteva raggiungerlo.

-Louis, stai tranquillo.- mi feci coraggio e dissi. Non potevo fargli avere una crisi il giorno dopo il suo risveglio dal coma, sperai solo che la crisi non gli sarebbe venuta a causa mia.

-Che... che ci fai tu qui? Va..vattene!- mi disse terrorizzato.

Io mi alzai e mi diressi verso la finestra, poi con un gesto secco alzai la serranda. La luce del sole irradiò la stanza rendendo noto tutto quello che c'era intorno a noi. Non volevo che il nostro incontro avvenisse al buio, pensavo che se Louis fosse riuscito a vedere si sarebbe sentito meno impaurito e più propenso a parlare con me.

Quando la luce colpì il mio Louis lo guardai finalmente dopo tanto tempo, certo, l'avevo visto molte volte quando era ancora in coma, ma osservarlo sveglio e senza tubi nella gola era tutta un'altra cosa.

Era cambiato tanto il mio bambino. Il ragazzo tonico e sicuro di sé che conoscevo si era trasformato in un piccolo ragazzo pieno di incertezze con due occhi pieni di tristezza.

Ma la cosa che mi faceva spezzare il cuore era che la colpa di questo cambiamento radicale era solo mia. Ero stato io a spezzarlo in questo modo e anche se un giorno sarebbe riuscito a perdonarmi io non avrei mai perdonato me stesso.

Lui era il mio BooBear. Il bambino che al parco, piuttosto che giocare con i suoi amichetti, preferiva stare seduto accanto a me facendo sciogliere sulla mano il suo gelato alla ciliegia e alla nocciola per raccontarmi con quella sua vocetta veloce e petulante tutti gli episodi, anche più insignificanti, che aveva vissuto quel giorno a scuola.

Mi voltai verso di lui e provai a sorridergli. Lui deviò lo sguardo. Così sospirando tornai a sedermi sulla sedia.

-Louis, non volevo che il nostro incontro avvenisse in questo modo, volevo che ti riprendessi un po' di più prima di parlarti.-

-Io non volevo proprio che il nostro incontro avvenisse, pensa un po'!- esclamò. Io abbassai il capo amareggiato. Sapevo che non sarebbe stato facile riconquistare la sua fiducia, ma non sapevo che sarebbe stato così triste per me.

Harry

Ero in ascolto dietro la porta di Louis. Lo sapevo, spiare la gente non era propriamente da persone educate e mia madre non sarebbe stata poi così contenta di me, ma volevo a tutti i costi che Mark riacquistasse il rapporto con Louis. Ovviamente ci sarei andato con i piedi di piombo, non doveva azzardarsi di far soffrire il mio amore, neanche lontanamente. Ma le persone che erano rimaste a Louis erano ben poche, si potevano contare sulle dita di una mano, e l'amore che un padre, che Mark, avrebbe potuto donargli lo avrebbe reso più forte e gli avrebbe fatto solo che bene. Sì, ero fermamente convinto di questa cosa.

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