Capitolo 6

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Harry

Da più di un'ora ero steso su uno scomodissimo lettino della sala di chemioterapia con un tubo infilato nella vena che faceva entrare nel mio corpo quel liquido maledetto che, sebbene dovesse salvarmi la vita, mi portava ad avere periodi di grande sofferenza e dolore. La notte avevo dormito pochissimo, la seduta del giorno precedente era stata devastante, più del solito. Ormai, dopo tutto il tempo che ero stato rinchiuso in ospedale mi avevano sottoposto a parecchi cicli di chemio, ma questo era molto più aggressivo. I medici non riuscivano a trovare un midollo compatibile al mio così continuavano a sottopormi a questi estenuanti cicli, per cercare di rallentare il propagarsi del cancro nel mio sangue. Dopo aver scoperto che mia madre e mia sorella non erano del tutto compatibili con me, ero entrato nella lista d'attesa per il trapianto di midollo: in poche parole dovevo aspettare che qualcuno nel mondo donasse un po' del suo midollo; che questo fosse quasi del tutto compatibile con il mio e che, ovviamente, non fosse già destinato a qualcun altro posizionato più in alto di me nella lista.

Quando ero in quella sala, con una decina di altre persone che si sottoponevano allo stesso trattamento, non avevo molto da fare; non volevo che mia madre o qualcun altro mi vedesse in quello stato pietoso, quindi me ne restavo tutto il tempo solo. A volte ascoltavo la musica, altre leggevo un po', ma spesso la terapia mi debilitava così tanto che non riuscivo a fare nulla, neanche dormire, quindi cercavo di rimanere tranquillo e pensavo un pochino, nell'attesa che Morfeo venisse a prendermi.

Quella mattina fu così. Non avevo alcuna forza, così rimasi accucciato nella pozza di sudore che ogni giorno si formava a causa del farmaco, ripensando ai giorni precedenti.

Ormai era quasi una settimana che Louis aveva cambiato stanza. Mi mancava moltissimo quel ragazzo dagli occhioni grandi. Non ero riuscito ad avere sue notizie, il trattamento mi stava riducendo uno straccio quindi, quando tornavo dalla chemio non avevo forza di andarlo a trovare. Lui non poteva; vista la sua situazione, che a detta dei medici era molto grave, avevano stabilito delle regole molto ferree, tra queste c'era quella di non lasciare il piano per nessun motivo. Ripensai al giorno del suo trasferimento, al suo sguardo, terrorizzato molto più del solito per il cambiamento, ripensai alla sua camera accogliente e colorata, ma senza un bagno e con le finestre con delle inferriate di protezione. Tutti questi ricordi mi fecero tornare ancora di più la nostalgia di lui. Decisi quindi che in ogni caso più tardi sarei andato a trovarlo a costo di dover essere accompagnato sul tappeto volante di Aladino.

Non fu nessun tappeto volante a trasportarmi, mi dovetti accontentare di una semplice sedia a rotelle trascinata da Niall. Come la prima volta, salimmo al quarto piano della palazzina adiacente alla mia ed entrammo in un corridoio accogliente e coloratissimo, pieno di murales e disegni di ogni genere. Poi, tra tutte le porte colorate con diversi colori, ci dirigemmo verso una porta viola infondo al corridoio, la porta di Louis.

Quando fui lì davanti bussai, un sussurro debole mi invitò ad entrare così lo feci.

Louis era nel suo letto con un libro sul grembo, appena mi vide un sorriso immenso esplose sul suo volto.

-Harry!- esclamò. -Credevo di non rivederti mai più!- disse giocosamente.

-Lo so piccolo, mi dispiace, ma la chemio mi riduce uno straccio e non ho sempre la forza per venire.- risposi mortificato.

-Lo so, l'avevo immaginato.- disse lui tristemente.- Vieni a stenderti vicino a me, non stare lì in piedi sennò ti affatichi inutilmente!- mi consigliò premurosamente.

-Ok grazie piccolo!-

-Ehi non sono poi così piccolo, sono anche più grande di te!- disse lui con un cipiglio divertentissimo sul volto. Io risi.

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