Capitolo 2

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Louis

-Louis, ehi Louis, svegliati! E' solo un brutto sogno! Non è reale!-

Improvvisamente spalancai gli occhi. Mi trovai accanto quel dio greco che condivideva la stanza con me; mi accarezzava dolcemente la schiena con una mano, mentre con l'altra mi stava porgendo un bicchiere d'acqua.

-Tieni bevi, ti farà sentire meglio!-

Presi distrattamente li bicchiere ma quando mi accorsi che la sua mano stava ancora accarezzando il mio corpo, di colpo mi scansai facendo rovesciare tutto il contenuto sul mio letto.

Ero mortificato per quel gesto, ma nessuno doveva toccare il mio corpo.

Nessuno doveva capire quanto in verità fossi grasso, in modo particolare quel ragazzo che era la perfezione fatta persona.

Lui fortunatamente parve non farci troppo caso.

-Ehi Louis, tieni, prendi la mia felpa, la tua maglietta del pigiama è tutta bagnata-

Solo allora mi accorsi di essere madido di sudore; ma pur volendo non potevo accettare la felpa del ragazzo; gliela avrei sformata tutta in questo modo. Così con un cenno di capo rifiutai.

-Beh dovrai cambiarti, e dovrai anche cambiare letto! Se rimani qui ti prenderà un malanno!

-Non ho più voglia di dormire- dissi con la voce più bassa che avevo. Odiavo la mia voce. Era troppo femminile. Quindi quando potevo preferivo non parlare o, se era del tutto necessario, cercavo di farlo sussurrando.

-Sono le 3:25, vedrai tra un po' ti tornerà sonno!- disse lui sorridendomi.

-Non posso, ho paura!- mi ritrovai a dire.

In un'altra circostanza non avrei di certo continuato a parlare, oltretutto dei miei patetici sentimenti, ma quando avevo paura il mio cervello mi faceva straparlare, e di questo spesso ne pagavo le conseguenze.

-Ti ho svegliato, mi dispiace!-

-Non ti preoccupare, non riuscivo ad addormentarmi. Ma se le infermiere ci beccano ancora in piedi ci imbottiranno di sonniferi- disse sogghignando -e, non so a te, ma a me questa cosa non va affatto bene.- disse ridendo.

-Siccome non puoi restare a dormire qui, che ne dici di venire da me? Sono un bravo compagno di letto: non russo, non do i calci e non rubo le coperte!- disse con la mano sul cuore. Era molto buffo. Mi venne quasi da sorridere.

-Non posso dormire con te. Non entriamo in due in quel letto!-

-Io credo di sì, ma se così non fosse ci stringeremo. Vieni!-

Detto questo mi prese per mano e mi trascinò sul suo letto. Prima però mi infilò la sua felpa.

Io non riuscivo a muovermi; ero disorientato. Era tanto tempo che nessuno mi trattava così! Precisamente da quattro anni, tre mesi e ventitré giorni.

Quando fummo entrambi sotto le coperte, io lasciandogli più spazio possibile per cercare di non toccarlo, ricominciò a parlare. Non si azzittava mai quel ragazzo? Neanche alle 4 di notte!

-Ti capita spesso di avere questi incubi?-

Questa domanda mi spiazzò. Non potevo dirgli la verità, mi avrebbe preso per pazzo. Così scossi la testa negando.

In verità non c'era una notte in cui non mi svegliavo di soprassalto a causa dei miei brutti sogni; che poi alla fine sognavo sempre la stessa cosa in ambienti diversi.

Dopo alcuni minuti finalmente contro ogni aspettativa mi addormentai.

La mattina seguente svegliandomi come al solito molto presto, rimasi disorientato quando mi accorsi di non trovarmi nella minuscola soffitta che mio zio aveva adattato per me; voltando lo sguardo notai il ragazzo ancora profondamente addormentato accanto; solo allora mi tornarono in mente tutti gli avvenimenti della giornata precedente.

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