Capitolo 13

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Louis

-Sono una persona molto aperta, Harry; basta però che non facciate cose strane davanti a mia figlia, intesi?- mi svegliò una voce del tutto estranea.

-Certo Lou, tranquilla!- rispose questa volta Harry ridacchiando, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.

Io decisi di non aprire gli occhi; se li avessi aperti sarebbe ricominciata la giornata e con lei tutti i problemi e le difficoltà. Mi sarebbe piaciuto per un po' cadere in un sonno profondo e staccare la spina dalla vita; solo per un po', non volevo morire, non più. Dovevo portare a termine la mia piccola missione: salvare Harry, che con alti e bassi stava salvando me.

Ieri notte la paura del temporale mi aveva costretto a spingermi fino alla porta di Harry per chiedere aiuto. Lui era l'unico che riusciva a calmarmi. Se non fossi corso da lui probabilmente sarei impazzito.

Un tempo adoravo i temporali. Mi piaceva stare a casa mia avvolto da una calda coperta mentre sorseggiavo un buon tè e leggevo un vecchio libro.

Da quando però mia madre perse la vita, iniziai ad odiare la pioggia.

Quella sera infatti stavamo andando a ritirare un nuovo pianoforte che lei aveva insistito a regalarmi per il mio buon rendimento a scuola.

Pioveva molto forte, le avevo detto che saremmo potuti andare il giorno dopo, ma lei con quella luce emozionata negli occhi aveva insistito per comprarmelo proprio quel giorno, perché adorava sentirmi suonare. Era una passione che condividevamo insieme quella della musica: lei cantava con la sua voce cristallina e io l'accompagnavo con il piano e talvolta facendo il doppio canto.

Così ci incamminammo in auto urlando a squarciagola le canzoni commerciali che mettevano alla radio. Pur essendo solo le 5 del pomeriggio le strade erano tutte scure a causa dei pesanti nuvoloni che coprivano il cielo.

Ad un certo punto una forte luce gialla ci abbagliò.

Poi non ricordo nient'altro.

Mi svegliai alcune ore dopo in un letto d'ospedale con un braccio ingessato. Solo Zayn era al mio capezzale. Fu lui a comunicarmi la terribile notizia.

Mio padre da quel giorno non mi rivolse più la parola e obbligava le mie sorelle a fare lo stesso, mi riteneva l'unico colpevole dell'incidente di mia madre.

Non mi parlò neanche quando decise di farmi trasferire da mio zio di secondo grado, suo cugino. Mandò Lottie a fare il lavoro sporco. Quando lasciai quell'abitazione, che ormai non riuscivo più a chiamare casa, non si disturbò neanche ad uscire dal suo studio, dove ormai passava intere ore.

Da quel giorno appena sentivo il tuono di un temporale iniziavo ad agitarmi, non riuscivo a rimanere lucido. Harry, pur non conoscendo la storia, mi coccolava e mi faceva rilassare ogni volta, proprio come era accaduto la sera prima.

-Comunque sono molto felice che abbiate risolto.- continuò la voce sconosciuta.

-Anche io.- rispose Harry lasciandomi un delicato bacio tra i capelli.

In quel momento decisi che era arrivata l'ora di svegliarmi, così lentamente iniziai a stiracchiarmi come un gatto. Ero molto esperto a simulare risvegli; quando andavo ancora a scuola frequentavo un corso di recitazione ed ero piuttosto bravo, mi avevano anche dato la parte da protagonista in Grease, il mio musical preferito.

Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti una cascata di riccioli, due fanali verdi e un enorme sorriso accompagnato da due incredibili fossette.

-Buongiorno piccolo.- mi disse Harry.

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