Capitolo 10

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Louis

Un tiepido sole primaverile era appena spuntato dal freddo cielo londinese. Io, come al solito, ero già sveglio.
Posai leggermente le mie labbra su quelle di Harry, che aveva condiviso con me il suo letto quella notte, e gli accarezzai i suoi morbidi riccioli che erano tutti appiccicati alla fronte per il sudore.

Harry da alcuni giorni era peggiorato. Aveva iniziato a presentare tutti i sintomi di una fase avanzata della sua malattia: era sempre più stanco, aveva spesso dei dolori addominali lancinanti che lo facevano urlare dal dolore a causa della sua milza ingrossata, perdeva peso a vista d'occhio e la notte era sempre in un bagno di sudore, per questo i medici mi permettevano a volte di stargli accanto durante la notte, per cercare di alleviare un po' le sue sofferenze.

Liam era molto preoccupato. Girava per l'ospedale come un ossesso cercando di invogliare la gente a donare il proprio midollo, ma finora c'erano stati degli scarsi risultati.

Anne, sua mamma, si era trasferita qui a Londra per stare più vicina a lui che ormai passava la maggior parte delle sue giornate a letto a dormire.

Io cercavo di non pensarci. Non volevo soffrire, ne tanto meno far soffrire lui con la mia espressione triste, quindi cercavo di rimanere normale, come sempre, per cercare di strappargli un sorriso, come lui continuava a fare per me.

Dopo essermi sciacquato il viso, mi diressi molto lentamente verso lo studio del dottor Cooper. A quell'ora del mattino non era ancora in servizio quindi sgattaiolavo nel suo ufficio per usare la bilancia. Dovevo pesarmi, avevo bisogno di sapere quel numero.

Le mie gambe diventavano ogni giorno più deboli, questo un po' mi preoccupava però l'idea che un giorno anche io avrei potuto avere un corpo normale, scacciava ogni timore facendomi perseguitare il mio obiettivo.

Lo dovevo soprattutto ad Harry, lui mi stava dando tanto e io non volevo che un giorno, se fosse uscito di qui, potesse vergognarsi del suo enorme ragazzo.

Arrivato davanti alla porta la aprii con fatica. Quando fui dentro non accesi la luce, non volevo destare alcun sospetto. Così mi tolsi la camicia del pigiama e i pantaloni, salii su quell'affare maledetto e con il cellulare illuminai il risultato ottenuto.

39 chili.

Da quando ero qui avevo perso 13 chili. Non potevo esserne più che fiero. Sarebbero stati fieri di me anche Victor e Ashley. Persino Stan sarebbe stato fiero di me. Certo, questo non era niente rispetto a quello che avrei dovuto fare, ma era pur sempre un traguardo. Le pillole dei miei cugini erano veramente miracolose, credo che sia stato il regalo più bello di tutta la mia vita.

Nel profondo del mio cuore però ero molto interdetto. Non ero stupido, sapevo che pesare 39kg per un ragazzo della mia età fosse assolutamente anormale, però io, nonostante avessi dovuto fare nuovi fori alla mia cintura dei pantaloni, continuavo a vedermi terribilmente grasso.
Odiavo vedere su di me quelle guance paffute che mi facevano sembrare ancora un bambino di 12 anni; odiavo la mia pancia e le mie cosce, enormi e flaccide. Non era facile trovare qualcosa di bello in di me.

Non riuscivo a capire come Harry potesse trovarmi perfetto. Io ero tutto tranne che perfetto.

La luce degli occhi che aveva quando mi guardava però, mi faceva sentire speciale, come se fossi una cosa rara da custodire, lui mi faceva sentire importante in ogni momento e pian piano stava iniziando a sgretolare le barriere che mi ero costruito per non soffrire. La cosa una volta mi avrebbe fatto paura, ma ora non più, ero sicuro di potermi fidare di Harry, me l'aveva promesso, sarebbe rimasto con me in ogni caso, anche quando avrebbe scoperto cose di me che non avrebbe gradito.

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