Capitolo 12

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Harry

Il sole era ormai alto nel cielo. Io ero stravaccato su una sedia a rotelle in terrazza con addosso degli improbabili occhiali rosa appartenenti a mia sorella. Ero solo con me stesso. Tutti in ospedale mi scansavano come se avessi avuto la peste.

Erano più di tre settimane che Louis mi evitava. Non potevo biasimarlo, l'avevo trattato malissimo. Mi odiavo per questo. Avevo provato a parlargli, a mandargli dei messaggi dolci, ma niente era servito a riportarlo da me. Appena mi vedeva cambiava strada oppure si metteva le cuffie per non ascoltarmi.

Man mano che il tempo passava mi odiavo sempre più per il mio comportamento sconsiderato sia nei suoi confronti, che nei confronti di mia madre; lei mi aveva perdonato però, ero pur sempre suo figlio.

Il caldo sole di maggio scottava sulla mia pelle. I medici mi avevano consigliato di non stare troppo a contatto con il sole perché i suoi raggi avrebbero potuto peggiorare la mia situazione, ma a me non importava più niente.

Stavo morendo. Me lo dicevano ogni giorno gli occhi addolorati di mia madre e di Gemma, la faccia abbattuta di Liam, le battute forzate di Niall.

Ero spacciato ormai.

Non avevo paura della morte. Essendo rimasto così tanto tempo in ospedale ci avevo fatto la bocca. Sarebbe successo a tutti prima o poi quindi dovevo solo prepararmi.

La cosa che mi faceva male era morire senza Louis al mio fianco. Dentro di me sapevo che in questo modo l'avrei fatto soffrire, ancora, ma mi sentivo più sicuro con lui al mio fianco.

-Harry! Che ci fai così al sole! Ti abbiamo detto un milione di volte che ti fa male!- la voce di Niall proruppe nella tranquillità mattutina.

-A che serve ormai?- chiesi io sconsolato, sedendomi dritto sulla sedia.

-Harry, lo sai, arrendersi è il primo passo verso la tomba.- disse lui severamente. Io alzai le spalle.

-Tanto ormai non ne vale più la pena!-

-Ma che cavolo dici? Che fine ha fatto l'Harry che conosco io?-

-Non lo so. Avrà già fatto il primo passo verso la tomba.- Niall scosse la testa prendendo i manici della sedia per riportarmi in camera.

Quando arrivammo notai che sul letto accanto al mio c'era una grande valigia rosa e una donna abbastanza giovane seduta con le gambe a penzoloni è la testa appoggiata alle mani. Improvvisamente la mia memoria tornò a nove mesi prima, quando su quel letto era disteso il mio Louis. Il cuore mi si strinse al pensiero ma cercai di cambiare rapidamente immagine.

-Salve signora Teasdale. Questo è Harry, condividerà la stanza con sua figlia.-

La donna alzò la testa dalle mani e mi sorrise. I suoi occhi chiari avevano delle venature rosse, segno che aveva pianto.

-Ciao Harry, puoi chiamarmi Lou se vuoi!- io sorrisi sentendo quel soprannome e mi sdraiai sul mio letto.

-Come mai sei qui?- chiesi alla donna. Non volevo essere indiscreto, ma visto che avremmo passato del tempo insieme volevo conoscere la situazione un po' meglio.

-La mia piccola bambina, Lux, è stata investita da una macchina. Io mi ero distratta un attimo, stavo rispondendo ad un messaggio e all'improvviso...- si bloccò la donna con voce spezzata, continuando a piangere.

-Beh non preoccuparti, andrà bene. I medici se ne prenderanno cura.- dissi sorridendo per incoraggiarla.

-Grazie. Tu invece perché sei qui?-

-Cancro.- diedi una risposta secca. Il cancro non aveva bisogno di molte parole, ogni volta era come un secchio di acqua gelida per tutti. Infatti la donna mi sorrise tristemente abbassando il capo.

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