Capitolo 20

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Harry


Giorno 1

Erano le 10 passate quando mi svegliai. Ero sul quel solito lettino dell'ospedale.

Mi misi seduto per aspettare la visita mattutina del dottor Payne, avevo un forte giramento di testa e la mia faccia pulsava dal dolore. Non ricordavo che cosa mi avesse ridotto così e la cosa mi faceva un po' paura.

Mi guardai intorno e notai che quella stanza era proprio anonima, non era la mia stanza e non era neanche quella di Louis, non aveva quelle nauseanti pareti viola.

Dopo qualche secondo di perplessità, purtroppo tutto tornò alla mia mente chiaro e luminoso.

Mi alzai di scatto dal lettino e uscì dalla stanza. Non ero molto lontano dalla sala d'attesa così la raggiunsi in poco tempo.

Lì c'erano il padre di Louis e Lottie.

-Oh ecco qui l'incredibile Hulk!- mi salutò Lottie con un sorriso triste. Io contraccambiai con un cenno del capo.

-Ciao Harry. È orario di visite, ora dentro c'è Zayn, se vuoi dopo puoi andare tu, io e Lottie siamo già stati a trovarlo.- disse Mark. Io annuì semplicemente.

-Come... come l'avete trovato?- chiesi con un po' di paura.

I due non risposero, si limitarono a fissare il pavimento.

Una risposta più chiara me la diede Zayn uscendo dalla stanzetta.

Zayn, il mio fratellone d'ospedale super forte, che non si lasciava abbattere da nulla, che dava del tu alla morte senza curarsene, che non piangeva mai, uscì fuori singhiozzando.

Io mi alzai dalla sedia con le gambe tremanti e mi avvicinai a lui stringendolo in un abbraccio.

Lui si lasciò abbracciare non muovendo un muscolo. Quando ci staccammo mi diressi verso la porta.

Prima di entrare esitai. Non ero ancora pronto a vedere il mio amore in quelle condizione, probabilmente non lo sarei mai stato, quindi mi feci forza. Chiusi gli occhi e abbassai la maniglia.

Chiusi la porta dietro di me, mi ci appoggiai e solo allora aprii gli occhi.

La scena che vidi mi fece spezzare il cuore.

Il mio Louis. Il mio dolce, piccolo Louis. Il mio orsacchiotto indifeso e fragile era disteso in quel lettino, che sembrava immenso in confronto al suo esile corpicino.

Era collegato a moltissime macchine e tubicini che producevano fastidiosi rumori e un tubo di grandi dimensioni entrava direttamente nella sua bocca per farlo respirare.

La sua testa era completamente fasciata con una benda bianca e la sua mano destra era bendata e appesa ad una sorta di palo.

Era così brutto vederlo in quel modo. Se poi pensavo che tra qualche giorno l'avrebbero dimesso mi saliva una tale rabbia che riuscivo a controllare con difficoltà.

-Oh Lou!- sospirai avvicinandomi a lui. Presi delicatamente la sua mano buona e iniziai ad accarezzarla e a lasciare dei leggeri bacetti.

Sembrava così tranquillo e felice in quel sonno. Non volevo però che si adattasse a quella sorta di posto perfetto, lui doveva tornare da me, era destinato a questa vita, non poteva semplicemente uscire di scena.

Era tanto che non lo vedevo di persona, circa una settimana. Mi mancava e volevo rivederlo, ma non di certo così.

Rivolevo il mio Lou spensierato, il Lou che amava cantare e toccare i miei capelli.

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