Capitolo 35

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" Sì, mi avete capito benissimo, mandate una pattuglia a casa dei suoi genitori." Tuonava Raider nel telefono mentre uscivano all'esterno dell'edificio con passo svelto. "Sì, sbrigatevi e poi fate circolare la faccia di questo stronzo. Dobbiamo assolutamente trovarlo." Ordinò perentorio.

Dopo aver trovato la tanica e tutto il resto dell'occorrente avevano ciò che gli serviva e visti il caos nella stanza e la sua scomparsa precipitosa tutto faceva presagire il peggio.

"A casa non tornerà..." Chiarì subito Shoan, piuttosto certo. "Non è uno sprovveduto e sicuramente saprà che manderemo qualcuno lì per tenere d'occhio la situazione." Aggiunse con un tono sicuro. "Avrei dovuto mettere qualcuno a guardia, ma non mi aspettavo che sarebbe fuggito in questo modo." Ammise con franchezza, conscio del suo errore di valutazione.

"Può succedere di sbagliare, ma adesso..." Disse sospirando Raider. "Non sappiamo da quanto se ne è andato da qui..." mise via il telefono, accedendo l'auto. "Possiamo anche far mettere degli agenti a delle uscite della metropolitana o quant'altro, tentare non nuoce." Aggiunse il detective, preparandosi a chiamare di nuovo in centrale quando il telefono cominciò a suonare.

"Ebigail, che succede? Abbiamo già un problema serio." provò a dire Raider stizzito e frustrato.

"Credo che adesso ne avrete anche un altro." Sentenziò cupa la donna preparandosi a dare la notizia sulla cattura di Bill.


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Era riuscito a fuggire anche se a stento. Avrebbe potuto usare il veicolo della polizia ma, sicuramente, avrebbe attirato maggiore attenzione, cosa che in quel momento non poteva permettersi, specie con quell'ostaggio che non stava collaborando e che aveva dovuto stendere. Era scivolato nei vicoli del quartiere che si diramavano in varie parti e, poi, complice qualche fottuta divinità era riuscito a prendersi una dannata auto dopo aver accoppato il proprietario. Stava per dirigersi fuori città, ma per qualche strano impulso la sua testa – complice magari anche il panico – lo aveva riportato lì nella zona industriale, davanti a dove l'ultima volta si era fermato. Era lì fuori confuso, con la testa affollata di idee una più pazza dell'altra e, alla fine, entrò dentro lo stabile abbandonato.

"Che cosa vuoi fare adesso?" Chiese Lucy con l'affanno, appoggiata a un muro scrostato, mentre Bill rovistava a terra come in cerca di qualcosa. La botta in testa non era stata spiacevole, e in quel momento se la sentiva pesante, oltre che spossata.

"Che domande. Salvarti ovviamente..." Chiarì subito lui tirando fuori il coltello che, prima di lasciare la macelleria, si era portato dietro.

"E dopo che l'avrai fatto cosa farai? Sai perfettamente che non puoi fuggire, non hai dove andare, non..."

"'Sta zitta!" Gridò lui furioso, colpendola con una sberla. "So benissimo di non avere vie di fuga e che sono nella merda..." Continuò a dire mentre afferrava da terra alcuni legacci vecchi di chissà quanto e rimasti lì dentro. "Ma se devo restarci secco oppure in una cella puzzolente..." Gli afferrò con forza le mani stringendo e facendo dei nodi. "Lo farò a modo mio esattamente come ha fatto lei." Sentenziò lugubre preparandosi.


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C'era silenzio in auto, interrotto solo dal tamburellare di Raider sul volante e che, ogni tanto, accelerava oppure eseguiva sorpassi. Erano diretti verso la macelleria, ma in quel momento un solo pensiero albergava nella sua mente. Impotenza nel non riuscire a capire dove potesse aver portato quella disgraziata della sua ex moglie e, soprattutto, di aver accettato che fosse lei a occuparsi di quel caso anziché andare con Shoan.

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