Capitolo 19

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Jennifer infilò la parrucca dentro alla borsetta, ripiegandola con cura e mettendola sopra alla pistola, che ormai portava sempre dietro. Anche se l'avessero fermata aveva una licenza per quell'arma e tutti i fogli erano in regola, perciò poteva giustificarsi: la possedeva per autodifesa, nel caso ci fosse stato un controllo da parte di qualche agente fin troppo scrupoloso. Guardò l'orologio sul cellulare, notando che erano ormai le otto di sera passate. - Direi che il palcoscenico mi aspetta. – pensò, euforica di poter calcare di nuovo le scene. Mentre stava per mettere via il telefono ripensò al numero che Bill le aveva dato.

"Forse un messaggio dovrei mandarglielo, almeno per fargli avere il mio numero." Mormorò a voce alta, iniziando a digitare sulla chat un "ciao" con una faccina sorridente accanto, e scrivendoci vicino il proprio nome. Non aveva molti numeri in rubrica, sia per questione pratica, ma anche perché al di là delle sue colleghe e poche altre persone non amava fraternizzare, stava bene con se stessa e stava bene quando faceva i suoi giochetti, non aveva bisogno d'altro. Fissò per un altro istante la chat, il pollice esitante prima di schiacciare invio.

"In fondo che male può fare." Disse fra sé e sé, per poi inviare il messaggio e impostare la vibrazione del telefono. Dovendo andare a caccia non voleva certo che qualcosa la distraesse o facesse allontanare la preda che avrebbe trovato. - Più tardi vedrò se ha risposto, adesso concentriamoci sul gioco. - Pensò ancora, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano ed entrava in modalità caccia.


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Raider uscì fuori dalla centrale tirando un sospiro di sollievo. Non ce la faceva più a stare in quattro mura, soprattutto perché, viste le ultime scoperte, adesso si sentiva davvero a disagio. Si tastò le tasche della giacca marrone scuro che indossava e poi quelle dei pantaloni, finché non trovò quello che stava cercando: un pacchetto di sigarette, qualche mese prima si era ripromesso di buttarlo per chiudere con quel dannato vizio che lo stava uccidendo sia economicamente che di salute.

- Oggi ne ho proprio bisogno. – Pensò, dicendolo alla sua coscienza, che già lo avvertiva come se volesse bloccarlo. Si era appena acceso la sigaretta e l'aveva portata alla bocca quando la porta si era aperta, mostrando una cascata di capelli biondi che cadevano lungo le spalle.

"Hai ripreso a fumare?" Chiese Lucy affiancandosi a lui.

"Può darsi." Mormorò lui, facendo il vago con un tono neutro nella voce.

"Me ne daresti una? Per favore." Chiese lei, quasi contrariata nel domandare a lui anche una cosa semplice come una stramaledetta sigaretta.

"Non pensavo che avessi iniziato a fumare." Borbottò stupito Raider, porgendole il pacchetto da cui lei si servì.

"Ho iniziato da quando sono andata a Quantico..." Disse, mentre Raider le passava anche l'accendino.

"Quel posto stressa terribilmente." Aggiunse, mentre una fiammella illuminò la sua bocca e lui annuiva di rimando, mettendo di nuovo via il pacchetto. Ci fu silenzio lì fuori, appena scandito dal rumore del traffico che passava lì davanti e da qualche vociare di poliziotti che scortavano alcuni delinquenti da portare in centrale, a cui Raider faceva un cenno di tanto intanto senza dimostrare troppo trasporto.

"Ti stai trovando bene a lavorare laggiù?" Chiese all'improvviso Raider, eliminando quel silenzio imbarazzante di cui non ne poteva più.

"Diciamo che va a giorni, alcuni bene e altri male. I colleghi sono simpatici, ma alcuni sono davvero impiccioni." Rispose lei, stranita da quella domanda da parte sua. Non si era mai interessato a quello che faceva nemmeno quando erano sposati, che gli era preso?

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