Capitolo 22

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Raider fissava la facciata annerita in più punti della palazzina  dalla quale le fiamme ne avevano lambito vari pezzi. Quando l'incendio era scoppiato  - doveva essere verso mezzanotte - la maggior parte degli appartamenti erano occupati; e alcuni, i più fortunati, erano svegli e, allertati dal fumo, erano riusciti ad avvisare i vigili del fuoco e  scappare, ma altri purtroppo non ce l'avevano fatta, portando il numero  delle vittime a più di dieci. «L'opinione pubblica ci massacrerà stavolta» borbottò tra sé e sé mentre guardava Shoan annotare quello che il pompiere gli stava dicendo (gli diceva) in merito alla scena del crimine. Data la quantità di danni, al momento non era sicuro entrare dentro l'edificio, perciò potevano permettersi solo di ottenerne i dati e il cadavere semi carbonizzato della vittima che stavano già portando via e, nel caso, entrare solo dopo la messa in sicurezza dello stabile danneggiato.

«Stavolta, a quanto pare, il nostro piromane non ha risparmiato sulla quantità di benzina» gli annunciò Shoan avvicinandosi  a lui e facendogli notare la pagina fitta di scarabocchi che aveva ottenuto. «Visti i danni, c'era da immaginarselo. La sola domanda è perché? Visto che, negli altri casi, puntava solo a una stanza» gli rispose di rimando il detective ripensando a come, nei precedenti omicidi, l'uomo avesse usato una quantità sufficiente per bruciare il corpo,ma senza devastare troppo l'abitazione. «Negli altri casi la quantità di carburante era calibrata per una casa, ma qui, a quanto pare, s'è lasciato andare e ha perso il controllo...» prese a spiegare convinto Shoan a Raider, il quale ascoltava in silenzio  senza interromperlo e porre ulteriori domande.
«Va anche presupposto che non si è fatto scrupoli a uccidere altre persone oltre alla  vittima designata, e questo ciò che mi preoccupa» ammise ancora il profiler con un tono piuttosto ansioso. «Pensi che possa prenderci gusto e fare di peggio?» domandò Raider con un timore crescente a sentire quel discorso.

«Può darsi...» mormorò il giovane, pensieroso, estraniandosi qualche istante per riflettere. Presumeva che il seriale si fosse messo come al solito ad osservare la sua vittima bruciare, come segno estremo di godimento, ma se avesse fatto ugualmente mentre bruciava la palazzina con le altre persone all'interno? Ciò  denotava che la sua psiche deviata stava peggiorando.

«A che pensi?" Gli chiese Raider incuriosito riscuotendolo dalle sue teorie. «A niente d'importante, almeno per il momento» replicò l'altro, accantonando quell'idea a cui stava pensando.

«Vediamo di chiedere ai nostri agenti di interrogare gli abitanti della zona, o anche i barboni che potrebbero aver bazzicato nel vicinato. Forse qualcuno ha visto o sentito qualcosa di sospetto  verso quell'ora» propose Shoan, ricevendo un cenno d'assenso da parte del moro.

«Sì, inoltre vediamo anche cosa siamo riusciti a cavare in merito ai casi delle precedenti vittime, oltre che di quest'ultima» gli rammentò Raider con una vena di nervosismo.

Dopo la sfuriata di Steve del giorno prima, aveva messo alcuni agenti a visionare il materiale da cui, almeno per il momento, avevano ottenuto fin troppo poco.

«I documenti della vittima sono finiti bruciati visto che la sua scrivania si trovava nel soggiorno. Dovremmo chiedere al suo studio...» borbottò Shoan seguendolo verso la loro auto.

«Speriamo che a quelle due la ricerca vada meglio» brontolò Raider ripensando al secondo omicidio commesso in quel giorno.



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La segheria sembrava tornata in attività visto quanta calca c'era tra giornalisti, curiosi e agenti che, in qualche modo, cercavano di tenere lontani i media da quell'ennesimo, atroce omicidio, commesso da uno dei tre seriali in meno di ventiquattro ore.

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