Capitolo 2

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I fari della Opel Corsa sfrecciavano e illuminavano velocemente la strada sterrata. Per le condizioni in cui versava, aveva visto giorni migliori con l'alto degrado che si trovava.

A un certo punto, l'uomo alla guida fermò la macchina in un parcheggio semi abbandonato con ancora dei lampioni che ogni tanto facevano luce, conferendo al posto un aspetto ancora più spettrale, come quelli che si vedevano nei classici film horror di serie B dove un gruppo di ragazzini idioti andava a rifugiarsi per poi farsi smembrare da qualche pazzo armato d'ascia.

In quella zona in disuso sorgevano grossi fabbricati ormai senza più una vera e propria importanza; un posto perfetto per quello che doveva fare. Con calma aprì la portiera per poi pestare del fango con il suo scarpone, cosa che lo fece imprecare ad alta voce.

- Dovrò dargli di nuovo una pulita, che palle - Rifletté mentre si infilava dei guanti alle mani callose e piene di tagli ormai cicatrizzati da tempo. Con la mano destra prese poi la ghiacciaia portatile che portava sempre dietro in quelle occasioni speciali e che aveva messo sul sedile del passeggero contenente tutti gli attrezzi da lavoro. Non appena si mise davanti al bagagliaio, tutta la rabbia per quel fango fu rimpiazzata dall'eccitazione e dalla frenesia.
- Tutto dev'essere perfetto, niente dovrà turbare questo. - Pensò ancora, aprendo con un click la bauliera e trovando di fronte a sé una giovane donna dai lunghi capelli corvini e dal fisico magrolino. Indossava una camicetta nera sbottanata sul davanti che mostrava delle curve scarse, con sopra un piccolo gilet rovinato per lo strattone che gli aveva dato quando aveva tentato la fuga. Adesso, con i suoi brillanti occhi castani, lo fissava terrorizzata cercando di dire qualcosa nonostante il nastro adesivo sulla bocca.


"Vedrai che ti divertirai." le sussurrò dolcemente prima di sollevarla come un fuscello. Con la maschera da boia sulla testa si diresse nel fabbricato abbandonato che aveva deciso di utilizzare per quel momento speciale e intimo. Erano fuori città e, per quell'ora tarda, sicuramente non avrebbe trovato nessuno. Nemmeno i barboni si avvicinavano, visto il freddo di quella stagione.

"Il posto in cui ti sto portando veniva usato per fabbricare scatolette di tonno, ti immagini che puzza ci sarà? Roba da morirci davvero." disse ancora ridendo fra sé e sé mentre, con una mano guantata, spalancò la porta venendo inondando dall'odore di pesce ormai marcio e di muffa. "Umpf..." disse mentre, con la torcia in mano, si faceva largo per quel luogo pieno di nastri trasportatori ormai inutilizzabili e colmi di sporcizia oltre che polvere.
"Per mia fortuna non ho ancora mangiato, altrimenti vomiterei anche l'anima. Dopo casomai un bel cheesburger ci starebbe, ma ora..." Gettò il corpo a terra che sussultò per la botta appena avuta sul fianco su cui era stato buttato.

"Devo pensare a te, mia cara ospite." Concluse con dolcezza, estraendo da dentro la ghiacciaia nella mano destra una lunga e affusolata corda di canapa.

"Sai, è stato un bene aver trovato una così magra e mezza brilla che camminava per strada e con le chiavi dell'auto in tasca..." le raccontò mentre cominciava a intrecciarla in maniera piuttosto esperta. " Avessi trovato una cicciona, credo sarebbe stato difficile portarla qui. In fondo non ho un carrello e rischiavo di spezzarmi la schiena." Concluse sghignazzando, per poi ammirare lo splendido cappio che aveva fatto con un moto di soddisfazione e orgoglio. Ci aveva messo vari tentativi per riuscirci all'inizio tanto che, le prime fortunate, avevano dovuto aspettare un bel po' prima che fosse pronto.

"Adesso, mia cara, vediamo di andare di sopra." le annunciò mettendosi la corda a tracolla e prendendo di nuovo la donna col sinistro e la ghiacciaia col destro. La donna sussultò sotto quella presa, cercando di dire qualcosa nonostante il nastro adesivo sulla bocca.
"Su, coraggio, lo sto facendo solo per te..." prese a dire mentre, con attenzione, percorreva i gradini per salire al piano superiore sperando di non inciampare o che qualcuno di quelli si rompesse per via dell'usura del tempo. "Fare sempre tardi in ufficio,  non riuscire mai a consegnare in tempo il lavoro sono tutte cose che possono portare una persona a deprimersi molto..." continuò a dire camminando sicuro lungo la passerella illuminata dalla torcia per non rischiare di cadere. "Ti libererò di tutto, non ti preoccupare." concluse, fermandosi di fronte alla balaustra in ferro battuto che sovrastava i nastri da lavoro sotto di loro circondati dall'oscurità. Con delicatezza mise la donna a terra e, mentre armeggiava per prendere la corda, lei cercò di allontanarsi strisciando, ma lui l'agguantò per i capelli e la tirò a terra con forza, facendola gridare dal dolore e facendo uscire delle lacrime dai suoi occhi.

"Non devi fuggire!" Urlò quasi con due occhi neri pieni di rabbia che sembravano due pozze infernali. "Ti sto facendo un favore come ho fatto con le altre, perché non lo volete mai capire?!" gridò ancora mentre lei piagnucolava spaventata.
"Volevo solo essere gentile, ma..." le infilò con forza il cappio attorno al collo sottile. "A quanto pare devo darti subito l'estremo saluto senza che tu possa dire niente" Concluse mentre legava una parte della corda alla balaustra.
"Adesso vai, alzati in cielo." Annunciò sollevandola e lanciandola nel vuoto.
La donna cercò di urlare nonostante il nastro attorno alla bocca e la corda si tese al massimo, mentre il cappio si strinse sempre di più attorno alla sua gola iniziando a farle mancare il respiro e a segnare la sua pelle chiara. Il corpo si smosse avanti e indietro come a volersi liberare in preda agli spasmi e, dopo qualche istante, smise di muoversi e rimase penzoloni facendo avanti e indietro mentre la corda rimaneva tesa.
"Finalmente un'altra persona è libera. E adesso..." Disse fra sé e sé mentre si chinava sulla ghiacciaia, estraendone una piccola sega circolare. Era stato difficile trovarne una che non dovesse andare a corrente, ma faceva al caso suo.

"È il momento di raccogliere i frutti" concluse ridacchiando e iniziando a tagliare gli arti della donna che poi avvolse nella stagnola e mise dentro la ghiacciaia. - Sì, credo che li venderò proprio bene. - pensò fra sé e sé continuando a tagliare la carne con attenzione mentre il sangue continuava a gocciolare di sotto creando lentamente una pozza.










ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col secondo capitolo ^_^ e qui entra in scena il nostro secondo serial killer a breve arriverà anche la terza non vi preoccupate. Spero che la storia vi stia piacendo e sia di vostro interesse se avete da segnalare errori e simili fate pure vedrò di correggere appena avrò modo grazie a chi legge e recensisce alla prossima.

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