Il pullman che aveva preso quella mattina andava a velocità spedita lungo l'autostrada, in direzione di Cincinnati. Una volta lasciata la stanza all'università, Edward aveva prelevato più soldi che poteva dal conto e poi aveva preso un biglietto, pagando in contanti, per levarsi di torno senza stare a vedere in che città fosse diretto. Non gli importava più di niente. I suoi avevano provato a telefonargli a un certo punto, ma aveva ignorato le loro chiamate fino a che non aveva gettato via il telefono, per timore che qualcuno potesse risalire al luogo in cui aveva risposto.
- Ho bisogno di scappare. - Rifletté fra sé e sé, mentre la strada scorreva davanti ai suoi occhi, sempre identica. Presumeva che lo stessero cercando e che, forse, erano andati nella sua stanza, trovando tutto nel caos e, in mezzo a quello, anche il baule con tanto di tanica e quant'altro fosse sufficiente a incastrarlo. Non avrebbero capito lo scopo della sua missione e, per tanto, lo avrebbero rinchiuso. Studiava legge e sapeva bene che le prove non eliminate, più i suoi precedenti, non sarebbero passati inosservati davanti a nessuna corte.
"Pensi davvero di poterla fare franca?" Chiese una voce accanto a lui che cercava d'ignorare il più possibile. "Anche se ti stai allontanando, sicuramente avranno già iniziato una ricerca a tappeto per la città e oltre." Sentenziò lugubre ancora Melany.
"Se mi prenderanno accetterò qualunque cosa accada, l'avevo dato per scontato..." Replicò stizzito con un sussurro appena percettibile sull'autobus pieno. "Ma fino ad allora metterò più strada possibile fra me e loro." Aggiunse perentorio.
"Sei solo un illuso." Lo provocò ancora lei, prima che Edward scuotesse la testa. Sparì di nuovo. Quelle allucinazioni continuavano ad andare e venire con un ritmo che, per la sua mente, stava diventando ingestibile e gli faceva sorgere una domanda, affollava la sua testa quasi come quella visione: - Perché l'ho uccisa? – si domandò, ancora cercando di snodare quel nodo di gordio che sembrava impossibile da sciogliere, lo stava attanagliando.
-
Le mani di Raider erano ancora sporche dello stesso sangue che poco prima aveva cercato di tamponare dalla gola di Lucy, senza tuttavia alcun successo.
L'ambulanza era giunta troppo tardi e alcuni agenti avevano dovuto trascinare via il detective che urlava e imprecava, pieno di disperazione, mentre i medici davano il loro responso, portandola via e mettendole sopra un telo bianco.
Raider con disprezzo fissava il cadavere del seriale che, crivellato di colpi, aveva un'espressione sul viso sorridente e completamente beata, tanto da mettere i brividi.
"Mi dispiace..." Sentì dire da una voce dietro di lui, seduto sullo scalino del marciapiede.
"Se solo fossimo arrivati prima, oppure se fosse venuta con me..." Cercò ancora di dire Shoan. "Tutto questo non sarebbe successo." Concluse con tono rammaricato.
"Non darti colpe che non hai." Replicò Raider, cupo. "Lavori sempre con questa merda, dovresti sapere quanto questi schizzati siano folli." Aggiunse lugubre, alzandosi in piedi, il detective. Avrebbe voluto sbattere la testa contro un muro, se fosse servito anche solo un minimo a sfogargli la frustrazione che in quel momento lo animava dentro.
"Se hai bisogno di qualche minuto posso occuparmi io della caccia a Edward." Cercò di dire il più giovane. Anche lui sentiva un vuoto dentro e, nonostante conoscesse Lucy da solo un anno, stentava a credere a quanto era successo.
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Killer 3
Mystery / ThrillerDetroit è ormai il terreno di caccia di alcuni serial killer che, ormai, fanno il bello e il cattivo tempo terrorizzando la città di notte con efferati omicidi. Tocca quindi al detective della omicidi Raider, una giovane patologa con un passato oscu...