Capitolo 28

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Bill fissava il pezzo di quel trancio di maiale sopra il tagliere con uno sguardo spento e stanco. Dopo quella nottata, tra la sbronza e quello che era avvenuto dopo, non aveva chiuso occhio. Aveva sperato che, aprendo il negozio e cercando di passare una giornata normale, tutto sarebbe sembrato come sempre, ma non era così. I suoi occhi corsero verso la cella frigorifera in fondo al retro, ricordandogli che, in quel momento, il corpo di quella donna era lì dentro e lui doveva prendere una decisione. - Non posso tenerla là dentro ancora per molto, l'odore e la putrefazione si faranno sentire, devo disfarmene e alla svelta anche. - Rifletté, conscio più che mai che doveva trovare una soluzione. Il solo pensiero di tagliarla e usarla come carne da macello lo disgustava, facendogli salire il vomito e, in cuor suo, non capiva il vero motivo di tutto quel disagio che sentiva.

Quella donna era come tutte le altre, perché gli faceva così senso usarla? Scosse la testa dubbioso, accantonando quel pensiero e provando a tornare al suo lavoro. - Forse dovrei prendermi un periodo di vacanza da tutto questo. –Pensò, ma poco convinto da quella idea. Nonostante avesse qualche risparmio da parte non poteva assentarsi per troppo tempo e lo sapeva benissimo. Posò il coltello sul tagliere di legno proprio quando il telefono cominciò a squillare. Il numero in sovrappressione era strano e, in quel momento, per niente familiare; fece per prendere il telefono, ma qualcosa, un sesto senso, gli diceva di non rispondere a quel numero, di lasciarlo suonare e far rispondere la segreteria.

"Non sono in vena di cambiare linea telefonica o corrente, che si fottano i call center di sto cazzo." Brontolò a voce alta per poi mettere il silenzioso e riprendere a lavorare. Ripensando al corpo nella cella aveva preso una decisione e avrebbe portato a termine quel compito.


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Ebigail sbuffò mentre controllava l'ennesimo nominativo che, pure stavolta, risultava con qualche peccatuccio come per esempio una multa non pagata oppure un fermo per stato in ubriachezza. Fino a quel momento aveva controllato cinque o sei universitari e tutti più o meno avevano qualche piccola effrazione a carico, ma per lo più cose in merito a possesso di droghe leggere oppure alcolici.

"Ma questi universitari non fanno altro che bere e causare problemi con le macchine?" Borbottò stizzita, a denti stretti, mentre metteva una croce sopra il profilo del tipo e passava al successivo.

"Non è il lavoro migliore del mondo, concordo con te..." Ammise Trevor che si trovava all'altro computer e aveva una piccola pila di nomi spuntati tranne due che risultavano completamente puliti. Avevano deciso di tenere separati chi aveva commesso infrazioni da chi invece non ne aveva fatte, per cambiare, in tal modo, il metodo interrogativo.

"Però così faremo una scrematura migliore e potremmo organizzare meglio." Le aggiunse facendole ricordare quasi le stesse parole usate da Shoan qualche ora prima, e ciò la irritò. Avrebbe preferito avere qualche altro cadavere da sezionare anziché fare quel lavoro che, per una come lei, risultava pressoché inutile.

"Non importa che usi le frasi di questo tipo, immagino bene che sia un lavoro utile, solo che è noioso." Disse lapidaria lei mentre leggeva quell'ennesimo nome di un ragazzo, di circa quattro o cinque anni meno di lei, dall'aria distinta e dalla faccia, a parere della patologa, fin troppo pulita. La scheda del ragazzo era immacolata, nemmeno un divieto di sosta tranne un appunto che la lasciò un attimo basita, tanto da rileggerlo più volte.

"Ehi Trevor..." Chiamò sempre senza staccare gli occhi dal profilo.
"Sì, dimmi." Rispose l'agente girandosi con la sedia.
"Il profilo di questa persona è strano..." Prese a dire indicandolo con la mano agli occhi dell'agente, che si era messo accanto a lei per  osservare meglio quello che lei stava vedendo. "Non c'è alcuna effrazione o qualcosa di simile, ma..." Indicò la nota a margine. "C'è questa cosa che mi lascia confusa, tu ne sai qualcosa?" Domandò infine, sperando che lui riuscisse a spiegarlo. Quel tipo di lavoro non era nelle sue corde e, pertanto, risultava strana una simile nota a margine di un profilo.

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