My Family.

235 26 2
                                    

Finii distesa sul pavimento appena la sveglia suonò.

Sbuffai e spensi il dannato aggeggio rumoroso, che mi aveva procurato un forte dolore in tutto il corpo facendomi cadere dal letto.

Guardai l'ora e sgranai gli occhi.

- Oh mio Dio, papá andrà su tutte le furie! -

Corsi subito in bagno e feci una doccia veloce. Ci misi un po' di tempo per asciugare i lunghi capelli neri, poi uscii riempiendo la stanza di vapore profumato.

- Buongiorno - la voce fredda di mio padre mi fece sobbalzare.

- Ciao papà. Come stai? - gli sorrisi imbarazzata, poi afferrai le scarpe e cominciai ad infilarle

-È mezzogiorno, Magica. Mi stavo preoccupando mentre ti aspettavo di sotto - sul suo viso si disegnò uno sguardo quasi triste, quello sguardo che non vedevo da anni.

Finii di infilarmi le scarpe e mi avvicinai al bellissimo uomo alto che era mio padre.

Gli accarezzai una guancia e gli sorrisi.

- Lo sai che sono dormigliona - gli ricordai e i suoi occhi grigi, come i miei, si rilassarono.

Scendemmo le scale e ci dirigemmo verso la porta d'entrata.

- Allora? Sei pronta? - mi domandò e, proprio quando stavo per rispondere, qualcuno mi afferrò e mi strinse in un abbracciò forte.

Dall'odore lo riconobbi subito e ricambiai la stretta.

- Ragazza, dove vai? - Ideo si separò da me e mi sorrise.

- Vado dal mio branco con mio padre - risposi e sentii una fitta allo stomaco quando si girò e cominciò ad allontanarsi.

Mi voltai e notai mio padre fermo accanto il portone

- Andiamo? - chiese e sospirando annuii.

Il branco si trovava dall'altra parte del paese.

Ci mettemmo circa un'ora e mezza per arrivare nel fitto bosco nel quale viveva la mia famiglia.

Lasciammo la macchina accanto  una casetta piccola all'inizio del bosco, probabilmente era la dispensa dove il vecchio Charlie, un caro amico di Noa, teneva i vestiti per l'inverno.

Ci addentrammo tra gli alberi e subito sentii il forte odore di muschio, foglie secche e lupo.

C'era odore di lupo ovunque.

Mi parve di sentire qualcosa muoversi e intravidi due occhi gialli scrutarmi tra i cespugli.

Analizzai il pelo rossastro e folto del lupo che mi guardava curioso e sorrisi quando lo vidi avvicinarsi.

- Ciao bello - dissi e accarezzai il pelo del bellissimo Jhon.

Jhon era uno dei nuovi ragazzi che era arrivato prima che io iniziassi la scuola.

Noa lo aveva portato con se dopo averlo trovato svenuto in un vicolo del paese.

Continuammo a camminare e arrivammo davanti  una casa abbastanza grande, ma nascosta alla perfezione.

Vidi la porta aprirsi e un ragazzo alto e muscoloso venirmi incontro

- Meg! - Noa mi abbracciò forte e sentii le lacrime riempirmi gli occhi.

Lo guardai, sembrava stanco e molto più magro di quanto ricordassi.

Gli sorrisi e lo vidi arrossire mentre cercava le parole giuste da dire.

- Tu - fu l'unica cosa che disse, ma fu abbastanza per farmi scoppiare a piangere.

Entrammo dentro e respirai a fondo l'odore di casa.

Il salotto non era cambiato affatto: lo stesso divano rosso ergeva al centro della stanza con davanti il televisore nero che aveva comprato Susan quando avevo solo 4 anni.

La cucina aveva in più un nuovo frigo pieno di carne, e la sala da pranzo era tutta sistemata con cura.

Guardai mio padre, che si guardava  ammirato. 

- Salgo di sopra - dissi e afferrai la mano di Noa per tirarlo al piano di sopra con me.

Mentre salivamo gli scalini andai a sbattere contro qualcuno.

- Rupert! - urlai e abbracciai il vecchio uomo che mi rubava sempre le caramelle da bambina.

- Magica, come stai? Sembri in forma - ammise e sorrise contento.

- Sto bene, mi sei mancato - dissi e gli feci l'occhiolino per poi riprendere a salire le scale.

Arrivati al piano di sopra mi guardai intorno.

Un lungo corridoio si stendeva davanti i miei occhi.

Su entrambi i lati c'erano 4 porte, mi avvicinai alla seconda sulla fila di sinistra e sospirai, era la mia vecchia camera.

Aprii piano la porta e quasi urlai quando tre ragazze mi si buttarono addosso.

- MAGICA! - urlarono in coro e scoppiarono a ridere mentre mi aiutavano a rialzarmi.

- Ci sei mancata - la bellissima Giuly mi sorrise e mi strizzò l'occhio.

- Non vedevamo l'ora di rivederti - ammise Margaret. 

- Anche voi mi siete mancate - confessai e guardai l'ultima ragazza che mi guardava con le lacrime agli occhi.

- Stronzetta, quando avevi intenzione di tornare? - sorrise arrossendo e io l'abbracciai.

- Penn, mi sei mancata anche tu - cominciai a piangere e Noa ci abbracciò tutte insieme stritolandoci.

- Cosa sono quei musi lunghi? Forza andiamo giù - il ragazzo ci spinse al piano di sotto e ci obbligò a sederci sul divano comodo.

Rimanemmo per diverso tempo a parlare dei fatti che ci erano accaduti, dei vecchi ricordi e delle emozioni di quel momento.

Mi sentivo bene con la mia famiglia, mi era mancata un sacco, ma la voce di Ideo nella mia testa rimbombò forte: "Mi manchi, torna presto".

I ragazzi di Ferbestick (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora