•Capitolo 37•

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"Credo che la più grande malattia di cui soffre oggi il mondo sia la mancanza d'amore"

- Lady Diana

Alice non riuscì a chiudere occhio tutta la notte. Si alzò ripetutamente per andare in bagno perché bevve a più riprese attaccandosi direttamente alla bottiglia dell'acqua e dulcis in fundo si rigirò nel letto innumerevoli volte.

Non riusciva a togliersi dalla testa quello che era accaduto poche ore prima. D'altra parte, al suo posto, chi ci sarebbe riuscito.

Ripensava a tutti i momenti hot vissuti quella sera, che le provocavano ancora forti ondate di eccitazione.
Colpita da quelle sensazioni che l'avevano lasciata letteralmente stravolta non riuscì a riposare serenamente.

Sul comodino a farle compagnia il cellulare. Non aveva attivato la modalità aereo come invece faceva abitualmente perché si aspettava di ricevere un messaggio da Andrew che però non arrivò mai a destinazione.

L'insonnia rese quella notte più lunga del dovuto.
Quando non si dormiva, si rese conto, le ore trascorrevano molto più lente e si aveva modo di porsi innumerevoli domande, soprattutto quelle scomode cui non avresti pensato se fossi stata impegnata.

Andrew la pensava?
Come lei aveva rinunciato a dormire e si era ostinato a guardare il soffitto?
Si era rigirato nel letto un'infinità di volte senza trovare pace?
Quegli interrogativi avrebbero mai trovato una risposta?

Alla fine si alzò dal letto, tanto era inutile rimanere stesi a crogiolarsi nei pensieri.

Scorse un'ultima volta il telefono ma niente. Nemmeno l'ombra di Andrew. E lei che ingenuamente si era aspettata un messaggio dolce e poetico.
Quello che le aveva detto la serata precedente, la passione, le forti emozioni vissute e puntualmente ricambiate le avevano fatto credere che anche lui fosse veramente coinvolto.
Si ripromise per il suo bene che non si sarebbe più fatta illusioni in merito. Era preferibile non aspettarsi nulla, cosicché quel poco che avrebbe ottenuto sarebbe già stato tanto.
Si, erano proprio le grande aspettative che si nutrivano verso una persona o un accadimento che lasciavano l'amaro in bocca quando poi non erano a realizzarsi.

La sveglia segnava le cinque del mattino. Poteva dire fossero le cinque di mattina o di notte?
Che interrogativi assurdi, pensò, scuotendo la testa. Non aveva proprio niente da fare e la mancanza di sonno generava mostri.
Che cosa sarebbe cambiato tanto?
Quelle domande non avevano alcun senso.

Per distrarsi decise di affacciarsi alla finestra della stanza da letto, scalza e con indosso un plaid, portato a mo' di mantello.
Fuori era buio pesto.
Guardò sotto di lei, accostando il più possibile il volto al vetro, quasi schiacciandolo.
Per la strada non c'era anima viva. Era a farle compagnia solamente il camion della nettezza urbana che con lentezza si apprestava a svuotare tutti i cassonetti presenti lungo il ciglio della carreggiata, barcamendosi tra le macchine parcheggiate.
C'erano anche i lampioni a illuminare la via e un paio di gatti nei dintorni intenti ad accaparrarsi qualche preda.
Intorno c'erano palazzi fatiscenti ed edifici pericolanti che lasciavano addosso un senso di desolazione e solitudine.
Chissà quante famiglie vivevano lì, chissà che vita facevano e cosa pensavano.

La notte era molto diversa dal giorno, aveva un non so che di misterioso ed eccitante.
Anche i pensieri e le riflessioni si acuivano sotto il suo peso, favoriti da una luna splendente e da stelle così lucenti che rendevano l'atmosfera quasi surreale.

Quest'ultimo termine le richiamò alla mente Magritte. Ci sarebbe stata, a breve, un sua mostra e pensava di proporre ad Andrew di andarla a vedere insieme.
I suoi quadri onirici la intrigavano, quell'accostamento tra il reale e l'irreale le destava un senso di smarrimento e di angoscia che la consumavano.

Dalla camera si recò, nella penombra, aiutandosi col tatto, verso il bagno, con in mano una tuta.
Tanto gli occhi della giovane si erano abituati alla semioscurita'.
Accese finalmente la luce ma ne fu subito infastidita.
La prima reazione fu quella di strizzare gli occhi ormai abituati al buio.

Aprì l'acqua calda e si posizionò sotto il suo getto che le fece provare una sensazione meravigliosa che le risvegliò immediatamente i sensi.
Era tutto anzi era quasi tutto ciò di cui aveva bisogno.

"Quasi" perché aveva un urgente bisogno di fare l'amore, di avvolgersi in un caldo abbraccio e di trovare conforto nelle parole dolci di una bocca sensuale. La bocca di quello splendido ragazzo che le aveva rapito il cuore.

Si insapono'delicatamente i capelli e il corpo. Le sarebbe piaciuto avere una bella vasca con tanta schiuma ma la doccia si adattava meglio a quel piccolo spazio.

Era ansiosa di sapere che cosa sarebbe accaduto in quella giornata. Sicuramente curiosa com'era Tracey l'avrebbe contattata per conoscere l'epilogo di quella serata. Non poteva certamente biasimarla, avrebbe fatto la stessa cosa anche lei al suo posto.

In quella circostanza avrebbe raccontato subito alla mamma di quel bellissimo giovane dai capelli neri che le aveva fatto girare la testa.
Le avrebbe confessato che per un tipo del genere avrebbe persino rischiato di soffrire perché non aveva mai avuto la fortuna di provare in vita sua certe sensazioni.
Le avrebbe detto tutto questo ma la realtà era purtroppo molto differente dall'immaginazione e sapeva che non avrebbe più avuto l'opportunità per farlo.

Una lacrima amara cadde e le rigo' il viso. Si mescolo' all'acqua corrente, confondendosi in essa.

Scosse la testa per annullare quei tragici pensieri e si sbrigo' a uscire dalla doccia.

L'ambiente era freddo senza i termosifoni accesi. Il proprietario non aveva mai fatto dei lavori per realizzare degli infissi e il calore quindi andava disperdendosi sempre.
Le vennero dei brividi.

Si asciugò rapidamente il capo e si tampono' addosso con un asciugamano. Indossò frettolosamente quel cambio portato con sé poco prima.

Iniziò a sbadigliare.
Diede un'occhiata all'orologio del salotto quando ebbe finito. Erano le sei e cominciava ad avere sonno.

Si sentiva molto nostalgica.
Era pur vero che a momenti sarebbe sopraggiunto il ciclo mestruale.

Avvertì un dannato bisogno di sentirsi più vicina ai genitori.
Prese un cd, frugando nel cassetto del mobile posizionato sotto il televisore, dove erano incise le gite fuori porta che tanto amava fare con loro.
Era un po' masochista e ne era perfettamente conscia.
Anziché evitare preferiva affondare il coltello nella piaga.

Si stese sul divano e abbracciò il cuscino a forma di cuore che i suoi le avevano regalato il giorno del diploma. Aveva una bellissima dedica incisa sopra,
"Vederti crescere è la cosa più dolce e più bella che ci sia stata concessa.
Sei il nostro orgoglio!
Con amore.
Mamma e papà."

La visione era iniziata.

Quanti bei ricordi racchiusi in un inutile e misero dischetto di policarbonato, pensò, mentre piangeva a dirotto, stringendo a sé quel guanciale per lei così significativo.

Trovo' pace solo dopo essersi addormentata.

A winning love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora