•Capitolo 36•

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"Nonostante mi divertissi come sempre, lei era un pensiero fisso per me.
Non c'era notte da ubriaco né da sobrio
in cui non la pensassi"

- Charles Bukowski

Dal pub uscirono che erano solamente le undici.
A quell'ora la temperatura era calata ulteriormente ma Alice aveva ancora in sé una buona riserva di alcol che la rendeva immune a tutto quel freddo.

Camminarono sottobraccio per un po' per raggiungere l'autovettura parcheggiata nelle vicinanze.

Piccadilly Circus era sempre affascinante. Circondata da palazzi realizzati in pietra e illuminata oltremodo dai display luminosi e dalle insegne a led.
La piazza, di forma circolare, aveva degli scalini sui quali trovarvi gente seduta a ogni ora del giorno e della notte, nel weekend, era assolutamente normale.

Quella vista veramente suggestiva veniva esaltata dalle bellissime vetrine chiuse a quell'ora della notte ma che durante il giorno infondevano quel tocco in più a una visuale già sublime di suo.

Mentre passeggiavano poté godere di quel panorama e saggiare quell'aria frizzantina che le sprigiono' una maggiore carica, rivitalizzandola.

Andrew le chiese preoccupato,
"Hai freddo?"
Sorridente Alice replicò, facendosi ancor più vicina a lui,
"no per niente!"

Arrivarono alla macchina, una mini cooper di color rosso.

Il ragazzo prontamente le aprì lo sportello e la fece accomodare.

Ecco, pensò Alice, quella sarebbe stata la prova del nove, il momento decisivo per dare un nome a quel rapporto appena nato.

Quel pensiero in testa l'accompagno' lungo tutto il tragitto che sembrò più lungo del solito.

Era molto emozionata e quel miscuglio di sensazioni le ottenebrava la mente.

Andrew interruppe il corso dei suoi pensieri chiedendole,
"Ti dispiace se metto un po' di musica?"
"No, affatto, anzi..."
Con un sorriso beffardo, guardandola profondamente negli occhi, aggiunse, "credi che stavolta potrai darmi il tuo numero?"
Allora estrasse dalla borsetta un bigliettino con una penna.
"Ta - dà!" esclamò elettrizzata.

Scrisse con una calligrafia intelligibile il suo contatto telefonico, con un cuore finale ad adornare quei numeri apparentemente freddi. Lo lasciò soddisfatta nel portaoggetti della macchina.

Si scambiarono uno sguardo d'intesa che fu appena percettibile.

Alice ritornò a guardare
la città scorrerle da fuori il finestrino.

Era bello poter vedere gli innumerevoli parchi di Londra, gli affascinanti lampioni che illuminavano la via e le lunghe strade passarle avanti a un ritmo così frenetico, con la musica dei Pink Floyd di sottofondo.

"Wish you were here" non poteva essere scelta più appropriata in quel momento.
Quell'arrangiamento musicale dolce e soave aveva riempito, con il suo fortissimo potere evocativo e comunicativo, da subito l'ambiente.

Da quando erano entrati in macchina, Alice constatò che Andrew avesse parlato poco o niente.
Eppure dentro il locale era stato così allegro e loquace.
Dovette ammettere fosse una persona davvero criptica. Non si capiva mai cosa gli passasse per la testa.
Ad ogni modo, ragiono', anche lei magari sarebbe potuta risultare così agli occhi altrui.
Per cui, non si meravigliava affatto di quel modo di fare che, anzi, per certi versi, l'affascinava molto.

Le prese inaspettatamente la mano e la guardò per una frazione di secondo con una espressione così seria e travolgente che le riprese a scalpitare il cuore nel petto.

A winning love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora