•Capitolo 47•

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"Se non credi in te stesso, chi ci crederà?"

- Kobe Bryant

Alice, come consueto, era solita guardare il panorama dal finestrino ogniqualvolta si trovasse a bordo di una macchina.
Le piaceva vedere sfrecciare avanti il paesaggio che si presentava di volta in volta.

Andrew e Tracey stavano parlando di lavoro, mentre lei per un momento si era estraniata, assorta nei suoi pensieri, distratta dalle vie, dai parchi e dalle famiglie che rallegravano quell'atmosfera di festa.
Il tanto agognato ultimo dell'anno era sopraggiunto e lei come la maggior parte dei londinesi era emozionata al ricorrere di quella festa.

Cercò con una mano di allungarsi, facendo dei vani tentativi, il vestito di pailettes che aveva deciso di indossare quella sera.
Lo aveva acquistato assieme alle scarpe dorate dal tacco vertiginoso che portava ai piedi, grazie al fuori busta generosamente elargito dai suoi datori di lavoro che conoscevano bene le condizioni economiche in cui versava.
Era stato una sorta di regalo di Natale. Così avevano detto mentre con mani tremanti per via del parkinson le avevano consegnato l'involucro bianco contenente una significativa quantità di banconote.
Inizialmente, la ragazza aveva educatamente rifiutato il presente, ma dopo continue insistenze era stata praticamente costretta a riceverlo.

Continuò smaniosamente a grattarsi. Quei collant glitter le arrecavano un prurito fastidioso.
Tanto è vero che Andrew accortosene, guardandola spesso dallo specchietto retrovisore, si interruppe a parlare per chiederle con un'inflessione preoccupata nella voce,
"Tesoro tutto bene?"
"Diciamo di si" Replicò Alice storcendo con una smorfia la bocca.
Anche Tracey si voltò,
"Non avrai la scabbia, amica mia?"
La ragazza ridendo le gettò addosso la sciarpa.
"Ce l'avrai te! Sono queste maledette calze" Confermò continuando a grattarsi.
"Senti ne ho un paio di ricambio.
Quando arriveremo a casa di Natalia le metterai"
Corrucciata chiese,
"Perché tu avresti un paio di calze di ricambio?"
Con un'espressione ovvia dipinta in volto, corrugando la fronte e alzando il dito come fosse un'insegnante diede una spiegazione a quanto le era stato richiesto,
"Odio avere le calze bucate. Prima della mezzanotte sarò ubriaca e molesta e credo cadrò e mi rialzero' innumerevoli volte. Per cui, sicuramente si bucheranno"
Si interruppe per un istante per conferire sacralità a quel momento,
"Ma" riprese a parlare,
"Per te potrò fare un'eccezione!"
Terminò con un ampio sorriso e si rigirò per continuare a conversare con Andrew.
Alice schiarendosi la voce ne alzò il tono, ma d'altronde non le aveva dato tempo di rispondere per ringraziarla affettuosamente.
Tracey si rigirò di scatto sentendola sogghignare,
"Ridi da sola?" Corrugo' la fronte perplessa.
Alice continuando a ridere replicò,
"Se sarai ubriaca credo che la tua priorità non saranno le calze, ma avere a disposizione un bel wc!"
L'amica facendole la linguaccia prontamente rispose,
"Sai che è difficile rimetta quello che ho ingurgitato. Lo reggo bene l'alcol!"

E così dopo quel breve scambio simpatico riprese a parlare con Andrew, mentre Alice continuò a osservare quello che le si andava profilando fuori dal finestrino.

Le persone sembravano strabordare felicità da tutti i pori.
Le strade, sebbene le rigide temperature di quei giorni avrebbero dovuto far desistere qualsiasi individuo a uscire, erano gremite di gente.
Nel passato quando guardava gli altri si chiedeva sempre fantasticando che tipo di vita conducessero e si ripeteva che non avrebbe mai e poi mai scambiato la sua con quella altrui.
Finché i suoi non fossero morti poteva dirsi soddisfatta dello stile di vita avuto sino a quel momento.
Il calore della famiglia e la stabilità economica erano i pilastri per i quali aveva condotto una esistenza più che serena.
Invece, dopo l'infausto evento, si era ritrovata per la prima volta a pensare di voler essere un'altra persona.
Un uragano l'aveva travolta plasmandola a suo modo e trasformandola in un individuo completamente diverso da quello che era prima, sia nel bene che nel male.
Quel dolore l'aveva resa matura prima del previsto. Si era ritrovata sola, con una casa da condurre e con un'oculata gestione delle finanze da portare avanti e che le permettesse di giungere a fine mese senza troppi problemi. Era vero avesse gli zii, Tracey, Nick, Carlo e ora Andrew, ma non era la stessa cosa. La famiglia era quella colonna sulla quale poggiarsi, quel rifugio in cui coricarsi quando tutto intorno sembrava remare contro.

Cercò di concentrarsi sull'argomento trattato dai due giovani, altrimenti si sarebbe rovinata quella festività.
"Ragazzi siamo arrivati?" Domandò esordiendo smaniosa ed emozionata allo stesso tempo.
"Ancora no" Rispose subito il fidanzato.

Quella zona era semplicemente meravigliosa si ritrovò a riflettere. Hampstead, residenza di personaggi famosi quali tra tutti il fautore della psicanalisi, Sigmund Freud, zona ospitante le più belle ville ed edifici di tutto il Regno Unito, luogo di tendenza e alla moda che più che un quartiere sembrava essere un villaggio, con quelle case georgiane realizzate a regola d'arte con dei mattoncini marroni sapientemente impilati e volti a creare delle palazzine che profumavano di un'altra epoca. Molte di esse avevano delle porte di piccole dimensioni tutte colorate. Era riuscita a scorgere in quel tragitto che l'avrebbe condotta a destinazione anche dei superbi cottage nascosti nel verde della prateria inglese. Quella zona riconobbe aveva un fascino tutto suo che era in grado di riportarti in una Londra del passato, con un'atmosfera così diversa da quella dinamica ed eccentrica della capitale. Un posto poco turistico a quanto sapeva e non contaminato dal frastuono e dal fragore caratteristici del centro.

La macchina lentamente rallento' e Alice trepidante chiese come fosse una bambina, emozionata e stordita allo stesso tempo, con il volto schiacciato contro il finestrino e i palmi delle mani distesi su di esso,
"E' questa casa di Natalia?!"
"Si" Rispose Andrew mentre era intento a posteggiare l'auto nel parcheggio privato dell'amica.

Era una villa la cui vista avrebbe lasciato senza fiato chiunque. Era completamente immersa nel verde e decorata con un'infinità di fiori colorati che ne rendevano in quella giornata uggiosa di fine dicembre meno austero l'aspetto. Gli immancabili mattoncini marroni erano a realizzare quel maestoso mausoleo o comunque così sembrava
essere all'esterno. Vi erano ovunque ampie vetrate che non lasciavano trasparire cosa si celasse all'interno grazie a delle bellissime tende bianche che sapientemente ne nascondevano il contenuto agli osservatori più curiosi e attenti.

Quella magnificenza la rese nuovamente insicura.
Lei a differenza di Andrew e Tracey era un pesce fuor d'acqua in quel contesto anche se sperava avrebbe superato per quella sera le sue antiche paure grazie a una mise adatta all'occasione.
Infatti, domandò con un tono di voce quasi allarmato e con le mani che le sudavano,
"Scusate i genitori di questa ragazza che lavoro fanno?"
Sia Tracey che Andrew che stavano uscendo dalla macchina parcheggiata proprio in quel momento accanto ad altre autovetture alcune anche di un certo pregio, risposero con nonchalance,
"Perché?"
Si, era lei il pesce fuori d'acqua, riconobbe dalla tranquillità con cui entrambi gli amici replicarono a quella richiesta.
Quello le fece facilmente intuire che entrambi fossero abituati a certi ambienti e a trattare con date persone, ma non lei.
Chissà che razza di casa deve avere Andrew? Si domandò Alice.
Pensava gliela avrebbe fatta vedere in occasione delle festività natalizie, ma puntualmente anche quel desiderio venne silenziosamente disatteso.
"Così, per curiosità..." mentì saggiamente la ragazza.
"Sono entrambi dei broker e Natalia come Julie fa la modella" specifico' Andrew.
Dopo quella precisazione, la giovane si ammotuli' irrimediabilmente.
L'amica sagace, conoscendone i timori che sarebbero potuti affiorare, le si affianco', mentre si incamminarono per palesarsi davanti il portone di casa, sussurando vicino l'orecchio,
"Ora non farti venire mille paranoie.
È l'ultimo dell'anno... Godiamocelo"
Accompagnò quell'ultima parola con una sbirciata rivolta alla ragazza.
Alice preferì non rispondere. Ricambiò con un'occhiata torva quanto le era stato detto.

Dopo aver suonato, si presentò una domestica che fece loro strada in quel labirinto.

A winning love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora