•Capitolo 46•

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"La felicità ci chiede il coraggio di sceglierla"

- Cit.

Alice si destò sopraffatta da un grande mal di testa. Istintivamente poggiò una mano sul capo come a volerlo proteggere da quel forte dolore che le lambiva le tempie.
Con un viso contrito dalla sofferenza si domandò che ora fosse.

Questa mania del controllo si era acuita ulteriormente soprattutto negli ultimi anni, dopo aver perso i suoi.

Dalla psicoterapeuta era riuscita con non poche difficoltà a scardinare quelle verità e quelle certezze cui lei aveva sino a quel momento creduto e prese per buone.

Soddisfare quella fobia di tener sotto occhio l'orario in qualsiasi momento della giornata la rendeva inspiegabilmente più sicura e rasserenata.

Come sempre, quasi fosse un rituale si girò verso la sveglia a led per scorgere il tempo passare.
Essa indicava le quattro.

Dopo aver appurato ciò si rivolse verso il suo lato sinistro e trovò addormentato al proprio fianco Andrew.

Ora rammentava con suo stesso stupore cosa fosse accaduto.
Le venne assolutamente spontaneo spalancare la bocca e aggrottare la fronte. Adesso aveva ben presente come fossero andate le cose, nemmeno fosse stata brilla aveva avuto il coraggio di confessare gran parte della sua vita e delle sue angosce a quel bel ragazzo e si poteva dire che lui avesse fatto altrettanto. Aprirsi con il prossimo induceva e aiutava l'altro a fare la stessa cosa e proprio così era andata tra loro anche se il giovane non si era troppo sbottonato sulla storia con Olivia pur se era vero che Alice fosse parca di domande.

Avrebbe dovuto aiutarlo facendogli delle richieste più mirate, ma la ragazza supponeva che se avesse voluto farlo si sarebbe aperto di sua spontanea volontà, ma così non era andata.
Perlopiù si era soffermato sulla figura della madre, un genitore alquanto ingombrante che tendeva a soverchiare lui e il marito, una persona che nelle scelte fatte da bambino e da adolescente l'aveva condizionato molto.

Andrew mentre avevano parlato quella sera aveva assunto come al solito quell'aria misteriosa di chi ha da nascondere qualcosa.
La giovane aveva pensato molto a questa cosa, ma non riusciva a capire il reale motivo per cui aveva la netta sensazione che celasse qualche verità nascosta.
Glielo suggerivano sicuramente i suoi atteggiamenti a volte insoliti, come le continue chiamate ricevute alle quali abitualmente rispondeva a monosillabi quando non aveva possibilità di allontanarsi.

Mentre faceva tutti questi ragionamenti i suoi occhi si abituarono all'oscurita' benché in quella stanza non fosse buio pesto.
Le serrande non erano state totalmente abbassate e dai fori entrava la luce dorata della luna e quella abbagliante dei lampioni posti lungo la via.

Lo guardò con tenerezza, lo scruto' attentamente come se potesse perdere da un momento all'altro l'oggetto dei suoi desideri.

La sua espressione passò dalla meraviglia alla voluttà.

Era semplicemente splendido.

Aveva un viso dai tratti regolari con degli zigomi alti e una mandibola imponente che denotava mascolinità e sex appeal.
Le sue labbra la attiravano, erano come miele per le api.

Non resistette e gli si avvicinò.

Dapprima, gli lasciò una scia di baci sulle guance, sulla fronte, sul naso e per finire su quella bocca carnosa capace di attirare qualsiasi donna gli potesse capitare a tiro.

Inizialmente, Andrew si mosse mugugnando qualcosa di incomprensibile, ma poco dopo l'erezione non tardò ad arrivare quando la giovane osò sfiorargli e massaggiargli il membro.

A winning love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora