Jona uscì dalla casa senza guardarsi indietro. Se lo avesse fatto, non sarebbe più partito. Prese la sua Mowgli e ben presto, senza sapere come ci fosse arrivato, si ritrovò davanti alla casa di Antonio e Bassanio. Bussò forte tre volte, finché Antonio non venne ad aprirgli. Antonio guardò Jona, lo vide stravolto. Si passò una mano sulla matassa di ricci che aveva in testa e si scostò, senza dire nulla, per farlo entrare.
«Chi è, Antonio?» chiese Bassanio dalla cucina.
Bassanio indossava il grembiule sopra i vestiti e i guanti di gomma per lavare i piatti. La casa era impregnata dell'odore di carne arrostita e melanzane fritte, tipico pasto mediterraneo dei due compari siciliani. Anche Basssanio rimase di stucco nel vedere il volto stravolto di Jona. Levò i piatti dalla tavola, tirò la sedia fuori dal tavolo e fece gesto all'amico di sedersi.
«Lo vuoi un caffè, compa'?» chiese Antonio a Jona, il quale annuì e gettò il viso tra le braccia, sopra il tavolo. Per Antonio un caffè risolveva tutto, più delle parole. Era la panacea di tutti i mali.
«Bassanio fai 'u café!» ordinò Antonio al convivente.
«Ma io starei lavando i piatti...» ribatté Bassanio che, fulminato dallo sguardo di Antonio, si zittì e prese la caffettiera appena lavata e già messa ad asciugare.
«Che è successo, Jona?» domandò Antonio con tono comprensivo, accarezzando con fare affettivo la spalla dell'amico.
«Ho litigato con mio padre...» rispose Jona, continuando a tenere il viso tra le braccia e pensando alle lacrime della madre e ai suoi fratellini.
Antonio alzò gli occhi al cielo, ma continuò ad accarezzare Jona, sperando di dargli coraggio per continuare il racconto.
Il caffè cominciò a brontolare e Bassanio lo versò nella tazzina marrone. All'odore del caffè, Jona si tirò su, ringraziò Bassanio con un sorriso stentato che non coinvolse gli occhi e mise due cucchiaini di zucchero. Mentre mescolava il caffè, cominciò a raccontare: «Stamane al Mercato ho sentito parlare di un navigatore, Cristoforo Colombo, che vuole organizzare una spedizione oltre lo Stretto di Gibilterra. Ne ho discusso con mio padre che, come sempre, mi ha ricordato di come il mio futuro sia qui, a Venezia» sbuffò. «Non riuscirà a tarparmi le ali, stavolta! Sono uscito da casa per non farci più ritorno!»
«Jona, avevi una famiglia, una casa, un lavoro! Perché non ti sei accontentato?» chiese Bassanio con tono dolce, ma deciso.
«Perché ho anche un sogno e voglio portarlo avanti!» rispose Jona con fermento e per un attimo i suoi occhi si infuocarono.
«Ma compa', non riuscirai a sopravvivere in mare aperto con la gondola» cercò di farlo ragionare Antonio.
«Per questo voglio mettermi in contatto con Cristoforo Colombo» disse Jona. «Avete carta e inchiostro?»
Antonio portò all'amico una busta da lettere e una boccetta d'inchiostro, una piuma di piccione e un foglio di carta. Jona scrisse la lettera con ardore, tutta d'un fiato. Si fermò solo alla fine, per rileggerla.
Venezia, 6 agosto 1490
Messer Colombo,
Voi non mi conoscete, ma io ho sentito parlare di Voi, del vostro sogno, e non posso fare a meno di condividerlo. Ormai da qualche anno, sogno spesso di raggiungere la Libertà. Di sogno in sogno sono sempre più vicino, diventa sempre più corposa, sempre più tangibile. Sono convinto, o meglio, sicuro che Essa si trovi oltre lo Stretto di Gibilterra, oltre i confini del Mondo. Per questo sono rimasto colpito dal fatto che anche Voi la pensiate come me. Proprio questo mi ha spinto ad allontanarmi dalla famiglia per salpare in mare aperto con la mia gondola. Mi auguro vivamente che riusciate a trovare i giusti finanziamenti per il Vostro viaggio e spero, un giorno, di incontrarVi nel Nuovo Mondo.
Con ammirazione,
by
Jona
Pensò che potesse andare bene così. Piegò la lettera in due, la infilò nella busta e leccò i margini della busta per chiuderla. Come indirizzo scrisse "Corte del Re di Castiglia, Spagna" e sperò che potesse raggiungere il suo destinatario.
«Devo mettermi in viaggio...» disse Jona, alzandosi. Antonio e Bassanio fecero lo stesso.
«Insegui il tuo sogno, amico» lo incoraggiò Bassanio.
«Che Dio te la mandi buona!» gli augurò, invece, Antonio.
I tre amici si abbracciarono a lungo, cercando di inserire nel loro gesto tutte le cose non dette. Dopo di ché, Jona uscì dall'abitazione e salì sulla Mowgli.
C'era ancora una persona che non poteva fare a meno di salutare prima di salpare.
«Zio Gigi, sto partendo...» disse, entrando nella Bella Venezia.
L'oste napoletano, vedendo Jona, si asciugò le mani con uno straccio e girò dall'altra parte del bancone per abbracciarlo.
«Jona, Jona! Finalmente hai trovato il coraggio di allontanarti da qua!»
«Sì, zio Gigi» gli sorrise tristemente Jona.
«So cosa si prova ad abbandonare tutto alla ricerca dell'ignoto, ci sono passato anch'io. È stato bruttissimo lasciare mia moglie Anna e mio figlio... ma ne è valsa la pena. Ho combattuto per i miei sogni e, alla fine, realizzarli è un'emozione grandissima!»
«Spero di riuscirci» disse Jona, con un sorriso un po' più convincente. «C'è un ultimo favore che ho da chiederti...» tirò fuori la lettera e la porse all'oste. «Sicuramente passano da qua molti viaggiatori... Questa lettera deve essere recapitata alla Corte di Spagna.»
«Ci arriverà, guagliò» gli promise l'oste con un sorriso. «Ah... un mio omaggio per il viaggio...»
Andò dietro il bancone e raccolse una forma di prosciutto, una di caciocavallo, delle bottiglie di acqua, della frutta e delle foglie di menta da masticare.
«Queste provviste dovrebbero bastarti per un mese.»
«Grazie, zio Gigi... di tutto» disse Jona, abbracciando ancora una volta l'oste.
Salì sulla sua Mowgli, diede un'ultima occhiata alla sua splendida Venezia e iniziò il suo viaggio, abbandonando la tristezza e con una nuova euforia in circolo. Finalmente stava per compiere il suo sogno! Cominciò a remare, fischiettando.
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Sogni di Libertà
AdventureStoria vincitrice ai Wattys2021 nella categoria Jolly 🏆 Premio migliori effetti speciali agli Italian Academy Awards 2021 🎞 Italia, fine XV secolo. Jona è un giovane gondoliere veneziano. Stanco della monotonia della sua vita e del suo lavoro, si...