Sulla Corte calò il silenzio. Nessuno osava muovere un muscolo. Nibbale sorrideva, beffardo. Minosse era a bocca aperta e delle rughe presero forma sulla sua fronte. Jona sprofondò sempre più sulla sua sedia, come a voler scomparire sotto il tavolo. Ma chi aveva davvero accusato il colpo era Judittha. Bianca come un cencio, tremava di paura. Con gli occhi bassi, provava a balbettare qualche parola di scusa, ma un groppo in gola non le permetteva di emettere nessun verso. Il primo a rompere quel tremendo silenzio fu Dedalo, che si schierò subito dalla parte della giovane siciliana.
«Mio Signore» disse l'architetto, «questa donna ha salvato il suo popolo! Deve essere trattata come il più fiero degli eroi!»
«"Eroe"?!» sbuffò Nibbale. «Quale eroe uccide il proprio marito nel sonno?! Non ha dimostrato coraggio, ma vigliaccheria!»
«La Sicilia adesso è libera, grazie a lei» continuò Dedalo, mantenendo la calma.
Judittha voleva davvero ringraziarlo e si girò per sorridergli, ma la smorfia che le uscì sembrava più una colica.
«Il nostro Re è stato ucciso da quella donna! Siamo venuti a metterla in guardia, Re Minosse» disse Nibbale, l'unico dei tre sgherri ad avere idea di come ci si rivolgesse a un sovrano.
Dedalo aprì bocca per ribattere, ma Minosse alzò una mano per farli tacere entrambi.
«Basta così» ordinò il sovrano, quasi con stanchezza.
Dedalo chiuse la bocca, che andò a nascondersi nella sua folta bianca argentea. Nibbale squadrò il sovrano con uno sguardo interrogativo, ma non si azzardò a venir meno al suo ordine.
«Il coraggio di questa giovane donna è straordinario» esordì Minosse, alzando la voce per farsi sentire dall'intera sala. «Tuttavia si è macchiata di un grave peccato, l'uccisione di un Re!». Judittha sussultò a queste parole e trattenne il respiro. «Per il suo popolo, ella è un eroe. Per gli Dei...una peccatrice. Io, Minosse Re di Creta, non posso far altro che lodare le sue gesta e congratularmi con lei per il coraggio dimostrato!»
Un applauso spontaneo partì dalla folla. C'era chi fischiava, chi si alzava battendo le mani e chi rimaneva impassibile, ma la risposta della maggior parte della popolazione era di gaudio. Judittha tornò a respirare e, finalmente, un sorriso sincero si fece strada sul suo splendido viso.
«E un applauso va fatto anche al suo cavaliere, Jona!» continuò Minosse, facendo partire un altro sonoro applauso.
«Ma, mio Signore...!» esclamò Nibbale, travolto dallo shock e dall'ira. «Quei due sono colpevoli di fronte agli Dei!»
«Beh, pagheranno le loro colpe, se di colpe si può parlare, nell'Aldilà» rispose, sereno, Minosse. «Qui in Terra si possono solo lodare. Io stesso ho sentito parlare molto male di Oloferne e la sua cattiva condotta era famosa in tutto il Mediterraneo. Lui si era macchiato di terribili peccati, non i due ragazzi! Il vostro defunto sovrano starà già pagando per le sue colpe nell'Ade. Il gesto di Jona e Judittha io la chiamo Giustizia Divina e sarò lieto di ospitarli nella mia Corte finché loro lo reputeranno opportuno!»
Nibbale incassò il colpo senza fiatare. Tuttavia, dentro di sé, bramava ancora di vendicare il Grande Oloferne.
«Anche noi, mio Signore, avremmo bisogno di un tetto sotto cui dormire...» disse lo sgherro. «Il Sole è già tramontato e per noi sarebbe un suicidio metterci in mare di notte! Visto che è tanto magnanimo anche verso chi ha sbagliato, dovrebbe concedere un'opportunità anche a noi tre.»
In realtà, le intenzioni dello sgherro erano tutt'altre. Gli sarebbe bastata anche una sola notte per mettere in pratica il suo piano: attendere che la giovane siciliana si addormentasse per ucciderla nel sonno, come lei aveva fatto con il loro sovrano, e scappare prima del canto del gallo.
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Sogni di Libertà
AventuraStoria vincitrice ai Wattys2021 nella categoria Jolly 🏆 Premio migliori effetti speciali agli Italian Academy Awards 2021 🎞 Italia, fine XV secolo. Jona è un giovane gondoliere veneziano. Stanco della monotonia della sua vita e del suo lavoro, si...