Capitolo 21: Risposte

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L'uomo guardò Jona accasciarsi a terra, senza avere modo di poter intervenire, rallentato dallo shock. Si protese verso il giovane per afferrarlo, ma non fece in tempo. Per fortuna, il terreno morbido bagnato dalla recente pioggia e il tappeto di foglie che lo ricopriva attutirono la caduta.

L'uomo della foresta lo raccolse, senza dare ascolto alle migliaia di domande che gli ronzavano nella testa, impedendogli di pensare razionalmente.

Scosse il giovane svenuto tra le sue braccia, con l'intento di fargli riacquistare i sensi, senza esiti positivi. Provò persino a prenderlo a schiaffi, ma neanche quello destò il giovane dal suo torpore.

L'uomo si accorse che il giovane scottava, doveva avere la febbre altissima! Così, decise di portarlo alla sua abitazione, che distava appena qualche minuto da lì, dove poteva aiutarlo a far scendere la febbre. Lo prese tra le braccia, senza alcuna fatica. Erano ormai diverse settimane che Jona si cibava poco o niente, influendo notevolmente sul suo peso. Tuttavia, il peso morto tra le braccia dell'uomo e la sua età ormai avanzata si fecero sentire durante il tragitto verso la sua baita in mezzo alla foresta.

Varcata la porta di legno, cercando di compiere ogni sua azione con la massima attenzione e cautela, adagiò il ragazzo sul divano. Senza perdere tempo, l'uomo si precipitò in bagno, in cerca di uno strofinaccio da bagnare con dell'acqua fredda del lavandino. Incurante dell'acqua che gocciolava sul parquet in legno chiaro, tornò dal ragazzo, sopra la cui fronte poggiò lo straccio inzuppato di acqua ghiacciata.

Senza sapere se o cosa poter fare in più per aiutare il giovane sconosciuto, l'uomo si lasciò cadere sulla poltrona davanti al divano, concedendosi un po' di meritato riposo, dopo due giorni passati a pedinare il ragazzo che riposava nel suo soggiorno.

Lo aveva visto per caso in mezzo alla folta vegetazione, mentre era a caccia di conigli nella foresta. A cogliere la sua attenzione furono dapprima le vesti dell'uomo, che gli ricordavano terribilmente le divise da gondoliere di fine '400. Lui stesso, moltissimi anni prima, ne portava una uguale. Così lo seguì, per capire se il ragazzo fosse in cerca di guai o se volesse provocarne a lui. Poi si accorse che il giovane, spesso e volentieri, lasciava dei messaggi sugli alberi.

Una volta che lo sconosciuto si fu allontanato, l'uomo della foresta si avvicinò a un albero per leggere cosa il giovane avesse inciso... e rimase senza parole. Il messaggio era firmato "by Jona". Un nome che non sentiva da secoli!

Impaurito, certo che l'avessero finalmente scoperto, dopo vent'anni passati a nascondere la sua vera identità.

Rimasto immobile per troppo tempo a causa dello shock, aveva perso di vista il giovane. Tuttavia, dati i messaggi e le tracce che si lasciava dietro, non fu difficile ritrovarlo. Non sembrava al massimo della salute fisica: si reggeva a un bastone e si teneva la pancia, fermandosi spesso ai bordi del sentiero per vomitare.

Un temporale, costringendolo a cercar riparo, gli fece nuovamente perdere le tracce del giovane avventuriero. Quando lo ritrovò, si fece coraggio e decise di affrontarlo a viso aperto. Il ragazzo era troppo debole per fargli del male e a lui, d'altronde, non mancavano le capacità di difendersi.

E adesso riposava sul suo divano, lottando tra la vita e la morte. Non prima di chiamarlo zio. Continuava a fissarlo, incurante dello scorrere del tempo, dando finalmente sfogo alle domande che da ore si affollavano nella sua testa, in cerca di una via di fuga.

E se fosse davvero lui? si chiedeva, fissando quei tratti somatici in cerca di risposte. Non può essere! si ripeteva, cercando di non illudersi. Eppure, quegli occhi azzurri... e il naso... è quello dei By... ma poi scuoteva la testa, cercando di tornare alla realtà.

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