Capitolo 14: L'oasi nel deserto

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Judittha vedeva solo l'azzurro dell'acqua. Ovunque si girasse, il mare riempiva il suo campo visivo. Il sole, quasi al di sopra di lei, le faceva capire che doveva essere circa mezzogiorno. Non sapeva dove si trovava. Ricordava solo di trovarsi in un luogo molto buio e umido e poi... era fuori, immersa in quella distesa di acqua salata. Ispirò profondamente e cominciò a nuotare, tutto d'un fiato.

Dopo una decina di minuti si fermò, stremata. Ansante, si guardò ancora una volta attorno, alla ricerca di un'agognata terra. Proprio di fronte a lei, splendente di una soffice neve bianca, si ergeva una piccola montagna.

Sfruttò le ultime energie che le rimanevano per raggiungere la costa il più velocemente possibile. Con i vestiti fradici attaccati al suo corpo snello, il vento gelido dell'inverno la fece presto diventare un ghiacciolo. Con le mani tremanti e le labbra violacee, si trascinò fino alla riva. Dei fiocchi leggeri di neve le si attaccarono ai capelli bagnati. Tentò di sollevare una mano per levarseli, ma il gelo l'aveva letteralmente paralizzata. Persino le lacrime le si congelarono sul viso. Pensava che sarebbe morta presto, vedeva già la sua vita ripercorsa a ritroso... quando qualcuno le mise attorno alle spalle un giubbotto caldissimo.

La siciliana, rinvigorita dal calore dell'indumento, alzò lo sguardo verso il suo soccorritore. Era bellissimo! Era alto, gli occhi del colore del ghiaccio e i capelli e il pizzetto di un biondo ramato. Il giubbotto che le aveva dato doveva essere il suo, visto che indossava solo un maglione bianco a collo alto.

Mentre lei era intenta a fissarlo a bocca aperta, il giovane le stava porgendo una mano per rialzarsi e un caldo sorriso, che la riscaldò più del giubbotto.

«Piacere, sono Brad» si presentò il giovane, cingendola per i fianchi, aiutandola a rialzarsi.

Un forte vento scosse i due giovani, facendoli sobbalzare.

«Judittha! Judittha, sveglia!»

Era Jona che la scuoteva per destarla dal suo sogno.

Judittha aprì gli occhi e vide il sudore bagnare le tempie del compagno. Jona era molto agitato. Si muoveva freneticamente all'interno della loro tenda, cercando di rimettere nello zaino tutti i loro possedimenti e le provviste. Il vento urlava nel deserto del Sahara, agitando la tenda con una forza inarrestabile.

«È in atto una tempesta di sabbia!» spiegò Jona, sollevandola goffamente da terra.

Avvertito il pericolo, Judittha lo aiutò a prendere tutta la loro roba e presto furono fuori dalla tenda. Priva del loro peso, essa volò via nel buio, portata via dalla tempesta.

Le lenzuola con la quale i due giovani erano avvolti li coprivano parzialmente dalla sabbia, che riusciva ugualmente a filtrare. Il vento frustava i loro corpi, mentre erano intenti a correre volti chissà dove.

Disperati e stremati, Jona e Judittha si ripararono dietro a una duna, sperando di essere al riparo dalla tempesta.

«Se non dovessimo farcela... sappi che ti amo» disse Jona, stringendo forte a sé la sua compagna.

«Ti amo anch'io» ripeté Judittha, poggiando la testa nella spalla del veneziano.

«Anche se dovrai spiegarmi chi è Brad! Non facevi altro che ripetere il suo nome, mentre dormivi» la informò il gondoliere, con un tono accusatorio misto a ironia.

«Ma ti sembra il momento?!» lo rimproverò Judittha che, presa dal terrore e dalla fretta di mettersi al riparo, aveva già dimenticato quello stupido sogno.

La tempesta continuava a sbattere forte alle sue spalle, trovando come ostacolo la duna.

A un tratto, nel buio, Judittha vide due occhi neri come la pece scrutarli in silenzio. Si tirò su, allarmando Jona. I due occhi erano sempre lì a fissarli e si stavano avvicinando, rivelando l'uomo a cui appartenevano. Egli era avvolto da una veste che nascondeva qualsiasi parte del corpo, a parte gli occhi e le mani.

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