Capitolo 17: Ammutinamento!

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Ultimo capitolo scritto con la collaborazione di Aurora Torrisi, sigh!

1 settembre 1492

Judittha era intenta a godersi il sole estivo a bordo della Santa Maria. Sdraiata su una brandina trascinata sul ponte della nave per l'occasione, sfoggiava un fisico da far invidia a chiunque col suo due pezzi blu scuro. Grata della luce e del calore del sole che le inondavano il viso, tornava con la mente alle giornate passate in spiaggia nella sua Katane, ormai una vita fa.

Ma, mentre lei e il suo compagno (steso anche lui su una branda in polo, bermuda e occhiali da sole) si godevano un po' di meritato riposo, l'equipaggio di Colombo non riposava mai. Il ponte era un via vai costante di uomini. Chi passava trasportando una botte da portare alle cucine, chi trasportava funi e corde e chi, invece, armato di straccio, si occupava di tenere asciutto il passaggio, per evitare incidenti.

Proprio in quel momento una donna dell'equipaggio era intenta a passare nuovamente il mocio sul pavimento in legno della caravella. Accaldata dal sole estivo e dalla fatica del suo lavoro, la donna si concedette un momento di riposo, appoggiata al bastone dell'attrezzo, asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano. Nel compiere questo gesto, il suo sguardo incrociò quello di Judittha, ancora stesa al sole in bikini. La siciliana, per non apparire antipatica o asociale, alzò una mano in segno di saluto nei confronti della marinaia, sorridendole calorosamente, ricevendo in cambio, inaspettatamente, un'occhiata di disprezzo dalla donna, che preferì tornare alle sue mansioni pur di non rimanere in sua compagnia.

«È impressione mia o l'equipaggio ci odia?» chiese Judittha al futuro sposo, girandosi verso di lui nella branda.

«Ma no, tesoro, saranno solo nervosi!» minimizzò Jona, non volendo guastare il suo relax mattutino.

«Nervosi?» ripeté la siciliana, confusa. «Per cosa?!»

«Non sanno con certezza cosa si celi oltre lo stretto di Gibilterra...» spiegò il veneziano, issandosi su un braccio solo per rivolgere lo sguardo alla compagna. «Per quanto ne sanno, potremmo essere giunti ai confini del Mondo!»

«Che idiozia!» ribatté Judittha, scettica. «Sanno tutti che la Terra è tonda! Nel peggiore dei casi sbucheremo in India o in Russia!» spiegò, affidandosi al suo intelletto, piuttosto che a delle stupide teorie senza capo né coda.

«Hai chiesto la mia opinione e io te l'ho data...» si congedò Jona, tornando al suo amato relax, lasciando fuori le inutili paranoie della compagna.

«Secondo me c'è sotto qualcosa...» sussurrò Judittha, più rivolta a se stessa che al gondoliere, aggrottando la fronte in cerca di una risposta al suo quesito.

«Rilassati!» la esortò Jona, esasperato, guardandola da sopra le lenti da sole. «Non farti venire le manie di persecuzione!» disse, chiudendo per quel giorno quella discussione, lasciando Judittha ai suoi dubbi.

5 settembre 1492

Dopo mesi passati in marcia per il nord Africa, mangiando appena un panino al volo o arrangiandosi con quello che trovavano strada facendo, a Jona sembrava di essere asceso al Paradiso ogni volta che varcava la soglia delle cucine della Santa Maria! Erano cinque giorni che si strafogava di cibo, prendendo il bis di ogni porzione, senza lasciare neanche una briciola nel piatto, ottenendo occhiate furiose e disgustate da parte dell'equipaggio.

Quel giorno, come i giorni precedenti, era già alla seconda porzione di gamberetti in salsa rosa, che stava divorando con le mani, insozzandosi il mento e chiunque gli stesse vicino.

Judittha intercettò un'occhiata disgustata da parte di una marinaia di Colombo rivolta al compagno e decise di redarguirlo, evitando di macchiare anche la sua fedina di perfetta esecutrice del Galateo.

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