Capitolo 1: Un giovane sognatore

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Venezia, 1490

Il torrido sole dell'estate veneziana batteva sul volto di Jona By. L'antica dimora By, situata al centro di Venezia, risplendeva del bianchissimo marmo italiano, importato direttamente da Carrara. Sul suo letto a baldacchino, Jona si rigirava senza sosta, senza riuscire a trovare quell'agognato sonno ristoratore che meritava dopo una settimana di fatica. Era tradizione per il giovane gondoliere dormire fino a tardi la domenica, fino a quando, cioè, sua madre Julietta lo chiamava per il pranzo e il profumo soave di cibo lo investiva come un pugno nello stomaco, a ricordargli di rendere grazia al Signore.

Ma quella domenica Jona non riusciva a riprendere sonno. Il canto del gallo lo aveva ridestato da un sogno bellissimo, sì, ma irrealizzabile. Aveva sognato per l'ennesima volta la Libertà, circondata da un mare blu come i lapislazzuli. La Libertà teneva in mano una torcia di fuoco incandescente, che gettava calore su una moderna Venezia dalle case di vetro trasparente. C'era anche Jona nel sogno. Egli remava a bordo della sua gondola, la Mowgli, con quella stanchezza che deriva dal duro lavoro, ma con la gioia dell'uomo che sta per raggiungere la Libertà e quel pizzico di orgoglio di chi ce l'ha fatta, anche quando tutti dicevano fosse impossibile. Stava per raggiungere la Nuova Venezia, quando la figura del maledetto gallo di suo padre, con la cricchia rossa spelacchiata e le piume di un bianco sporco, si frappose tra lui e la città, cantando il suo verso con goduria, come se sapesse cosa stesse interrompendo.

 
Questo era il sogno di Jona, navigare in mare aperto con la sua Mowgli, attraversando le minacciose Colonne d'Ercole oltre cui si celava chissà quale meraviglioso mondo. C'era chi diceva la Terra fosse piatta. Jona non ci credeva. C'era chi diceva ci fosse una cascata che portava dritto all'Inferno. Baggianate! Per Jona lo Stretto di Gibilterra nascondeva proprio la Libertà. Nel migliore delle ipotesi una civiltà perduta, o meglio, ancora da scoprire, più avanti della ciclica Italia, che ogni giorno si svegliava per ripetere sempre la stessa vita, da generazione in generazione. Come suo padre, Jiovanni, e il padre di suo padre e prima di lui il padre del padre di suo padre. Una famiglia di gondolieri dal 1134, da quando un Jona come lui aveva costruito la prima gondola per navigare le impervie, e oramai puzzolenti, acque di Venezia. Guai a chi non rispettava la tradizione di famiglia! Il fratello di suo padre aveva osato opporsi alla tradizione e ora non si vedeva in città da vent'anni. La versione ufficiale era che fosse stato costretto a migrare altrove, nel migliore dei casi. Suo padre, nel tentativo di intimorirlo, gli aveva raccontato che si imbarcò in una nave mercantile diretta verso le Indie di cui non se ne seppe più niente. La verità sembrava saperla solo il nonno, o meglio, la sapeva, in quanto non era più nel Regno dei vivi da qualche annetto. Anche Jona voleva solcare i mari con la sua gondola, ma la famiglia aveva altro in serbo per lui, il mestiere che, secondo trazione, si addiceva a un By: fare il gondoliere.

 
Dato che di riaddormentarsi non c'era verso, decise di alzarsi. Svuotò dalla finestra l'orinatoio e sciacquò il vaso da notte. Si pulì la faccia e si guardò allo specchio. Due stanchi occhi azzurri come il mare lo fissavano con sguardo divertito, contornati da due occhiaie profonde, causate dalla sua scarsa capacità a prender sonno ogni notte e dalla sveglia all'alba ogni mattino. I radi capelli che ancora gli rimanevano stoicamente attaccati in testa erano scompigliati e senza forma. I lunghi baffi, da lui meticolosamente curati ogni dì, erano particolarmente folti, ma non aveva intenzione di tagliarli per quel giorno, rinviando la fatica al mattino successivo. Gli piaceva avere l'aspetto sbarazzino un po' da sparviero. Indossò la sua solita uniforme da lavoro (una polo a strisce bianche e azzurre e dei pantaloni di seta nera), senza la quale non era capace di navigare attraverso i canali veneziani a bordo della sua Mowgli, e uscì nel mattino estivo.

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