I due giovani innamorati erano in viaggio ormai da quasi un giorno. Il caldo del Mediterraneo li stava letteralmente soffocando. Judittha sventolava davanti a sé uno dei doni di Minosse, un ventaglio a tinte orientali proveniente dall'Asia. Tuttavia continuava a sudare copiosamente, resa ancora più nervosa dalle perfide zanzare che non ne volevano sapere di abbandonarli.
«Certo che poteva svuotare la gondola dagli avanzi di cibo, mastro Dedalo! Qui è pieno di insetti!» si lamentò Judittha.
«È stato anche troppo gentile a riparare la Mowgli senza prendersi nessun compenso!» lo giustificò Jona, continuando a remare alla volta di Porto Suez, al confine tra Africa e Asia.
L'unica struttura naturale a separare i due continenti era un'immensa montagna, che gettava ombra sulla graziosa città de Il Cairo. Jona era diretto proprio lì, ansioso di ricevere una lettera di risposta da Colombo.
Dire addio a Minosse era stato difficile, ma il giovane gondoliere era contento di poter solcare di nuovo i mari a bordo della sua Mowgli. Sicuramente, non era il luogo adatto per Judittha, dato le sue condizioni, ma tra poche ore sarebbero giunti al porto.
«AAAAH!» urlò a un tratto Judittha, squarciando il silenzio.
«Che è successo?» chiese Jona, preoccupato. Per poco non cadde in acqua per il balzo che fece all'urlo della compagna.
«Mi si sono rotte le acque!» urlò in risposta Judittha, con il respiro affannato.
«Oh, menomale... pensavo si fosse rotta la gondola!» tirò un sospiro di sollievo Jona. Poi, però, ripensò meglio alla risposta di Judittha e sbiancò. «Oh, mio dio! Vuol dire che stai per partorire?!»
«Sì, idiota!» confermò la donna, sudando ancora di più e digrignando i denti dal dolore.
Jona smise di remare. Tentò di mantenere la calma e di ricordare cosa aveva fatto sua madre quando aveva dato alla luce i suoi due fratellini. Si inginocchiò davanti a Judittha e le strinse una mano. Lei ricambiò la stretta, ma con molta più forza, rischiando di frantumare la mano del compagno.
«Respira con calma» raccomandò Jona. «Spingi a intervalli regolari e continua a respirare! Andrà tutto bene...»
«Te l'avevo detto che non volevo partire!» urlò a denti stretti Judittha. «Ma tu non ne volevi sapere! Dicevi che c'era tempo! Tempo un corno! Adesso mi tocca partorire qui, in mare aperto!»
«Hai ragione, amore mio» ammise Jona, con la mano resa di colore viola dalla forte stretta della siciliana. «Ci sono io con te, non ti succederà niente» continuò a ripetere il gondoliere, più per convincere se stesso che per calmare Judittha.
Sul fondo della gondola, acqua e sangue insozzavano il legno.
Judittha provò a fare come le consigliava il suo compagno. Respirava profondamente e spingeva. Respirava e spingeva.
Continuava così da un bel po', provando a sovrastare il dolore, quando Jona urlò: «Vedo la testa! Continua a spingere!»
La giovane era allo stremo delle forze, ma non si sarebbe arresa alla stanchezza e al dolore. Continuò a spingere con tutta se stessa, fino a quando non sentì il gridò liberatorio del suo piccolo figlio e lei gridò con lui. Jona avvolse il piccolo Julian, ancora ricoperto di sangue, in una tovaglia di seta purissima. Tagliò il cordone ombelicale con il coltello da prosciutto e posò il figlio in grembo a sua madre.
«È così piccolo!» esclamò Judittha in lacrime.
Stringeva forte il suo bambino e sorrideva senza riuscire a smettere. Jona faceva altrettanto, abbracciando la sua compagna e il suo piccolo pieno di amore. Finalmente nella sua vita, poteva dire di essere felice, di poter toccare il cielo con un dito.
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Sogni di Libertà
AvventuraStoria vincitrice ai Wattys2021 nella categoria Jolly 🏆 Premio migliori effetti speciali agli Italian Academy Awards 2021 🎞 Italia, fine XV secolo. Jona è un giovane gondoliere veneziano. Stanco della monotonia della sua vita e del suo lavoro, si...