𝗗𝗘𝗧𝗧𝗔𝗚𝗟𝗜

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«OIII SVEGLIA SORELLINAAA SONO LE DIECIII» mi urlò Axel.

Sentendo quelle parole sobbalzai e guardai l'ora: erano veramente le dieci passate!!

Oh mamma mia, ero stra in ritardo con il programma della giornata!

Mi alzai e mi vestii in fretta e furia. Preparai un thè veloce con due o tre gocciole e mi fiondai sotto.

Per la fretta mi scontrai contro qualcuno.

Era sempre lui.
Quasi quasi mi ci stavo abituando a fare ste figure con lui...

«Ah ti stavo cercando Abbey! È tutto pronto se vuoi venire in ufficio cosí li finisci e tutto il resto» mi consigliò il professore.

Ancora assonnata farfugliai qualcosa che fece ridere il professore e mi guidò nel suo studio.

«Allora, sul tavolo puoi trovare tutto, c'è carta, forbici e scotch. Se hai bisogno di qualcos'altro basta chiedere» mi spiegò «Se per te va bene potrei anche andarmene, anche se non ho niente da fare ecco...».

Mi sedetti e proprio un attimo prima che uscisse lo invitai a restare.

In fondo un po' di compagnia non avrebbe fatto male a nessuno, vero?

XAVIER'S POV

Quella mattina mi svegliai presto per riuscire a recuperare tutto quello che mi aveva chiesto Abbey.

Le volevo fare un mini sorpresa e lasciarglieli sopra il tavolino della sua stanza, ma per via di alcuni imprevisti non riuscii nel mio intento.

Riuscii a malapena a portare i regali entro le dieci e posarli giusto in tempo prima che mi vedesse Abbey.

«No, ti prego resta» mi disse lei.

Sorridendo mi sedetti in una poltrona vicino alla finestra e iniziai a studiarla.

Ero curioso nel vedere come avrebbe impacchettato i regali, cosa ci avrebbe scritto per ognuno.

Con molta cura prendeva gli oggetti, li piegava o li sistemava come meglio poteva e con molta attenzione impacchettava il tutto, facendo attenzione a non creare pieghe indesiderate.

«È notevole come prepari il tutto. Faresti invidia a Babbo Natale» cercai di spezzare quel silenzio.

Sorrise e scosse la testa.

«Be' sono sempre stata una persona molto precisa e manica dei dettagli. Non che ora mi sia passata eh, però diciamo che sto migliorando...» la sua voce calma e dolce.

Non l'avevo mai vista così tanto concentrata a fare qualcosa.

«Abitando in una famiglia in cui tutti hanno delle alte aspettative su tutto, diciamo che sono abituata a fare tutto con precisione, come in questo caso impacchettare» e così la sua famiglia esigeva tanto eh.

Qualcosa mi diceva che per via di questo, alcune volte, non aveva passato dei bei momenti.

«Non c'è nulla di sbagliato nell'essere precisi» cercai di farla sentire a suo agio.

«In fondo sono proprio i dettagli...» iniziai a dire ma venni interrotto.

«...a fare la differenza» mi disse sorridendo.

Annui. Vedo che non ero l'unico a vivere con quel pensiero lì.

«Mi sorprendo molte volte vedendo che le cose che faccio io normalmente non le facciano gli altri. Diciamo che vengo soprannominata "Quella che fa le cose che gli altri non fanno"» sospirò.

«Noto i dettagli che gli altri non vedono, mi soffermo magari su delle cose banali; i miei pensieri sono troppi e a volte confusi e complicati; se vedo qualcuno in difficoltà mi preoccupo per quella persona e me ne prendo cura, a volte indirettamente, ma anche se non sembra io alle persone ci penso sempre...».

«Questi sono dei piccoli esempi che per me sono normali, ma che per gli altri no. O che meglio, gli altri preferiscono sorvolandoci, non dandogli la giusta importanza» l'avrei ascoltata per ore, giuro.

Sentire quelle parole mi fece capire che io e lei in fondo non eravamo così diversi.

Peccato che lei, a differenza mia, lo nascondeva, ma questo la rendeva ancora più attraente.

«È come se ti sentissi non appartenente a questo mondo. Mi è capitato di sentirmi così e non sai quante volte, ma è proprio questa differenza che ci caratterizza. Se al mondo non ci fossero persone come noi, il mondo non andrebbe più avanti. Non credi anche tu?» finalmente avevo la sua completa attenzione.

Sorrise e inclinò la testa di lato.

«Vero».

ABBEY'S POV

Eravamo sulla stesso lunghezza d'onda.
Sulla stessa frequenza.

Ci capivamo al volo, senza specificare nulla.
Ci bastava guardarci negli occhi e tutto si ridimensionava.

Era una sensazione così perfetta, che mi vennero i brividi.

Nessuno era come lui.
Nessuno poteva essere come lui.
Nessuno.
Era lui e basta.

«Questo è l'ultimo pacco. E ora come facciamo a metterli sotto l'albero?» chiesi dispiaciuta per aver rotto quel discorso.

«Non li metteremo ora, li metteremo stasera. Vieni con me» e mi indicò l'armadio.

Vuoi mettere i regali lì dentro? Ma non ci staranno mai!

Girò la maniglia dell'anta destra dell'armadio e nel muro apparve un passaggio segreto, come quello in biblioteca.

«Questo è un piccolo passaggio segreto che porta nella biblioteca fantasma di sopra. Ma non ti racconto nulla visto che conosci già quella stanza, visto che ci hai già suonato...» mi disse lui sempre con lo stesso tono calmo.

E anche questa volta mi aveva beccata...

«Si...Non dovevo?..» cercai di non inciamparmi nel buio.

«Ma figurati! È da un sacco che non sentivo più quel piano suonare. Più o meno da quando è morta Raven...»gli si spezzò la voce.

Eravamo finalmente dentro la biblioteca.

Istintivamente lo abbraccia e gli sussurrai «Mi spiace tanto per lei... Posso immaginare quanto ci tenessi».

Ricambiò l'abbraccio.

Improvvisamente mi abbracciò più forte.

«Grazie per tutto, sei preziosa» mi sussurrò.

Sorrisi. Cercai di cambiargli le emozioni rendendole positive ma quando ci provai mi fermò.

«Non lo fare. A me basti tu».

Mi mancò il respiro.

A me basti tu.

Mi restò impressa per tutto il resto della giornata.

New Emotions // Charles Xavier Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora