Gringott-14

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Hermione nelle vesti di Bellatrix era quantomeno orrenda, era terribilmente inquietante averla davanti e Harry non potè fare a meno di allontanarsi da lei di qualche passo una volta vista entrare in camera.
«Sei terribile» fu il commento di Ron che fece innervosire Hermione. «Devi trasfigurarmi io-»«No! Andrò il con lei.» i tre ragazzi all'interno del salone si voltarono verso la porta e per un attimo credettero di sentirsi male.
«Malfoy? Perché sembri tuo padre!?» chiese Ron scrutandolo meticolosamente dall'alto al basso cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.
«Sto accompagnando la mia cara cognata a controllare la sua camera blindata, è meno sospetto di un uomo completamente sconosciuto» disse avvicinandosi con il bastone da passeggio che Lucius portava sempre con se'.
«Ha ragione, spesso Lucius andava alla Grongott Per conto di Narcissa e aveva libero accesso ai conti della sorella.» disse Unci-Unci avvicinandosi loro.
Senza troppe cerimonie si materializzarono in poco tempo a Diagon Alley. Harry, il folletto e Ron si trovavano sotto il lungo mantello mentre Hermione teneva il braccio a Draco che riusciva a tenerla in equilibrio sugli alti tacchi che Fleur le aveva prestato.
«Signora Lestrange, Signor Malfoy» Travers fece un lieve inchino ai due. «Travers» rispose Draco imitando il suo gesto.
«Buongiorno» disse invece Hermione beccandosi un'occhiataccia da parte dei due uomini.
«Troppo gentile, sei Bellatrix Lestrange ricordalo!» sussurrò Unci-Unci alle sue spalle.
«Non pensavo vi avrei visti in giro» continuò il Mangiamorte ghignando in direzione del biondo.
«E perché mai!?» chiese Hermione sollevando le sopracciglia velocemente.
«Beh dopo la fuga dei ragazzi da casa tua Lucius sapevo che il Lord vi aveva bandito di uscire.» «Il Signore Oscuro perdona chi gli è sempre stato fedele, siamo qui per una commissione da parte sua. Andiamo Lucius» disse Hermione aggrappandosi con più forza al braccio di Draco tirandolo via. «Dove andate?» disse Travers sogghignando. «Alla Gringott» rispose Hermione senza voltarsi a guardarlo.
«Che fortuna, devo andarci anche io. Lasciate che vi accompagni.» e Draco sapeva che questo non era un buon segno.

Arrivarono in breve tempo alla Gringott con Harry, Ron, Unci-Unci e Travers alle spalle. C'erano due folletti in piedi davanti alle porte interne, che erano d'argento e recavano incisa la poesia che minacciava terribili ritorsioni contro gli eventuali ladri. Harry la contemplò, e all'improvviso fu attraversato da un ricordo limpido: se stesso, in quel medesimo punto, il giorno del suo undicesimo compleanno, il compleanno più meraviglioso della sua vita, e Hagrid accanto a lui che tuonava: «Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca». La Gringott quel giorno gli era parsa un luogo di prodigi, il deposito incantato di un tesoro che non aveva mai saputo di possedere, e nemmeno per un istante avrebbe potuto sognare che ci sarebbe tornato per rubare... Ma nel giro di pochi secondi erano nella vasta sala di marmo.
Il lungo bancone era presidiato da folletti seduti su alte scranne, che servivano i primi clienti della giornata. Hermione, Draco e Travers si avvicinarono a un vecchio folletto che stava osservando una spessa moneta d'oro attraverso un monocolo.
Hermione fece un passo avanti.
«Signora Lestrange!» trasalì il folletto. «Santo cielo! Cosa... cosa posso fare per lei oggi?»
«Vorrei avere accesso alla mia camera blindata» rispose Hermione.
Il vecchio folletto si tirò indietro. Harry si guardò intorno. Non solo Travers era a poca distanza e li osservava, ma altri folletti avevano interrotto le loro occupazioni per fissare Hermione.
«Ha modo di... di provare la sua identità?» chiese il folletto.
«Provare la mia identità? Non... non mi è mai stato chiesto niente di simile!» protestò Hermione.
«Non credo sia il caso offendere una donna senza un reale motivo» disse Draco afferrando il braccio di Hermione.
«Lo sanno!» sussurrò Unci-unci all'orecchio di Harry. «Qualcuno li ha avvertiti che potrebbe esserci un impostore!»
«La sua bacchetta sarà sufficiente, signora» replicò il folletto. Tese una mano tremante e in un terribile lampo di comprensione Harry capì che i folletti della Gringott sapevano che la bacchetta di Bellatrix era stata rubata.
«Presto, presto» mormorò ancora Unci-unci, «la Maledizione Imperius!»
Harry sollevò la bacchetta di biancospino sotto il Mantello, la puntò contro il vecchio folletto e sussurrò, per la prima volta in vita sua: «Imperio!» Una curiosa sensazione percorse il suo braccio, un caldo formicolio che sembrava scorrere dalla sua mente lungo i nervi e le vene, legandolo alla bacchetta e alla maledizione che aveva appena scagliato. Il folletto prese la bacchetta di Bellatrix, la esaminò attentamente e poi disse: «Ah, una bacchetta nuova, signora Lestrange!»
«Cosa?» fece Hermione. «No, no, è la mia...»
«Una bacchetta nuova?» Travers si riavvicinò al bancone; i folletti intorno erano ancora all'erta. «Ma com'è possibile, a che fabbricante si è rivolta?»
Harry agì senza riflettere: puntò la bacchetta contro Travers e borbottò di nuovo: «Imperio».
«Oh, sì, certo» commentò Travers guardando la bacchetta di Bellatrix, «sì, molto bella. Funziona bene? Io sono convinto che le bacchette abbiano bisogno di un minimo di rodaggio, lei non trova?»
Hermione pareva decisamente sconcertata, ma con enorme sollievo di Harry accettò il bizzarro corso degli eventi senza dire una parola.
Il vecchio folletto dietro il banco batté le mani e uno più giovane si avvicinò.
«Mi servono i Sonacci» gli disse il vecchio, e quello sfrecciò via per tornare un secondo dopo con una borsa di cuoio che sembrava piena di metallo sferragliante. La consegnò al suo superiore. «Bene, bene! Allora, se vuole seguirmi, signora Lestrange anche lei Signor Malfoy» proseguì il vecchio folletto. Saltò giù dalla scranna e scomparve alla vista. «L'accompagno alla sua camera».
Riapparve in fondo al bancone e sgambettò lieto verso di loro, facendo tintinnare più che mai la borsa. Travers adesso era immobile, la bocca spalancata
«Un momento. Bongi!»
Un altro folletto era sbucato da dietro il bancone.
«Abbiamo delle istruzioni» esordì, con un inchino a Hermione. «Mi perdoni, signora, ma ci sono ordini speciali che riguardano la camera Lestrange».
Sussurrò frettoloso all'orecchio di Bongi, ma il folletto soggiogato dalla Maledizione Imperius lo liquidò.
«Conosco gli ordini. La signora Lestrange desidera visitare la sua camera... una famiglia molto antica... vecchi clienti... da questa parte, prego...» Sempre accompagnato dal tintinnio della borsa, corse verso una delle molte porte che conducevano fuori dalla sala. Harry si girò verso Travers, ancora inchiodato al suo posto con uno sguardo innaturalmente vacuo, e decise: con un lieve movimento della bacchetta lo costrinse a seguirli, mansueto, mentre varcavano la porta ed entravano in un corridoio di pietra
grezza illuminato da torce.
«Siamo nei guai, hanno dei sospetti» disse Draco quando la porta si
chiuse alle loro spalle, Harry si sfilò il Mantello dell'Invisibilità. Unci-unci balzò a terra; né Travers né Bongi mostrarono la minima sorpresa all'improvvisa comparsa di Harry Potter e Ronald Weasley. «La Maledizione Imperius» spiegò lui in risposta alle confuse domande di Hermione , perché Travers e Bongi stavano fermi, imbambolati. «Credo di non averla fatta abbastanza forte, non so...»
E un altro ricordo gli attraversò la mente, la vera Bellatrix Lestrange che gli strillava addosso la prima volta che aveva tentato di usare una Maledizione Senza Perdono: «Devi volerlo, Potter!»
«Che cosa facciamo?» chiese Ron. «Usciamo finché possiamo?»
«Se possiamo» precisò Hermione, guardando la porta chiusa sull'atrio, al di là della quale chissà cosa stava succedendo.
«Siamo arrivati fin qui, io dico di andare avanti» propose Harry.
«Concordo con Potter, sarebbe inutile andare via ora»
«Bene!» approvò Unci-unci. «Allora, abbiamo bisogno di Bongi per guidare il vagone; io non ho più l'autorità. Ma non c'è posto per il mago».
Harry puntò la bacchetta contro Travers.
«Imperio!»
Il mago si voltò e si avviò a passo spedito lungo i binari bui.
«Dove l'hai mandato?»
«A nascondersi» rispose Harry puntando la bacchetta contro Bongi: il
folletto fischiò e un carrello sbucò dondolando dal buio. Harry fu certo di aver sentito degli urli venire dall'atrio mentre si arrampicavano nel vagoncino, Bongi davanti e gli altri quattro stipati dietro.
Partirono con uno strattone e presero subito velocità: sfrecciarono davanti a Travers, appiattito in una fessura della parete, poi il carrello cominciò a curvare per i labirintici passaggi, sempre in discesa. Lo sferragliare delle ruote era assordante: sbandavano tra le stalattiti, sprofondando sem- pre più sottoterra. Harry, con i capelli che gli volavano all'indietro, continuava a guardarsi alle spalle. Era come se avessero lasciato enormi impronte; più ci pensava, più gli sembrava sciocco aver travestito Hermione da Bellatrix, aver portato la sua bacchetta quando i Mangiamorte sapevano benissimo chi l'aveva rubata...
Harry non era mai disceso così in profondità nella Gringott: presero un tornante a tutta velocità e videro davanti a loro, a pochi secondi di distanza, una cascata d'acqua che si rovesciava sui binari. Harry udì Unci-unci gridare «No!» ma nessuno frenò: la attraversarono di slancio. L'acqua gli riempì occhi e bocca, non vedeva e non respirava; poi, con un terribile sussulto, il carrello si rovesciò e tutti ne furono sbalzati fuori. Harry udì lo schianto del vagone contro il muro del corridoio e Hermione che strillava qualcosa, poi si sentì scivolare a terra come privo di peso e atterrare senza dolore sul suolo di roccia.
«I-Incantesimo Imbottito» farfugliò Hermione, mentre Draco la aiutava ad alzarsi: ma Harry vide con orrore che non era più Bellatrix; era avvolta in abiti troppo grandi, bagnata fradicia e inequivocabilmente se stessa; Draco invece aveva di nuovo i capelli corti e il mantello nero completamente zuppo buttato a terra. Se ne resero conto guardandosi e tastandosi i volti.
«La Cascata del Ladro!» esclamò Unci-unci, rimettendosi in piedi e voltandosi a guardare la cascata che, ormai Harry l'aveva capito, non era solo acqua. «Lava via tutti gli incantesimi e i travestimenti magici! Sanno che ci sono degli impostori nella Gringott, hanno attivato delle difese contro di noi!»
Harry vide Hermione che controllava di avere ancora la borsetta, e s'infilò rapido la mano sotto il giaccone per assicurarsi di non aver perduto il Mantello dell'Invisibilità. Poi si voltò e vide Bongi scuotere il capo, incredulo: la Cascata del Ladro doveva aver cancellato la Maledizione Imperius.
«Ci serve» disse Unci-unci, «non possiamo entrare nella camera blindata senza un folletto della Gringott. E abbiamo bisogno dei Sonacci!»
«Imperio!» urlò Draco e quando la sua voce echeggiò lungo il cunicolo di pietra provò quel senso inebriante di controllo scorrere dal cervello alla bacchetta. Bongi si piegò di nuovo alla sua volontà: la sua espressione instupidita si mutò in educata indifferenza, mentre Ron correva a raccogliere la borsa di cuoio piena di strumenti metallici.
«Harry, sento venire gente!» urlò Hermione; puntò la bacchetta di Bellatrix verso la cascata e gridò: «Protego!» Il Sortilegio Scudo bloccò il flusso dell'acqua magica che risalì lungo il cunicolo.
«Bella idea» commentò Harry. «Facci strada, Unci-unci!»
«Come faremo a uscire?» chiese Ron, mentre seguivano di corsa il folletto nel buio. Bongi ansimava dietro di loro come un vecchio cane.
«Ce ne preoccuperemo quando sarà il momento» rispose Harry. Tese l'orecchio; gli pareva di sentire qualcosa sferragliare e muoversi nelle vicinanze. «Unci-unci, quanto dobbiamo scendere ancora?»
«Non molto, Harry Potter, non molto...»
Voltarono un angolo e videro quello a cui Harry era stato preparato, ma
che li costrinse tutti a fermarsi.
Un drago gigantesco era incatenato al pavimento, in modo da sbarrare
l'accesso a quattro o cinque delle camere blindate più profonde. Le squame della bestia erano sbiadite e screpolate per la lunga prigionia nel sottosuolo; i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso; entrambe le zampe posteriori erano strette in pesanti ceppi le cui catene erano assicurate alla roccia da enormi picchetti. Teneva le immense ali spinate lungo il corpo, ma se le avesse aperte avrebbero riempito tutta la caverna; girò verso di loro il brutto testone, ruggì con un fragore che fece tremare la roccia e sputò un getto di fuoco che li costrinse ad arretrare di corsa nel cunicolo.
«È semicieco» ansimò Unci-unci, «ma questo lo rende ancora più feroce. Però abbiamo il sistema per controllarlo. Ha un riflesso condizionato al rumore dei Sonacci. Dammeli».
Ron gli passò la borsa: Unci-unci ne estrasse una serie di piccoli strumenti di metallo che quando venivano agitati producevano un rumore forte e squillante, come minuscoli martelli su incudini. Unci-unci li distribuì: Bongi prese docilmente il proprio.
«Sapete cosa fare» proseguì Unci-unci. «Quando sentirà i Sonacci si aspetterà dolore: arretrerà, e Bongi dovrà posare il palmo della mano sulla porta».
Si affacciarono di nuovo oltre l'angolo scuotendo i Sonacci: il fragore, amplificato dalle pareti di roccia, era così forte che Harry si sentì il cranio vibrare. Il drago lanciò un altro ruggito rauco e indietreggiò, e Harry vide che tremava; quando si avvicinarono notò le cicatrici di tagli feroci sul muso e capì che aveva imparato ad associare spade roventi al rumore dei Sonacci.
«Fagli mettere la mano sulla porta!» gridò Unci-unci a Harry, che puntò la bacchetta su Bongi. Il vecchio folletto obbedì, premette il palmo sul legno e la porta della camera blindata si dissolse rivelando un antro stipato da cima a fondo di monete d'oro, calici, armature d'argento, pelli di strane creature, alcune con lunghi aculei, altre con ali flosce, pozioni in fiaschette incrostate di pietre preziose e un teschio che ancora indossava una corona.
«Cercate, presto!» ordinò Harry entrando di corsa.
Aveva descritto la coppa di Tassorosso a Draco, Ron e Hermione, ma nella camera blindata poteva esserci l'altro, sconosciuto Horcrux, di cui ignoravano l'aspetto. Ebbe appena il tempo di guardarsi attorno, tuttavia, prima di sentire un tonfo soffocato alle sue spalle: la porta era ricomparsa, chiudendoli dentro, e si ritrovarono immersi nel buio più totale. Ron urlò per la sorpresa.
«Non importa, Bongi saprà liberarci!» li rassicurò Unci-unci. «Accendete le bacchette, no? E fate presto, abbiamo pochissimo tempo!»
«Lumos!»
Harry illuminò tutto attorno a sé con la bacchetta: il raggio cadde su cumuli di gioielli scintillanti. Vide la falsa spada di Grifondoro appoggiata su un'alta mensola tra un mucchio di catene. Anche Ron, Draco e Hermione avevano acceso le bacchette e stavano esaminando le pile di oggetti che li circondavano.
«Harry, potrebbe essere quest...? Aargh!»
Hermione strillò di dolore e Harry puntò la bacchetta in tempo per vedere un calice incastonato di pietre scivolarle di mano: nella caduta si spaccò e divenne una pioggia di calici, e in un attimo, con un gran baccano, il pavimento fu ricoperto da coppe identiche che rotolavano da tutte le parti. Era impossibile riconoscere l'originale.
«Mi ha bruciato!» gemette Hermione, succhiandosi le dita coperte di bolle.
«Hanno aggiunto le Maledizioni Gemino e Flagrante!» esclamò Draco afferrandola e tenendola a sè cercando di farla stare ferma. «Ogni cosa che toccate scotterà e si moltiplicherà, ma le copie sono prive di valore... e se continuate a toccare il tesoro, moriremo sepolti dal peso dell'oro!»
«D'accordo, non toccate nulla!» ordinò Harry disperato, ma Ron senza volerlo urtò col piede uno dei calici caduti e se ne materializzarono altri venti attorno a lui, che prese a saltellare su un piede solo: parte della scarpa gli si era carbonizzata a contatto col metallo incandescente.
«Stai fermo, non muoverti!» urlò Hermione, stando ferma tra le braccia di Draco.
«Guardatevi intorno e basta!» disse Harry. «Ricordate: la coppa è piccola, d'oro, con due manici, ha inciso sopra un tasso... oppure vedete se trovate da qualche parte il corvo di Corvonero...»
Puntarono le bacchette in tutti gli angoli e le fessure, girando cauti su se stessi. Era impossibile non urtare qualcosa; Harry provocò una cascata di falsi galeoni che si unirono ai calici per terra, e non ci fu più posto dove mettere i piedi, e l'oro splendente avvampava di calore, così che la camera sembrava un forno. La luce della bacchetta di Harry passò su scudi ed elmi di fattura folletta disposti su scaffali alti fino al soffitto. Levò il raggio sempre più su, finché all'improvviso incrociò un oggetto che gli fece sussultare il cuore e tremare la mano.
«È là, è lassù!»
Anche Ron e Hermione puntarono le bacchette, e la piccola coppa d'oro brillò illuminata come da tre riflettori: il calice di Tosca Tassorosso, passato poi nelle mani di Hepzibah Smith, alla quale Tom Riddle l'aveva rubato.
«E come diavolo facciamo ad arrampicarci fin lassù senza toccare nulla?» chiese Ron.
«Accio coppa!» gridò Hermione, che nell'affanno si era evidentemente scordata delle istruzioni impartite da Unci-unci nelle sessioni preparatorie.
«Non funziona, non funziona!» ringhiò il folletto.
«E allora cosa facciamo?» domandò Harry, guardandolo accigliato. «Se vuoi la spada, Unci-unci, dovrai aiutarci più di... un momento! Posso toccare le cose con la spada? Hermione, dammela!»
Hermione si frugò nelle vesti, prese la borsetta di perline, vi rovistò per qualche secondo e ne sfilò la spada scintillante. Harry la afferrò per l'elsa di rubini e toccò con la punta della lama un boccale d'argento, che non si moltiplicò.
«Se solo riuscissi a infilare la spada in un manico... ma come faccio ad arrivare lassù?»
Lo scaffale sul quale era posata la coppa era fuori dalla portata di tutti loro, compreso Ron, che era il più alto. Il calore del tesoro incantato li investiva a ondate e il sudore scorreva sul viso e lungo la schiena di Harry, che cercava con tutte le forze un modo per raggiungere la coppa; poi sentì il drago ruggire al di là della porta e un rumore metallico sempre più forte.
Erano davvero in trappola: non c'era via d'uscita se non dalla porta, e un'orda di folletti stava probabilmente avanzando dall'altra parte. Harry guardò Ron e Hermione e vide il terrore sui loro volti. Draco sapeva perfettamente che quella situazione era grave e che se Potter non si fosse dato una mossa nel prendere quella dannata coppa sarebbero rimasti sepolti lì.
«Granger!» disse sopra il fragore crescente, «deve arrivare lassù, dobbiamo prenderla...»
Lei annuì e alzò la bacchetta, la puntò contro Harry e sussurrò: «Levicorpus».
Appeso a mezz'aria per la caviglia, Harry urtò un'armatura da cui sbucarono doppioni come corpi incandescenti, a riempire la stanza già stipata. Tra urla di dolore, Ron, Hermione, Draco e i due folletti furono spinti contro altri oggetti, che presero a loro volta a moltiplicarsi. Semisepolti in una marea crescente di tesori bollenti, lottarono e urlarono mentre Harry infilava la spada nel manico della coppa di Tassorosso e la agganciava alla lama.
«Impervius!» strillò Hermione, nel tentativo di proteggere se stessa, Draco, Ron e i due folletti dal metallo rovente.
Poi un urlo più orribile degli altri costrinse Harry a guardare in giù: Ron, Draco e Hermione erano sepolti fino alla vita nel tesoro e lottavano per tenere Bongi a galla in quel mare di metallo, ma Unci-unci era finito sotto e ormai se ne vedeva solo la punta delle lunghe dita.
Harry le afferrò e tirò. Il folletto coperto di vesciche emerse poco alla volta, ululando.
«Liberacorpus!» gridò Harry: con un gran fracasso lui e Unci-unci atterrarono sulla marea montante del tesoro, e la spada gli sfuggi di mano.
«Prendila!» urlò, cercando di resistere al dolore del metallo infuocato sulla pelle, mentre Unci-unci gli si arrampicava di nuovo sulle spalle, ben deciso a evitare la massa rigonfia di oggetti incandescenti. «Dov'è la spada? C'era agganciata la coppa!»
Il clangore al di là della porta si fece assordante... era troppo tardi... «Là!»
Fu Unci-unci a vederla e a tuffarsi, e in quel momento Harry capì che il
folletto non aveva mai pensato che avrebbero mantenuto la parola. Con una mano stretta attorno a una ciocca di capelli di Harry, per non rischiare di affondare nel mare ondeggiante di oro arroventato, Unci-unci afferrò l'elsa della spada e la sollevò in alto, fuori dalla sua portata.
La minuscola coppa d'oro fu scagliata in aria. Con il folletto ancora sulla schiena, Harry si tuffò e la prese al volo. Sentì che gli ustionava la pelle ma non la lasciò, nemmeno quando innumerevoli coppe di Tassorosso gli esplosero dal pugno e caddero a pioggia su di lui. In quel momento, l'ingresso della camera blindata si riaprì e lui scivolò senza controllo su una valanga di oro e d'argento che trasportò lui, Ron, Draco e Hermione fuori dalla camera.
Ignorando il dolore delle scottature su tutto il corpo, e ancora portato dall'onda del tesoro, Harry s'infilò la coppa in tasca e si protese per riprendere la spada, ma Unci-unci era sparito. Era sceso dalle sue spalle appena aveva potuto ed era corso a nascondersi tra i folletti che li circondavano, brandendo la spada e strillando: «Ladri! Ladri! Aiuto! Ladri!» Sparì nella moltitudine di folletti, che avanzavano armati di pugnali e lo accolsero senza fare domande.
Scivolando sul metallo rovente, Harry si rimise in piedi e capì che l'unica via d'uscita era oltre la folla.
«Stupeficium!» urlò, e Ron, Draco e Hermione si unirono a lui: getti di luce rossa schizzarono nell'orda di folletti. Alcuni arretrarono, ma altri continua- vano a venire avanti, e Harry vide dei maghi guardia sbucare da dietro l'angolo.
Il drago imprigionato ruggì e un getto di fiamme volò al di sopra dei folletti: i maghi tornarono indietro di corsa, a testa bassa, e Harry fu colto da un'ispirazione, o forse dalla follia. Puntò la bacchetta contro i ceppi che incatenavano la bestia al suolo e urlò: «Relascio!»
«Sei folle!»
I ceppi si spezzarono con un colpo secco.
«Da questa parte!» urlò Harry, e senza smettere di scagliare Schiantesimi contro i folletti corse verso il drago cieco. «Harry... Harry... cosa fai?» urlò Hermione. «Sali, dai, fa' presto...»
Il drago non aveva capito di essere libero. Harry trovò col piede l'artico- lazione della zampa posteriore e gli montò sul dorso. Le squame erano dure come acciaio: la bestia non sembrava nemmeno essersi accorta di lui. Harry tese un braccio; Hermione con Draco alle spalle si issò a cavalcioni; Ron si arrampicò dietro di loro e un attimo dopo il drago si rese conto di non essere più incatenato.
S'impennò con un ruggito; Harry si puntellò con le ginocchia, reggendosi più forte che poteva alle squame frastagliate. Il drago aprì le ali, abbattendo come birilli i folletti urlanti, si alzò in aria e si lanciò nel cunicolo. Harry, Draco, Ron e Hermione, appiattiti sul suo dorso, grattavano contro il soffitto mentre i folletti tiravano pugnali che rimbalzavano sui fianchi del drago.
«Non usciremo mai, è troppo grosso!» urlò Hermione, ma il drago spalancò la bocca ed eruttò altre fiamme, facendo esplodere il tunnel: soffitto e pavimento si sbriciolarono. A forza di artigli, la bestia cercò di aprirsi un varco. Harry chiuse gli occhi per ripararsi dal calore e dalla polvere: assordato dal crollo della roccia e dai ruggiti del drago, non poteva far altro che restare aggrappato alla sua schiena, aspettandosi di venire disarcionato da un momento all'altro; poi udì Hermione gridare: «Defodio!»
Stava aiutando il drago ad allargare il passaggio, scavando nella parete superiore intanto che la creatura si arrampicava verso l'aria più fresca, lontano dal rumore e dalle urla dei folletti: Draco, Harry e Ron le diedero man forte, facendo esplodere il soffitto con altri incantesimi. Superarono il lago sotterraneo, e l'enorme bestia che arrancava ringhiando sembrava avvertire la libertà e lo spazio davanti a sé. Alle loro spalle, il tunnel era invaso dalla coda aculeata del drago, da cumuli di rocce, da gigantesche stalattiti spezzate, e il fragore dei folletti era più soffocato, man mano che il drago si apriva la strada col fuoco...
Infine, unendo i loro incantesimi alla forza bruta del drago, sbucarono nell'ingresso di marmo. Folletti e maghi corsero a cercare riparo strillando e finalmente il drago ebbe spazio per spiegare le ali: allungò la testa cornuta verso l'aria fresca e libera che sentiva oltre l'ingresso e partì. Con Draco, Harry, Ron e Hermione ancora aggrappati sul dorso, divelse le porte di metallo, lasciandole accartocciate a penzolare dai cardini, uscì barcollando in Diagon Alley e si librò nel cielo.

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