Avevo il telefono tra le mani e lo fissavo senza averlo messo realmente a fuoco.
Improvvisamente, come un cielo che schiara, compresi dov'ero e realizzai che stavo per uscire con Vera per la prima volta.
Dovetti respirare a fondo un paio di volte, i sanpietrini della strada si erano fatti improvvisamente interessanti con i loro colori e la loro ordinata geometria.
Destra, sinistra, dritto, la vietta, il parco, il sottopassaggio, la seconda via, la casa rossa, quella in parte. Mentalmente ero arrivato da Vera, ma grazie al cielo dovevo ancora iniziare a camminare e potevo metabolizzare la cosa.
Andando a destra iniziai a pensare che finalmente mi stavo avvicinando a lei.
Girando a sinistra nacquero i dubbi sulla natura dell'incontro e per tutta la strada dritta cercai di pensare logicamente a tutto quello che poteva uscire da una potenziale conversazione.
Entrando nella vietta ragionavo sul fatto che più mi facevo paranoie e più sarei stato di malumore e non sarei riuscito ad essere pienamente me stesso.
Passando vicino al parco persi il filo dei miei pensieri guardando dei ragazzini, giocavano con un pallone giallo.
Nell'ombra del sottopassaggio tornai a macinare finte previsioni e, nell'adocchiare la via da prendere, mi dissi che forse la scelta migliore era essere distaccato, ma mentre la percorrevo mi spiegai che non era stata la mia indifferenza a portarmi lì e che mostrarmi distante avrebbe sortito effetti solo indesiderati.
Davanti a me, la casa rossa.
"Sono arrivato :)" le scrissi.
Mossi ancora alcuni passi, ma non volevo aspettare davanti alla porta.
Bzz.
"Scendo!"
Aspettai forse un minuto, dove mi concentrai sui disegni in ferro battuto del cancello di fronte.
"Ehi, ciao!"
Mi girai con un mezzo sussulto ma un gigantesco sorriso.
"Vera! Scusa" additai come un bambino la colpa della mia distrazione "mi ero perso a fissarlo, è fatto benissimo."
Lei si girò e annuì.
"Sì, confesso che da piccina ne ero rimasta affascinata anch'io."
Mi guardò.
Aveva il viso sereno, un filo di trucco sugli occhi che potei guardare fissi, rivolti verso la luce, lì notai che appartenevano ad una di quelle sfumature tra il verde e l'azzurro.
Un piccolo neo sul naso, le sopracciglia nascoste dalla frangia, il collo sottile e le clavicole evidenti.
Stavo trattenendo il respiro.
Inclinò la testa delicatamente "C'è un posto tranquillo qua vicino?" mi chiese con un topo un po' titubante.
"Eh!" mi ero completamente perso "Sì! Cioè, sì, possiamo andare nel parco che c'è di là, ma prima c'erano dei bambini, sennò qua dietro c'è un campo da basket con una gradinata..." quanto era bella, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
"Va bene al campo allora direi." che labbra sottili e delicate.
"Al volo!" indicai la strada che proseguiva dietro di lei con un sorriso "Andiamo?" la schivai con un movimento elegante e le posi il braccio.
"Haha! No grazie..." fece, facendomi segno di no con la mano.
Feci ironiche spallucce e ci avviammo insieme.
"Quindi, com'è andata oggi al lavoro?" mi chiese con pacatezza.
"Ah, il solito... Ivan, il ragazzo quello castano scuro, magro magro, oggi ha fatto solo mattina e verso mezzogiorno è arrivata Rita, quella sui trenta, rossa riccia, tinta eh..." erano dettagli utili? "..e niente, in pratica Rita ha questo trio di vecchietti che ogni volta che vengono iniziano a farle complimenti e lei la butta sul ridere ogni volta..." speravo di non annoiarla "..e oggi uno di loro le fa 'Ma Rita! Se avessi quarant'anni in meno, vuoi forse dire che non ci usciresti con me?!' e Rita gli ha risposto 'senti', non mi ricordo come si chiama il tipo ma 'senti, se io invece tra quarant'anni fossi brutta, saresti contento di avermi sposato?!'" stavo gesticolando più del solito "e il signore la guarda, serissimo e le fa 'ma io volevo solo uscire con te, mica sposarti!!'" Vera fece una mezza risata.
"E lei?"
Continuai "E lei c'è rimasta di stucco e gli ha tipo gridato, cioè, ha fatto un piccolo acuto del tipo 'ma come sarebbe?!' ma con tono offeso eh! E ha continuato 'sarei quindi solo una da una botta e via?!' a voce altissima e subito dopo se l'è tappata imbarazzatissima..." Vera mi stava guardando con una scintilla di luce negli occhi "..così il tizio la guarda e le fa 'eh, tu non sai com'ero quarant'anni fa e tu hai detto che poi saresti brutta eh!' tutto contento e ridendo!"
"Haha! Che storie... mi ricorda un po' alcuni che ci sono giù in paese e che sarebbero capaci di battute del genere! Ho presente il genere." distolse lo sguardo da me e iniziò a guardare il marciapiede "Scusa, volevo solo dire che forse è proprio una cosa di quando si invecchia, sai... iniziare a dire cose idiote..." perse convinzione.
Perché? Cos'era successo? Che avevo detto?
"Ma sì!" improvvisai, mentre qualcosa dentro di me iniziava a annotare dubbi "Più si cresce e più ci si ferma su alcuni punti... è difficile mantenere una mente aperta, l'elasticità mentale è come un muscolo: o la alleni o si atrofizza pian piano..."
Vera stava annuendo.
Eravamo quasi arrivati al campo.
"Comunque guarda" attirai la sua attenzione "vedi laggiù in fondo dove c'è la curva con l'albero davanti?" mi fermai un attimo per indicarglielo "Lì dietro c'è la gradinata di cui ti parlavo."
"Oh, abbiamo fatto presto..." constatò lei "Comunque sono d'accordo con te: gli unici di una certa età che ho conosciuto che non si facevano troppi problemi sono quelli che nella vita hanno fatto esperienze molto a contatto con il mondo diciamo, tipo insegnanti, persone che hanno vissuto all'estero e simili..."
Attraversammo la strada.
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Parlami ancora dei fiori d'arancio
RomanceI dettagli celano la verità e i cocci tagliano i piedi nudi. Solo scoprirsi e rendersi vulnerabili potrà avvicinare davvero due ragazzi. Tra le vie di una città, dietro ad un bancone e nel silenzio della notte si trova la tenerezza. L'energia che sp...