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Presi il telefono in mano.

"Sai, credo che in fin dei conti vada davvero tutto bene. Anche se non è tutto perfetto, sento che sono nel posto giusto"

"Non sapevo cosa aspettarmi

Quando ti ho scritto pensavo solo ad essere sincera, non credevo mi avresti fatta sentire... così.

Grazie"

"Così come?"

Rientrai in casa, ma dopo una decina minuti Vera ancora non mi rispondeva.

Io e Vittorio cenammo tranquillamente e dopo aver sistemato tutto si fermò in cucina ad ascoltare musica, mentre io tornai in camera.

Controllai il telefono, ma nulla.

Iniziai a cercare su internet gli orari degli autobus per tornare a casa.

Me li salvai e abbandonai il telefono, ormai convinto che probabilmente mi avrebbe risposto il giorno dopo, ma fu proprio quando stavo per addormentarmi che arrivò quel 'bzz'.

"Mattia

Scusa se sono sparita è che... non so bene come dirlo ma... quello che mi hai scritto mi ha fatto sentire bene. E ha riacceso una piccola luce in me... e ho ripreso in mano una cosa che avevo scritto" che aveva scritto?

"Posso chiederti cosa hai scritto? Non capisco"

"Mattia?"

"Sì?"

"Non è bello, ma penso tu abbia il diritto di leggerlo... e, ti prego, ti prego davvero... non offenderti, non prendertela male"

Cosa? Che diavolo stava succedendo, perché avrei dovuto prenderla male? Era un'altra lettera?

"Okay, devo preoccuparmi?"

"No, per favore no..."

"Va bene... ma tu vuoi davvero mandarmi... quello che hai scritto?"

Iniziavo ad aver timore che potesse venir fuori qualcosa di terribile, di compromettente, qualche nuovo punto di non ritorno.

"Sì. Voglio davvero mandartelo... ma sarebbe la prima volta che condivido qualcosa di così... mio. E ho paura, ma voglio farlo."

Qualcosa di così... suo.

Dovetti rileggere il messaggio alcune volte. Perché doveva aver paura di mandarmi qualcosa?

Forse... forse perché era ciò che pensava di me?

Come avessi avuto una rivelazione, i miei dubbi vennero sostituiti da una sensazione di tenerezza. Se mi stava per affidare un pezzetto di lei, come aveva fatto la lettera, allora dovevo prestare attenzione: lo percepivo tra le mani, come se in quel momento avessi avuto un delicato fiore tra le dita.

Non volevo, in nessun modo, farle male.

"Vera... io vorrei solo dirti che, qualsiasi cosa sia, la tratterò con cura" 'esattamente come voglio trattare te', pensai.

"L'avevo iniziata alcuni giorni fa... oggi l'ho finita"

Ma non feci in tempo a risponderle.

"Caro Mattia

dai capelli neri,

quando stavo male

tu dov'eri?

Eri dietro un bancone

di un bar in città,

l'avessi saputo

sarei stata là.

Se l'avessi saputo

sarei scappata da te

non sarei rimasta

ferma con i miei 'perché'

Caro Mattia

dagli occhi blu,

quando mi perdevo

dov'eri tu?

Stavi camminando

per strade lontane

mentre io ero

sola come un cane.

Sola come un cane,

nei giorni di sole

e nei giorni di vento,

cento, cento e cento....

Vorrei solo lasciarti i miei occhi,

così potresti vederti,

e le mie spalle,

per appoggiarti.

Vorrei solo lasciarti le mie mani

perché sapresti che farci

e il mio cuore,

sapresti come amarci."

Rimasi senza fiato.

Vera mi aveva spiazzato.

Era una poesia così semplice, ma così piena di ciò che provava. Lo sentivo dentro, anche se non potevo ancora confessarglielo, ciò che provavo per lei.

Era una poesia così semplice, ma così piena di ciò che provava. Lo sentivo dentro, anche se non potevo ancora confessarglielo, ciò che provavo per lei.

Vera, davvero mi avresti dato il tuo cuore? E davvero credi davvero che saprei come amarci? Io, che senza di te, non saprei neanche cos'è l'amore.

Ripensai a tutte le mattine in cui era arrivata al bar, tutti gli sguardi silenziosi che le avevo dedicato e i pensieri, le domande che non le avevo mai fatto.

Mi sembrava pure follia: l'avevo vista per la prima volta meno di due mesi prima e adesso era la persona che volevo più vicina. Eppure ora non mi sentivo capace di andare avanti senza di lei, senza tenerla nella mia vita, non riuscivo più a credere che ci fosse qualcuno là fuori per me.

Perché quel qualcuno era lei.

"Vera, posso venire ad abbracciarti?" le scrissi d'impulso.

"Tutto okay?"

"Sì, è che non posso risponderti così, per messaggio"

"Non so se riesco a uscire"

"Ti prego, scendi e basta, dammi il tempo di venire e giuro che non ti ruberò più di dieci secondi" ero nelle condizioni di correre per chilometri, non ero capace di tenere tutto dentro, non ce la facevo, stavo già mettendo le scarpe.

"Va bene

Avvisami quando stai arrivando"

Io mi stavo già lasciando alle spalle la strada di casa.

Non avrei aspettato un secondo in più per vederla.

Col fiatone, arrivai alla via di casa sua.

Vera era fuori dal cancello.

Si voltò verso di me.

Corsi a perdifiato verso di lei, la raggiunsi e, trovandomela davanti, mi venne da piangere.

Mi fissò per un secondo e io non le diedi il tempo di dire nulla, la presi tra le braccia e la strinsi a me.

"Grazie... grazie..." ero commosso. I suoi capelli profumavano di buono.

"M..Mattia?" mi strinse a sé.

Restammo per qualche secondo abbracciati, io senza volermi staccare più.

C'eravamo salutati solo alcune ore prima, ma mi sembrava di non vederla da giorni e, nonostante tutto, in quel momento sentii di essere nel posto giusto.

Parlami ancora dei fiori d'arancioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora