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Quella sera Vera mi mandò un messaggio.

"Sai quando volevi offrirmi un caffè ma ho rifiutato?"

Era stato quel lunedì. La sera poi mi aveva scritto, ubriaca. Martedì ero a riposo, ma non l'avevo comunque vista fino a venerdì mattina, quando si era presentata con la lettera.

"Sì, perché?" quella domanda mi aveva scosso: dopo quel pomeriggio insieme temevo potesse intaccare quel qualcosa che, forse, stava nascendo tra di noi.

"Non ero stata bene. E sai già che... beh non stata bene nemmeno dopo.

Però quando ero fuori casa e non sapevo chi chiamare... ecco, il fatto che non volevi farmi pagare il caffè mi era tornato in mente

Ed è stato... ricordarmelo, che mi ha spinto a cercarti."

Ero in piedi, in camera mia e quel messaggio fu un colpo al cuore; dovetti sedermi sul letto per risponderle.

"Vorrei riuscire a trovare parole che possano essere utili, o quantomeno sensate. Non so come spiegarti quanto... questo, quello che mi hai detto, significhi per me."

Non riuscivo ad aggiungere altro. Ci provai, ci provai davvero.

"Dopo quella sera sono stata peggio, ma sapere che c'eri mi ha aiutata a tener duro... ma oggi ero terrorizzata e non ce l'ho fatta... volevo chiederti di nuovo scusa."

Capivo, fin troppo bene.

"Ti prego, non chiedermi scusa... vorrei" e lo stavo scrivendo, glielo avrei finalmente detto "solo che tu" sì, me la sarei giocata tutta: "ti sentissi al sicuro con me".

Volevo solo che con me potesse sentirsi al sicuro.

"Non so se ce la farò Mattia

Ma ci proverò"

Avevo un nodo alla gola. Non potevo pretendere di più, no? Non ancora.

Chiusi gli occhi. Cercai di rivedere il suo viso.

Dipinsi nella memoria il suo viso piccolo e la mascella definita, i suoi occhi delicati, il naso un po' all'insù, le labbra sottili e quel mezzo sorriso che faceva spesso.

Con più impegno misi a fuoco i ciuffi biondi, come le cascava la frangia e le curve del caschetto, come quel taglio le lasciava scoperto il collo.

Sorridevo al solo ricordo di lei.

Che mi aveva fatto quella ragazza?

Tornai alla realtà con Valerio che apriva di scatto la porta.

Avevo ancora il telefono in mano e non avevo risposto a Vera.

"Oh, Mattia! Senti, scusa se ti rompo, ce l'avresti una stizza?" mi chiese, con il suo solito fare bonaccione e una nota di insofferenza che mi fece preoccupare.

"Certo, fumiamo insieme?" vedendolo un po' agitato.

"Se hai tempo! Possiamo fare due chiacchiere?"

Mi alzai, prendendo la giacca con dentro le sigarette.

"Sì, sicuro, mi dai due minuti che rispondo a un messaggio?"

"Vai, sicuro, sto in cucina bere, ti aspetto lì." mi fece un cenno con la mano.

Non sapevo bene come rispondere.

"Vera, non preoccuparti. Adesso esco un attimo, ti rispondo tra poco, ok?".

Con il cellulare in tasca uscii con Valerio per salire al terrazzo sul tetto.

Era abbastanza scomodo, per i fumatori, che in quel condominio nessun appartamento avesse un balcone.

Sotto il cielo scuro accendemmo i nostri vizi e, appoggiati al parapetto, iniziammo a chiacchierare.

"Scusa se ti ho rotto eh" attaccò Valerio "Ma oggi sono veramente giù di corda, avevo proprio bisogno di un momento per staccare..."

"Che è successo?" domandai cercando di non sembrare troppo impertinente.

"Hai presente la Tata?"

"Mh, Tatiana dici? La tua amica quella con i capelli corti?"
"Sì, lei."

"Sì sì, ce l'ho presente allora..."

"Ecco, Tata ultimamente mi ha preso per confidarsi no..." sospirò "...e niente, mi ha raccontato di come è finita col Franco, Francesco, il suo moroso storico. Mi ha detto di quelle cose da non crederci, cioè, se non conoscessi lui e non sapessi che è uno stronzo, davvero..."

"Eh? Cos'è successo?"

"Guarda, io te lo dico ma a grandi linee, che in fin dei conti sono affari loro..." aspirò "In pratica lui si faceva tutte. E questo è patrimonio dell'umanità, cioè, tutti lo sanno. Fatto sta che lei metà le sapeva e metà gliele perdonava, finché non s'è stufata e lui è andato a farle danni a casa, ma cose da pazzi, ti giuro..."

Ero allibito.

"Che merda d'uomo..." riuscii a commentare "...che poi con Tatiana io ci ho parlato un paio di volte e mi è sembrata così simpatica. Tosta pure."

"Lo so, ma aveva come un debole per lui, insomma. Lui le era sempre piaciuto e quindi quando si sono messi insieme lei era convinta che sarebbe stato l'amore della sua vita."

"Ah... mamma mia..."

"Sì. E più io parlo con Tata... più mi rendo conto che a me piace lei." esclamò "Però continua a ripetere che dopo Franco lei non vuole più saperne niente di uomini e io allo stesso tempo non ho coraggio di provarci perché comunque è mia amica e sto malissimo a vedere come sta."

'sto malissimo a vedere come sta'. Mi ricordava qualcuno.

"Guarda..." spensi la sigaretta e me ne accesi un'altra, offrendo il bis anche a Valerio "...penso che sia la situazione più complicata in assoluto." Non sapevo bene se lo dicevo per lui o per me "Quando una persona ti piace, o provi dell'interesse o sì, insomma... quando sei innamorato... e la vedi star male, fa un male cane. Fa un male cane sempre e comunque, perché soffri con lei e per lei e stai male pure perché non puoi fare nulla. Ti senti impotente, inutile e ti sembra di non sapere dove sbattere la testa ma..." e mi fermai a pensare un attimo "...in fin dei conti le persone si accorgono di chi c'è e chi no. E alla fine puoi solo starci vicino in silenzio, perché quando avranno bisogno tu sarai lì e verranno da te perché ci sei sempre stato."

"Hai ragione, sai?"

"Dici? L'unica altra cosa che penso e che ti posso dire è che se sei disposto a starle vicino... beh, fallo perché vuol dire che è il posto giusto. E se non ti piacesse davvero non saresti disposto ad ascoltarla e a starle vicino."

"Madò, Matti, sei stato davvero una ventata d'aria fresca." rise, per poi fare un respiro profondo e liberatorio.

 "Beh, sono contento." gli diedi una fraterna pacca sulla spalla "Se hai bisogno vieni eh!".

"Assolutamente! Tu fai la terza?"

Annuii.

"Okay, allora io rientro, mangi con me una pasta per cena?"

"Si si, vai che ti raggiungo."

Valerio rientrò con una corsetta, salutandomi con la mano "Ti aspetto!"

Rimasi solo, a meditare sui miei stessi consigli, con l'ennesima sigaretta tra le mani, senza sapere cosa scrivere a Vera.

Parlami ancora dei fiori d'arancioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora