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Di nuovo, per alcuni giorni, non la rividi.

Quando entrò nel bar mi guardò e sorrise. Sembrava felice ed io mi sentii vulnerabile. Mentre arrivava verso di me, ebbi la percezione che non ci fosse nessuno intorno a me, che tutto si fosse fermato, finché non mi parlò.

"Ciao Mattia." era serena?

"Ehi! Vera!" perché avevo il fiato corto?

"Come stai?" tutto ok?

"Bene bene, grazie! Solita storia dietro qui dietro.." sorrisi "..e tu?"

"Non male dai" si sedette al bancone "posso chiederti un succo di frutta?" niente caffè corretto?

"Certo, gusto?" cosa stava succedendo?

"Mh... ananas?" Vera, parlami.

"Temperatura ambiente o fresco?" Vera, parlami!

"Fresco, grazie mille!" Vera, ti supplico, parlami...

Mi voltai il tempo di preparare il suo ordine e quando la servii tirò fuori dalla borsa una busta.

"Questa è per te."

Cercai di scappare con lo sguardo, ma mi fissava, "Per me?".

"Sì." era panico quello nel mio stomaco?

"Va bene" la presi tra le mani "devo aprirla?".

"Sì, ma leggila con calma, quando hai tempo... non è nulla di importante." sarebbe a dire? Mi porti una lettera che 'non è nulla di importante'?

"Va bene allora!" sorrisi, misi nella tasca del grembiule la busta e, con la scusa di andare a controllare alcuni tavolini, lasciai che fosse il mio collega a farle il conto.

Non volevo vederla di nuovo, non volevo darle lo scontrino, non volevo avere i suoi soldi e non volevo darle il resto, né vederla andare via: desideravo con tutto me stesso che non si fosse mai ripresentata.

Provavo strane sensazioni e, per qualche inspiegabile motivo, quella che mi sembrava di riconoscere meglio era "fastidio". 

Il suo comportamento mi aveva deluso, ma non riuscivo a spiegarmi perché mi sentissi così.

Dopo l'altra sera ero confuso e non sapevo bene cosa aspettarmi, ma di certo non giorni di silenzio e poi un suo riavvicinamento, non così, non con una lettera.

Quando ero andato da lei, l'avevo trovata distrutta e l'avevo portata a casa, alla porta mi aveva ringraziato ed era entrata senza guardarmi negli occhi.

Mi ero sentito vuoto, anche usato e credevo, mi aspettavo, un messaggio o qualsiasi cosa che fosse un minimo diversa dal comparire come nulla fosse con una cosa assurda, folle, privata e intima come... una lettera? Era davvero una lettera?

Cercai di non pensarci, ma la mia mente continuava a tornare a lei e sentivo crescere la rabbia, rabbia per aver avuto la faccia tosta di arrivare con un sorriso, e mentre capivo che vederla stare bene mi aveva fatto innervosire, iniziai a provare un senso di vergogna.

Come potevo permettermi di essere arrabbiato perché sembrava serena? Dopo tutte le mattine, le occhiaie che le avevo visto addosso, le lacrime trattenute e quel suo stupido caffè corretto, quel malessere che sembrava parte di lei e che mi aveva colpito, fatto preoccupare... come potevo?

Eppure, contro ogni logica e volontà, era ciò che provavo.

Non mi piaceva, ma dovevo gestire la situazione così com'era: poco importava cosa era giusto provare, dovevo fare i conti con quello che sentivo.

Il sole stava tramontando quando finii il mio turno di lavoro e decidi di prendere la strada più lunga per tornare all'appartamento.

Non ci pensai, inizialmente, ma quella strada era quella che passava davanti alla mia università

Camminare davanti ai cancelli aperti mi provocò una sorta di vertigine, che presto si trasformò in nausea e accelerai il passo verso il primo distributore di sigarette che conoscevo.

Era da un po' che non fumavo e, non avendolo, dovetti comprare anche un accendino. Il dispenser me ne diede uno orrendo, bianco con una specie di cagnolino cartoonizzato con una maglietta a scacchi rossi e neri. Mi ripromisi di coprirlo con del nastro isolante appena sarei arrivato a casa.

La prima sigaretta dopo tempo dà una sensazione ben specifica.

Il sapore, il gesto, aspirare.

Tutto è molto familiare e ti senti come riappropriato di una parte di te, come se per un periodo nella tua vita tu avessi rinunciato a qualcosa che faceva parte di te e, inevitabilmente, ripensi alle altre volte in cui avevi fumato. Ripercorri i luoghi, le persone, i discorsi, la sensazione del pacchetto finito, quei cinque euro che significavano solo altre 20 pause studio, compagnia aspettando l'autobus, l'inizio mattina con il caffè.

Non importa quanto tu ti fossi impegnato per perdere il vizio.

La sigaretta, anche se non manca, quando torna è lei.

Mentre ci ragionavo su, i miei pensieri tornarono a Vera.

Parlami ancora dei fiori d'arancioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora