capitolo 13

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quando mi chiedevano di te non sapevo mai cosa dire: ammetto che avevo paura del loro giudizio

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Ho sentito le mani tremare e gli occhi riempirsi di lacrime.
Non mi pentivo di ciò che avevo fatto, ma il senso di colpa mi uccideva.

Ho preso con decisione la lettera, aprendola.

Cara dolce Valentina,
mi manchi.
Qui a casa non vedono l'ora di incontrarti.
Mi hanno chiesto se puoi raggiungerci per le vacanze pasquali, sempre che tu non voglia stare con i tuoi genitori.
A proposito, come stanno?
Anche se stiamo insieme da poco più di un mese sei davvero importante per me.
Mio fratello Jacob non vede l'ora di vederti.
Gli ho fatto vedere quel disegno che ci ha fatto quella del primo anno corvonero, ha detto che sei bellissima, anche se sei serpeverde (scusaci, siamo una famiglia di grifoni)
Le giornate sono noiose senza di te, ma ho deciso di lasciarti un piccolo regalo prima che tu parta per casa tua.
Dovrebbe arrivarti in mattinata, ti consiglio di stare vicino alla camera o qualcuno potrebbe prenderlo (anche se ci sarà poca gente lì oramai)
Se per te non è un problema, saluta i tuoi da parte mia.
Ti amo

Oliver Wood

Come avevo potuto tradirlo?

La lettera mi è caduta tra le mani.
Ho sentito un vuoto interiore crescere ogni istante di più, facendo crollare tutte le mie barriere, i miei pensieri, le mie convinzioni.

Lui non l'avrebbe mai saputo, era l'unica soluzione possibile.
Dovevamo lasciare quella notte come qualcosa di iniziato e finito lì, era destino che saremmo stati sempre e solo amici.

Perché stavo così male per un ragazzo che neppure amavo?
Si, provavo qualcosa per lui, ma nulla paragonabile ai sentimenti che sentivo con Mattheo.
Quel senso di colpa mi impediva di dirgli la verità in faccia, mi impediva di dirgli quello che provavo realmente.

Ma cosa stavo pensando?
Dovevo assolutamente lasciarlo, per non farlo soffrire in futuro.
Tolto il dente tolto il dolore, giusto?
Magari fosse così facile.
Mi aspettavano due lunghe settimane da sola con lui.

Tutte le mie compagne di camera erano partite, lasciandomi lì da sola.
Non le sto accusando, se avessi una famiglia anche io avrei fatto lo stesso.
Lui era l'unico che avevo.

La mia mente era paralizzata, incapace di sviluppare un pensiero di senso compiuto, ho deciso quindi che quello non era un problema da risolvere quel giorno, una volta tornato Oliver avrei deciso sul da farsi.

Asciugandomi le lacrime che avevo versato qualche momento prima, mi sono cambiata, aspettando il suo regalo.
Si, mi dispiaceva per lui, ma era la mia vita, erano i miei sentimenti e solo io potevo esserne la padrona.
Una volta arrivato l'ho spostato in un angolino, posticipando a quella sera l'apertura: avevo altri programmi al momento.

Mi sono diretta con decisione verso la sua stanza, trovandola stranamente vuota.
Beh, probabilmente era in biblioteca.
Nessuna traccia di Mattheo neppure lì.

MATTHEO'S POV

Mio padre sapeva delle vacanze, sapeva di qualsiasi cosa facessi o dicessi.
Mi era sembrato strano il fatto che mi avesse lasciato in pace tutto quel tempo, ma proprio mentre lo pensavo, mi ha chiamato a sé.

Avrei potuto ignorarlo, ma avrebbe implicato complicazioni future ed era l'ultima cosa che volevo, aveva troppo potere e non potevo permettermi di essere un suo nemico.
Anche se proibito, mi sono smaterializzato andando a casa sua, che d'altronde, era casa mia.

"cosa vuoi, padre?" gli chiesi svogliato ma, allo stesso tempo, attento a ogni suo movimento.
"Ho un compito da darti figlio"
"tuo figlio ha un nome"
"ZITTO!" ha urlato prima di puntarmi la bacchetta contro.

"Non ti maledico solo perché ho bisogno di te" continuò "Dovresti farmi delle compere 'speciali'.. portati pure quella ragazzina, non mi interessa"

In qualche minuto mi spiegò ciò che dovevo fare, non era nulla di difficile, semplicemente voleva infastidirmi, come sempre.

"quando dovrei andare?"
"tra mercoledì e giovedì " concluse calmo.
"tutto qua?"
"si" rispose freddo tornando a guardare altrove, rilassandosi.

Usando la stessa modalità con il quale ero arrivato sono tornato al Castello, praticamente vuoto.
Ho cercato la Mikaelson, trovandola che vagava per i corridoi in cerca di qualcosa.

"eccoti!" ha detto correndomi in contro e abbracciandomi, la sua energia era qualcosa di incredibile.
"Che c'è, ti sono mancato?" gli ho risposto sconcertato, ancora assorto nei miei pensieri.
"si" ha risposto timida, prima di darmi un piccolo bacio.
"e questo cos'era?" le ho chiesto poi.
"Un modo per farti capire che non mi piaci solo da ubriaca, caro mio"
"che mi dici di Oliver?" ho continuato divertito.
"Quando tornerà gli spiegherò tutto" ha risposto fredda, si vedeva che non aveva voglia di affrontare l'argomento.
"ti va di andare, uno di questi giorni, in città?"
"a Hogsmeade?" disse facendo comparire un sorriso in volto.
"beh, si"
"me lo chiedi anche? Ovvio che si!!" concluse entusiasta come non l'avevo mai vista.

"ora ho delle cose da fare, ci si vede in giro Mikaelson" dissi prima di dirigermi verso la mia stanza, quella sera era una di quelle che volevo passare solo.

portami in paradiso | Matteo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora