Capitolo IX

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Arrivata nel vicolo dove abitava vidi un'ambulanza. Scesi correndo dall'auto e vidi un sacco nero su una barella. No, no, no! Mi rifiutavo di crederlo. Mi accasciai in terra e piansi come non avevo mai fatto. Poi tra un singhiozzo e l'altro sentii un mano sulla spalla e un silenzio tombale. Alzai lo sguardo e mi rimisi in piedi. L'ambulanza era sparita e potevo vedere mia madre cucinare dalla finestra. Poi sentii una voce "è alquanto divertente sai? Una dura come te messa in ginocchio da uno stupido sogno". Loki. Era stata una delle sue illusioni. Lo presi per il collo e lo buttai contro il muro "ti avevo detto che te ne saresti pentita se mi avessi mancato di rispetto ancora una volta." Disse quasi ridendo." "non provarci mai più" poi lo mollai e lui si toccò il collo, dove lo avevo afferrato. "Ora tu sei un mio amico. Vedi di non fare cavolate" roteò gli occhi e poi mi raggiunse prendendomi a braccetto. Lo guardai di traverso e lui mi disse "perché amici?" "Forse perché presentarti a mia madre come il pazzo che ha distrutto la città non è la scelta migliore." "Non è ciò che intendevo" ero un po' confusa ma poi realizzai. Mi staccai da lui e prima di bussare alla porta dissi "non parlare se non interpellato". Suonai al campanello asciugandomi le ultime lacrime. "Figlia mia! Quanto mi sei mancata" esclamò is madre abbracciandomi "Anche tu mamma" "Chi è questo tipo?" Loki fece per aprire la bocca ma iniziai subito a parlare. "Lui è un mio amico. È nuovo in città e l'ho portato a fare un giro." "Ah, peccato." Diventai subito rossa. Loki entrò in casa subito dopo di me. Mia madre preparò il te e dopo una trentina di minuti c'è ne andammo. Salii in auto e guidai come una furia verso casa. Poi salii le scale velocemente ed entrai in casa. Presi del pane e del prosciutto e andai in camera. Accesi il pc e mi sedetti sul letto. Stavo per iniziare la mia nuova serie quando bussarono alla porta. Aprii e mi trovai davanti Loki senza maglia. "Mettiti addosso qualcosa." Poi feci per chiudere la porta ma lui entrò velocemente nella mia camera. Mi spinse contro il muro e si avvicinò pericolosamente. "Perché hai rifiutato la mia offerta?" "Di cosa stai parlando?" "Da tua madre" "Ah sì, forse perché hai cercato di uccidermi ieri sera?" "Oh andiamo lo sai che non lo avrei mai fatto" "Hai detto tu di essere un mostro" feci per spostarmi ma lui mise un braccio all'altezza della mia testa, impedendomi di muovermi. Fece una risatina sadica e disse "dove credi di andare?" "Loki finiscila. Voglio mangiare in pace." "Ho fame anche io" "bene li c'è del -" non mi lascio finire e si avventò sul mio collo. Iniziò a baciarmi e mordermi come se gli mancasse l'aria. Provai a spingerlo via ma era inutile. Mi aveva bloccata al muro. Per un minuto ho creduto che mi avrebbe violentata. Le lacrime si formarono nei miei occhi ma mi rifiutai di piangere. Così usai l'astuzia e lo assecondai finché non tolse il braccio. A quel punto stava giungendo alle mie labbra e io scattai di lato. Lo spinsi per terra e poi afferrai il piede di porco sotto il mio letto. Mi misi seduta sopra le sue gambe per evitare che si alzasse. "Sei un verme" "non mi sembrava di essere così spregevole poco fa." Disse con un sorrisetto. Poi fece per afferrarmi i fianchi ma mi alzai velocemente. "Fuori di qui ora." Alzò le mani in segno di resa e uscì. Mi rimisi sul letto e pensai alla sua sfacciataggine. Finito di mangiare uscii dalla mia camera e andai in bagno. Mentre mi facevo la doccia ripensai a ciò che era successo prima con Loki. Cazzo. Mi resi conto che non stavo completamente fingendo. Una stramaledetta parte di me non si sarebbe mai fermata. Uscii dalla doccia, pulii lo specchio e alzai lo sguardo. Feci per togliermi l'accappatoio quando vidi il riflesso di quello stronzo dietro di me. Mi voltai e non c'era nessuno. Stare con lui mi faceva male. Ora avevo perfino le allucinazioni. Mi asciugai e uscii dal bagno. Andai in camera e controllai dal cellulare dove si trovava Loki. "Nella sua camera. Perfetto!" Avevo davvero troppa sete per vestirmi così andai in cucina in intimo. Presi una bottiglia di acqua e un bicchiere di whisky. Mi voltai e indovinate un po' chi c'era a guardarmi? Sì esatto, lui. Girai intorno al tavolo e filai velocemente in camera. Mi misi i vestiti più larghi e coprenti che avevo e mi misi di nuovo a compilare scartoffie. L'asgardiano era rimasto per tutto il tempo a fissarmi. Stranamente non fece alcun commento e poi si sedette al tavolo con me. All'inizio lo ignorai completamente. Poi però iniziai a sentire la tensione e, senza alzare lo sguardo, gli chiesi: "volevi? Spero che la risposta sia scusarti" "no mi dispiace per te agente. Sono stufo di stare in casa. Amo leggere ma ho già letto metà della libreria. Possiamo uscire?" "Cosa mi da la certezza che non vuoi inscenare un'altra apocalisse una volta fuori casa?" "La mia parola" "detto dal Dio dell'inganno è alquanto esilarante non credi?" "D'accordo. Non so come fare a convincerti ma non c'è la faccio più a passare le mie giornate così". Mi fece un po' pena. Alla fine mi lasciai intimidire e uscimmo insieme. Io avevo un vestito a fiori con degli stivaletti e la mia giacca di pelle, lui aveva dei pantaloni neri, una camicia bianca e una cravatta verde scuro, come il suo cappotto. Presi gli ombrelli e andammo a fare un giro. La gente ci guardava in continuazione. Che imbarazzo.

The apartment  // Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora