Capitolo XXVI

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Improvvisamente Loki mi spinse sul materasso e si piegò su di me. Non mi diede nemmeno il tempo di replicare e iniziò a baciarmi letteralmente ovunque. Cercò di strapparmi la maglia ma lo fermai. "Faccio io". Eravamo quasi completamente nudi. Mi accarezzò una guancia, passò in mezzo ai seni, scese lungo il mio fianco sinistro e poi infilò la mano nei miei slip. Piantò i suoi occhi nei miei e, senza preavviso, inserì due dita dentro di me e iniziò a muoverle. Continuò a fissarmi per qualche minuto, poi inserì un'altra dito. Inarcai la schiena e buttai la testa indietro. I suoi occhi erano pieni di lussuria. Improvvisamente mi sfilò la biancheria e mi baciò intensamente. Entrò in me e io gettai un gemito tra le sue labbra. Ciò lo fece eccitare ancora di più. Allacciai le gambe dietro il suo bacino e lui iniziò a martellare ancora più forte. Passò una mano lungo la mia schiena facendomi venire la pelle d'oca. Le mie unghie erano nuovamente conficcate nella sua pelle. Loki sussurrò il mio nome nell'incavo del mio collo e capii che stava arrivando al culmine. Diede qualche colpo di reni e poi entrambi raggiungemmo l'orgasmo. Lui si sdraiò di fianco a me. I nostri respiri riempivano la stanza. Avrei voluto parlargli ma ero troppo stanca e mi addormentai in pochi minuti. Mi svegliai di soprassalto a causa della suoneria del mio cellulare. Loki mugugnò qualcosa con voce arrabbiata. "Spegni questa dannata musica". Allungai un braccio e afferrai il cellulare. Era mia madre. Andiamo non è possibile. Notai che era molto tardi, quasi mezzogiorno. Mi misi la maglia della sera prima e andai in cucina. Finalmente potevo mangiare la mia amata pizza Margherita. Mentre sistemavo la teglia da mettere nel forno Loki si avvicinò da dietro mettendomi le mani sui fianchi. Iniziò a baciarmi il collo, poi le clavicole, poi le spalle cercando di raggiungere la schiena. Le mani iniziarono a tremare tremendamente quando infilo una mano sotto la maglietta. "Sto preparando il pranzo" dissi cercando di cancellare lo stupido sorriso che avevo sulle labbra. "Il pranzo può aspettare" sbiascicò lui in risposta. Mi voltai, presi il suo volto tra le mani e lo fissai cercando di mantenere uno sguardo severo. "Fammi infornare la pizza e poi ne riparliamo" accennai un sorriso e lui roteò gli occhi, mi baciò un palmo della mano e andò a vestirsi. Quando tornò dalla camera la pizza era pronta da un pezzo. "Buonasera madame" dissi ridendo. Loki afferrò una fetta e la assaggiò. "Ma è fredda". Mi misi a ridere silenziosamente. "Hai impiegato 35 minuti per prepararti e la pizza era pronta 30 minuti fa. Lo so anche io che è fredda. Per questo ne manca metà." Mise una specie di broncio e prese il piatto portandolo nel forno.
Si sedette al tavolo e iniziò a fissarmi. Ero imbarazzata. Sorrise quasi timidamente, ma sapevo che era una farsa. Abbassai lo sguardo e incrociai le braccia cercando di nascondere me e il mio imbarazzo. Il trillo del forno mise fine a quella tortura. Nervosamente cercai di alzarmi ma lui mi fermò "Lascia, faccio io". Mentre lui si alzava io corsi silenziosamente nella mia camera. Iniziai a riordinare nervosamente. Poi mi fermai. Perché quella reazione? Uscii dalla stanza di corsa, arrivai in cucina, mi sedetti velocemente e appoggiai le mani sul tavolo. Loki mi guardava con l'espressione di chi si aspetta una filippica. "Ok. Dobbiamo parlare." Lui appoggiò la pizza nel piatto "Va bene". Devo ammettere che non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui. "Ieri sera, tu mi hai maltrattata, mi hai ferita, tutto quello che volevo era vederti bruciare. Però siamo finiti a fare sesso. Io non mi sono mai comportata così. Il perdono non è mai stato nelle mie possibilità da quando ho memoria. C'è il tuo zampino." Ero confusa e irritata. Loki non proferì parola e continuò a mangiare. "Potresti rispondere?" Finì la fetta che stava mangiando e mi guardò. Odiavo quando si metteva a fissarmi. Non riesco a sostenere gli sguardi delle persone. Lui lo sapeva bene. "Io non so come lo chiamate sulla terra ma ad Asgard noi lo chiamiamo amore. Forse ne sei affetta pure tu? Non lo so. Io sì, ne ho la certezza. Probabilmente è la prima volta che ne sono così sicuro. Forse tu lo devi ancora capire." Ora ero io quella allibita. Io? Innamorata? Impossibile. Io non sono il tipo di persona che si fa coinvolgere. "Smettila Loki, sono seria" "Credi che io non lo sia?" Avevo finito gli argomenti. Dannazione. Presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi. Effettivamente c'era qualcosa, forse non era proprio amore ma c'era qualcosa. Lo sapevo ormai. La parte difficile ora era ammetterlo. Quando aprii gli occhi Loki aveva già sistemato la cucina e aveva messo sul tavolo un quaderno e un paio di penne. "Ora parliamo del Tesseract?" Dissi come se fossi stata io a prendere l'iniziativa. "D'accordo. Partiamo dall'inizio dato che non sapete proprio nulla." Impiegò due ore solo per spiegarmi chi erano chitauri e perché era venuto sulla terra. "Quindi tu hai manie di potere e sottomissione e un titano viola ti ha concesso il suo esercito in cambio del cubo." Semplificai velocemente. Loki Mise due dita sul setto nasale, come si fa quando non si hanno più speranze. "Sì, detto fin troppo grossolanamente è così" "ooook. Ora la cosa più importante: dove sì trova la reliquia dei problemi? (sì la chiamavo così perché è vero, chiunque la possieda si infila in casini inimmaginabili)" L'asgardiano si fermò. "Il problema sorge qui. Io non ho mai incontrato costui. C'erano tre anziani che facevano da portavoce ma io non so dove fosse la loro base." "In sintesi eri un idiota" bisbigliai tra me e me. "Ti ho sentita." Disse amareggiato. "Scusa, hai ragione. Intendo che non brillavi per la tua intelligenza." "Come prego?" "Insomma pensaci: per un tuo capriccio hai cercato di sottomettere un pianeta con l'aiuto di uno che non hai nemmeno mai incontrato e, in più, volevi pure donargli due delle maggiori fonti di potere e energia nell'universo probabilmente." "Non gli avrei mai dato nulla. Io volevo regnare su Asgard ma il trono mi è stato negato. Certo, ero erede di Jotunaym, ma chi avrebbe voluto come erede l'assassino del proprio monarca? Quindi restavate solo voi. La terra dove mio fratello era stato esiliato e dove si trovava il "cubo" come lo chiami tu. Una volta ottenuto il potere avrei chiuso il portale e regnato ininterrottamente su voi insulsi mortali." Parlò con una voce a metà tra quella di un tiranno e quella di un folle. Roteai gli occhi in segno di noia per tutta questa teatralità. "Hai finito? Bene. Come facciamo a trovare il cubo della discordia? Ci sarà una scia di energia o roba del genere." Iniziai a sfogliare nervosamente il plico di fogli con i dati sul Tesseract dello shield. "Fortunatamente l'idiota che hai di fronte ha aiutato Selvig a trovare un modo per ridurre il campo di ricerca." Con aiutato intendeva ipnotizzato grazie allo scettro. Ok, era fatta per metà.

The apartment  // Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora