Capitolo XXXVIII

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Non riuscivo a dormire. Erano giorni che non dormivo. Avevo letteralmente rapito Heather e nel farlo l'avevo uccisa. Ogni volta che chiudevo gli occhi sentivo il suo esile corpo schiantarsi contro il pavimento e la vedevo soffocare nel suo sangue. Sapevo che quell'idiota di mio fratello le avrebbe detto che era acqua. Stavo impazzendo. Poi, finalmente, dopo due giorni, era venuta a trovarmi. Avevo indossato la mia solita maschera e interpretato la mia parte alla perfezione, come sempre. La sua voce ricolma d'odio mi spezzava. Sapevo che non sarebbe stato facile riconquistare la sua fiducia. Durante le brevi visite di mia madre le uniche parole che ci scambiavamo riguardavano la sua salute e l'approvazione della mia richiesta. Sapevo che Odino le aveva già comunicato la sua decisione ma lei fingeva di non sapere nulla. Ero intrattabile e furioso. Mentre ero sdraiato e intento a fissare quei bifolchi nelle altre celle provai a stabilire una connessione con Heather. Sapevo che stava male e sapevo che non poteva tornare a casa. Mi sentivo un verme. Durante la notte cercai di apparirle in sogno con scarsi risultati. Riuscii comunque a vederla e questo mi bastò per addormentarmi.
Heather
Quella notte mi sembrò di sentire la voce di Loki nella mia testa mentre dormivo. Non sapevo a cosa fosse data tutta questa mia preoccupazione del rivederlo. Mi svegliai presto come sempre. Stranamente c'era un libro che ero in grado di leggere così passai il tempo così. Verso le 10:30 del mattino mi vennero a prendere delle ancelle, mi aiutarono a prepararmi e poi mi accompagnarono nelle segrete. Continuavo a chiedere di poter indossare dei pantaloni ma loro mi ignoravano e andavano avanti. Odiavo le gonne e gli abiti, erano difficili da indossare e ti intralciavano qualsiasi cosa tu volessi fare. Percorsi l'ultimo tratto scortata dalle guardie. Loki era seduto sul suo letto e fissava il corridoio con un'espressione corrucciata. Aprirono di poco la barriera e mi lasciarono entrare. Mi appoggiai ad un angolo e rimasi lì a osservare la stanza. Loki mi stava fissando a sua volta ma io cercavo di non dargli importanza. Finalmente si alzò e andò al lavello. Si lavò il volto e poi si pettinò i capelli. "Sono venuta qui per osservare una tua giornata tipo? È questo che mi stai dicendo?" Ero annoiata e arrabbiata. Lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Raggiunsi quella che sembrava una sedia e mi lasciai cadere su di essa. Ero nervosa e questo mi costava parecchia fatica. "Dovresti indossare più spesso i vestiti. Ti donano molto." Alzai una mano per farlo tacere. "Non iniziare con i complimenti." Si tolse la maglia e i pantaloni, restando in mutande. Abbassai lo sguardo per non diventare rossa. Lui se ne accorse e fece un sorrisetto. Sì rivestì con nuovi abiti e poi si sedette di fronte a me con un libro in mano. Lesse per 45 minuti e nella cella c'era il più totale silenzio. Poi chiuse il libro con una mano sola. Feci un leggero balzo per lo spavento e Loki rise. Rideva sempre di me ma questa volta era diverso. Era quasi dolce, sembrava malinconico. "Ridi? Davvero?" "Non sei cambiata per nulla." "Hai ragione ma, d'altronde, sono stata rapita e quasi uccisa. Che sarà mai? Se ricordi ho una certa dimistichezza con i traumi." Mentre parlavo mi ero alzata e stavo camminando per allontanarmi il più possibile da lui. "Ci hai pensato che, magari, in seguito a questi traumi rischio di non poter fare più il lavoro che facevo? Come faccio a correre e saltare se i miei polmoni hanno le stesse capacità di quelli di un ottantenne che fuma da quando ha 15 anni?" Ero furiosa. "Non ti servirà lavorare. Quando uscirò di qui andremo alla ricerca di un nuovo pianeta e diventerò il re. Il lavoro sarà inutile. E comunque non credo che tornerai sulla terra." Si era avvicinato a me e teneva le mie mani tra le sue. "1. Cosa ti fa credere che uscirai di qui? 2. Io cosa?" Strappai via le mani e mi allontanai ancora un po'. "Io ho i miei metodi Heather. Se voglio una cosa la ottengo, in un modo o nell'altro, e non sarà di certo una stupida ragazza midgardiana a impedirmelo." Ero abituata alle sue offese e ormai non mi sfioravano più. Lasciai andare una risatina. "Quello che non cambia mai sei tu!" Urlai a pieni polmoni. Afferrai una tazza di metallo dal tavolino che avevo davanti e gliela tirai con tutta la forza che avevo in corpo. Lui ovviamente la schivò con un'espressione annoiata sul volto. Avevo fatto una cosa stupida. Urlare così richiedeva molta aria e io non ne avevo troppa a disposizione. Abbassai il braccio e una fitta mi tolse l'aria. Non riuscii a sostenermi e caddi in ginocchio. Loki si precipitò da me e cercò di aiutarmi. Mentre riprendevo fiato lo bloccai con lo sguardo. "Faccio da sola." Dissi minacciosamente. Quando riuscii a rimanere in piedi e capii che potevo camminare mi voltai verso Loki. "Ora posso andare per cortesia?" Lui disse si con la testa senza guardarmi. Mentre percorrevo il corridoio fatto di celle sentii qualcosa infrangersi per terra ma non ci feci bado. Tornata in camera andai a cercare Thor. Trovai invece Lady Sif, la donna con i lunghi capelli neri che avevo visto la sera prima. Lei era una guerriera, indossava sempre l'armatura. Le chiesi indicazioni su dove potessi trovare la sala delle guaritrice e lei mi accompagnò. Era molto gentile e anche molto bella. Disse che Thor le aveva parlato di me e che era rimasta stupita dalle mie capacità dato che ero solo una midgardiana. Mi salutò e io entrai. Dovevo fare un controllo di routine. La donna mi disse che stavo guarendo bene che che tra meno di un mese avrei potuto fare tutto ciò che facevo prima e sarei potuta tornare a casa. Ero molto felice. Mi disse anche che potevo ricominciare ad allenarmi, seppur poco e con pochi sforzi. Loki questo non lo doveva sapere. Lasciare che si crogiolasse nei sensi di colpa mi dava un senso di potere incredibile. Probabilmente molti di voi diranno: "sei crudele lui sta male per ciò che ti ha fatto" o cose del genere, ma a me non importava. Io ero libera e lui stava scontando la sua pena per ciò che aveva fatto alla mia città. Se lo meritava. Passai il pomeriggio nelle vie della città. Volevo trovare un'occupazione mentre ero lì. Incontrai nuovamente Sif. "Ci incontriamo nuovamente midgardiana. È andato tutto bene?" "Salve Lady Sif. Sì, è andato tutto bene. Sapresti dirmi dove posso trovare qualcuno che ha bisogno di qualcuno che lavori?" Sif fece un sorriso a trentadue denti. "Io ho bisogno di una mano." La seguii in una stretta via fino ad un capannone abbastanza ampio. Dentro esso c'era una specie di palestra. "Nessuna donna della città è alla mia altezza. Dimostrami cosa sai fare e ti darò le chiavi di questo posto. Ci vediamo domani pomeriggio, chiedi alle ancelle dei vestiti che uso io." Poi corse via. Tornai a palazzo e iniziai a leggere ancora un po' prima di cena. C'era un'altra festa ma ero troppo stanca per andare, così cenai in camera da sola. Ripensai al mio piano. Un mese non era molto infondo. Potevo resistere.

The apartment  // Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora