Capitolo XXXII

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Andai a sedermi in fondo al tavolo in maniera da rimanere vicino al mio prigioniero che, al contrario di me, rimase in piedi. Selvig continuava a tremare come una foglia e gli sguardi dei presenti passavano da dolci verso di lui a disprezzanti verso Loki. Cercai di non dare a vedere la mia irritazione. Ad un certo punto l'asgardiano sbadigliò e lo scienziato trasalì. Loki si guardò in giro con finto stupore. "Senta White, porti il prigioniero in una cella" mi impose Fury. Non potevo contestare un ordine, anche perché non ne avevo il motivo. Mi alzai e andai da Loki. Gli appoggiai in mano sulla spalla e gli feci cenno con la mano di dirigersi verso la porta. Lui si voltò fece un passo e si fermò. Lo guardai per capire perché si fosse fermato. I suoi occhi erano freddi come la pietra. Sembrava lui stesso di pietra, come se fosse incapace di provare qualsiasi tipo di emozione o sensazione. Con uno scatto mi afferrò, la catena delle manette intorno alla mia gola. Tutti si alzarono di scatto mentre mi dimenavo sotto la sua presa. Iniziava a mancarmi l'aria. Mi aggrappai ad una sua mano mentre cercavo di toccare il pavimento con la punta delle scarpe. Perché mi stava facendo questo? Dopo ciò che era successo quella mattina? Cosa gli stava succedendo? Cercai di tirargli un calcio sulle ginocchia con scarsi risultati. Stava allentando la presa. Tutti coloro che ne avevano una estrassero la loro arma. Iniziai a ricevere l'ossigeno necessario per pensare lucidamente. Lo sentii parlare con quella voce cattiva e piena di veleno che aveva mentre parlava con Nat. Non riuscivo a capire cosa diceva quindi mi concentrai. La chiave delle manette! Erano le mie! Senza che Loki se ne rendesse conto presi le chiavi dalla cintura e, con la scusa di volergli toccare una mano, la inserii nella serratura e feci un giro. Ok ora dovevo solo riuscire ad aprirle. Alzai ancora il braccio e gli sfiorai una guancia. Sentii il suo battito rallentare per un secondo, il tempo necessario per permettermi di slacciare l'anello che stava al polso che avevo aperto. Loki se ne accorse e cercò di stringere la presa aprendo ancora di più l'anello fino a farlo sganciare dal braccio. Caddi a terra mentre riprendevo fiato. Velocemente mi allontanai da lui strisciando a terra. Tutti si avvicinarono a me e, colui che avrebbe dovuto volermi bene, alzò le mani in segno di resa con uno stupido sorrisetto. Mi guardò sprezzante. Thor si avvicinò al fratello, gli richiuse le manette dietro la schiena e, con uno spintone, lo fece uscire dalla stanza. Nat mi portò in uno degli alloggi usati come infermeria per medicare il taglio sul ginocchio che mi ero fatta cadendo e i segni sul collo. "Senti Heather..." non alzai nemmeno lo sguardo "... se il compito si sta facendo troppo duro devi dirlo." "Nat ti prego. Sai che ho passato di peggio. Non è la prima volta che mi aggredisce e non sarà l'ultima. Ho imparato a gestirlo, come hai potuto vedere." "Ciò che ho visto è altro. Forse sono stata l'unica a notarlo, anzi, sicuramente, ma quando gli hai sfiorato la guancia per un secondo le sue vene sui polsi si sono rilassate." Non potevo più fuggire. Questo momento era inevitabile. Una lacrima sfuggì al mio controllo e cadde sul pavimento. "Io non so come spiegarlo." Natasha non disse nulla. "So ciò che ha fatto. Riconosco il fatto che a volte esercita una violenza eccessiva su di me e che io spesso ne sono terrorizzata, ma non posso farci nulla. Lui mi capisce. Le uniche persone che mi hanno trattata come una ragazza normale dopo aver letto la mia cartella siete state tu e Helen. Poi Loki, l'ha trovata sai? Ero disperata. Non avevo la più pallida idea di come giustificarlo. È stato questa mattina. E ora mi ha quasi uccisa, o almeno ci ha provato. Io non so cosa fare." Lei sospirò profondamente. "Non posso dirti che sarò dalla tua parte sempre, perché sappiamo entrambe che non è così. È pericoloso. L'unico motivo per cui questa cosa potrebbe sfuggirmi con i nostri compagni è perché tu potresti essere in pericolo." "Io sono felice. Dopo tanto posso dire, potevo dire, di stare bene. Mi sentivo così normale. Mi sentivo accettata da qualcuno." "Se è ciò che desideri non dirò nulla a nessuno." "Grazie Nat, sei la migliore." Lei mi abbracciò e poi finì di medicarmi. I segni sul collo non erano affatto spariti, anzi erano più evidenti di prima.
Loki
Arrivati davanti alla cella Thor mi spinse dentro facendomi inciampare. Credevo che se ne sarebbe andato invece entrò anche lui e mi appese al muro tenendomi per il colletto. Con il mio solito fare alzai le mani in segno di resa ma non servì a molto, anzi, mio fratello alzò il braccio per mollarmi un pugno in pieno volto. Non chiusi gli occhi. A qualche centimetro dalla mia faccia, però, si fermò. "Sei proprio un bastardo. Non ti importa nulla degli altri vero? Lei ha cercato di aiutarti e questa è la seconda volta che rischi di ucciderla" finalmente ero di nuovo con i piedi per terra. Mi sistemai la camicia e il cappotto. Pensai a ciò che era successo prima. Perché l'avevo fatto? Non avrei mai voluto farle del male. Era stato come un istinto che reprimevo da troppo. Forse era parte di me il dover essere tanto egoista da ferire periodicamente le persone che mi stavano attorno. Scacciai quei pensieri quando mio fratello ricominciò a parlare. "So che provi qualcosa per lei. L'ho visto alla festa e l'ho visto prima, quando Heather ti ha sfiorato la guancia. Sono stato l'unico e ne ho la certezza. Sono l'unico che ti conosce da così tanto tempo da notare questi tuoi piccoli gesti." Andai su tutte le furie. "Io non provo nulla. Non so quali strane idee vi siate fatti ma tra me e lei non c'è nulla. Hai capito? Se, per qualche strano motivo, dovessi essere gentile con un'idiota come lei, sarebbe per trovare un modo per scappare da questo inutile pianeta." Non avevo mai mentito così tanto in tutta la mia vita. Dire quelle parole mi faceva male. Thor scosse la testa e poi uscì dalla porta chiudendola alle sue spalle. Mi lascia cadere sulla branda e rimasi a fissare il vuoto per non so quanto tempo. Sembrava passata più di mezza giornata quando vennero a riprendermi. Era un agente che non avevo mai visto, o di cui comunque non mi ricordavo. Mi portò fino al parcheggio e poi mi tolse le manette che mi aveva messo per fare quel breve tragitto. Vidi Heather appoggiata al cofano della sua auto nera intenta a fissare la ghiaia. Giocava nervosamente con le chiavi della macchina. Avanzai verso di lei con un sorrisetto quasi amichevole, cercando inutilmente di cancellare ciò che era successo quella mattina. Il cielo era rosso, tinto dalle ultime luci del tramonto e soffiava una leggera arietta che le faceva muovere i capelli che le erano saltati fuori dalla coda. Era bellissima. Gli occhi mi caddero sul suo bel collo segnato dalla catena delle mie manette. Cercai di nascondere il mio dispiacere. Quando fui abbastanza vicino da permetterle di sentire chiaramente i miei passi sulla ghiaia la guardai negli occhi e allargai le braccia, come per mostrarle che stavo bene. Lei alzò appena lo sguardo. Mi guardava con disprezzo. Quando vide che ero quasi vicino a lei si alzò in piedi e mi fissò per qualche secondo. Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra. Allungai la mano per alzarle il mento ma lei si scostò velocemente, salì in auto e mise in moto. Rimasi per qualche secondo a fissare il vuoto davanti a me, poi lei suonò il clacson per farmi muovere e anche io mi sistemai sul sedile di fianco a lei. Durante il viaggio non volò nemmeno una mosca.

The apartment  // Loki LaufeysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora