Capitolo 15.

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Capitolo 15.

vi prego di ascoltarla con http://www.youtube.com/watch?v=W-TE_Ys4iwM

Perché una ragazza come me, nelle mie condizioni, ha cercato una scappatoia fino a questo punto?
Ho sempre evitato di rispondere a questa domanda in realtà.
Io e Louis siamo insieme perché non potrebbe essere altrimenti, perché il destino ha voluto così. Ed è stato chiaro dal primo momento, su questo non c'è dubbio.
La domanda però è: perché ho cercato una scappatoia? Perché mi sono affidata alla droga?
Perché non ne potevo più, perché sapevo che una volta morta la mia vita sarebbe stata solo un inutile passaggio, uno tra i tanti ma io non avrei saputo dare un motivo per cui essere ricordata.
Forse nemmeno ora ho niente da offrire a qualcuno ma sto vivendo quello che voglio e posso ritenermi felice.
-"E tu perché lo hai fatto?
Questa è la frase migliore che il mio cervello riesce a elaborare. Me ne pento appena Louis si abbandona ad un sorriso amaro.
-"A domanda non si risponde con domanda" - e avrei dovuto prevederlo che questa sarebbe stata la sua risposta
Impossibile fregare Louis, impossibile.
-"Credo che il destino abbia deciso per noi"
-"Il destino, la piu grande stronzata della storia dell'umanità" dice allargando le braccia in gesto teatrale.
-"tu ci credevi, quando ti ho conosciuto.." lui scuote la testa 
-"Era l'unico pretesto che avevo per rivederti"
-"È l'unica cosa in cui credo" confesso abbassando lo sguardo.
-"Ognuno di noi fa delle scelte, ecco perché avvengono determinate cose, quando la gente non ha le palle si inventa stronzate come il destino" e finisce di girare un'altra canna indicandomi con essa.
-"Allora mettiamola cosi, volevo vivere, volevo sentirmi viva, volevo respirare, non capivo perché avrei dovuto permettere a qualcuno di organizzare il mio futuro, solo io potevo deciderlo"
Rimane in silenzio alle mie parole, quando capisco che non avrebbe aggiunto altro mi metto a gambe incrociate davanti a lui.
-"E tu? Perché hai scelto di lasciare tutto?"
-"Tutto? Quale tutto?"
-"Perché hai lasciato Londra?"
-"Cos'aveva da offrirmi quel posto?"
-"Non avevi nessuno?" silenzio, il silenzio totale e il mondo che mi cade addosso.  

Written in these wallks are the stories that I can't explain 
I leave my heart open but it stays right here empty for days..
 


-"Provo a fartela breve Abigail, quando avevo quindici anni mio padre uccise mia madre, non la uccise proprio nel vero senso della parola, la spinse al suicidio. La picchiava in continuazione, mi ricordo ancora il rumore delle bottiglie che si rompevano sul pavimento, il suono del pianto di mia madre non mi smetterà mai di tormentarmi, era una brava persona, aveva i tuoi stessi occhi. Mio padre scappò qualche giorno dopo con mia sorella minore Charlotte, mentre Felicity rimase con me, il mio dolore, il mio odio per il mondo, le mie domande senza risposta. Era la prima volta che non avevo più voglia di credere in Dio. Come potevo credere in qualcosa dopo quello che avevo visto? Come posso credere nell'amore? Come potevo essere coraggioso? Mia sorella mi odiava perché non ho mai provato a prendermi cura di lei, restavo a guardare il soffitto tutto il giorno aspettando che qualcosa mi salvasse, Felicity poi è andata via, non so dove, non l'ho mai piu vista. Non ho nemmeno avuto il coraggio di andate a riprendermela, ora sarà grande, saprà cavarsela da sola? Ci pensa ogni tanto a me? Io si, io la penso sempre. Mi aggiravo per le strade di Londra e vedevo i miei vecchi compagni di scuola sulla via della perdizione e li ho scoperto la droga, e da li ho iniziato a respirare, ho scoperto l'alcol e ho trovato la luce nei miei occhi. Avevo solo sedici anni, capisci? Andavo a feste, feste nei grandi locali, con tanta gente, il cui il troppo rumore non mi permetteva di pensare a quel mal di testa cronico, finivo sempre con una nuova nel letto, non era nient'altro che un altro corpo freddo e insignificante. Non era un granché di vita tutto quello che guadagnavo qua e la lo bruciavo in cocaina e altre droghe. E poi da quel parco sai tutto anche tu"
E ora lo posso vedere, posso vedere i suoi occhi arrossati dal dolore e non dal fumo, posso vederle le labbra che tremano nel frustrante ricordo del passato e non per il freddo. Perché ho impiegato così tanto tempo per capire che ha un vuoto cosi grande dentro? Perché ho capito solo ora che noi due insieme siamo la medicina a tutto il nostro male? Che il suo vuoto può essere colmato da me, che le nostre sfaccettature coincidono perfettamente.   
Posso solo immaginare quanto sia frustante il ricordo del pianto di sua madre che lo accompagna in ogni secondo.
Solo ora noto tutto il dolore della persona che con tutta la sua fragilità mi ha resa felice, e io non sono stata in grado di dargli niente.
E mentre lui affonda mi insegna a stare a galla, a sopravvivere al mondo, anzi a viverlo a esserne padrona. 
Lui sa cosa significa essere soli, lo sa meglio di chiunque altro. Molto meglio di me, sicuramente. Come ho potuto essere così egoista? 
Louis Tomlinson ha tanto freddo dentro quanto l'oceano dei suoi occhi.
-"Ora il tuo passato è anche il mio"
-"Facciamo che il futuro sarà nostro Ab ok? Con il mio passato non voglio avere molto a che fare" io ora li vedo i suoi occhi, e non sono qui presenti. Vivono ancora in quel ricordo, sono assenti.
-"Ti ha reso la persona che sei"
-"Mi ha solo portato da te"
-"Tutto il dolore verrà ricompensato, prima o poi"    
-"Sto bene con te Abigail"
-"Anche io Louis"
-"Perché non te ne sei andato prima?" chiedo ancora, affamata del passato che lo ha distrutto, che ha fatto svanire la sua luce.
-"Non ce n'era motivo, un posto o l'altro non avrebbe fatto la differenza se avessi continuato a portare il passato
Si alza facendomi capire che per oggi basta. Per oggi non può più aprire altri capitoli del suo passato perché sarebbe come ammettere di aver perso, perché vorrebbe dire che non ci è passato sopra. E lui non vuole perdere, mai.
Dimenticare è da deboli, tenere stretti i ricordi è coraggio. Vorrei dirglielo ma il risultato che ottengo è un labbro inferiore tremante che viene torturato dai miei denti. 
-"Forza Abs, avviciniamoci a New York" mi sorride, un po' sforzato ma i suoi brillano e io mi illumino.
Non avevo notato fino ad adesso i nostri zaini buttati sul prato.
-"Louis ma questi sono i nostri zaini vuol dire che non torniamo alla cam.."
-"Ottima deduzione Sherlock Holmes" dice portandosi in spalla il suo, riacquistando la sua aria da menefreghista. Alzo un sopracciglio trattenendo una risata mentre faccio lo stesso.
-"Scusa ma.." dico iniziando a capire
-"Ah-ha" mi blocca lui
-"Non dirmelo.."
-"Okay se non vuoi saperlo.."
-"Ma Louis!" e quasi urlo disperata 
-"Sai che i soldi mi servono per altre cose, se mi mettessi pure a pagare l'hotel.."
-"Merda e se ci trovano?"
-"Stiamo andando nel North Dakota non credo che ci seguiranno fino a li per una camera.."
-"Eh?"
-"Si una camera.." risponde accellerando il passo trascinandomi per un braccio.
-"Stiamo andando nel North Dakota? Aspettavi di arrivare li per dirmelo?" dico impiantandomi e non accennando ad andare avanti.
-"Be ora cosa vuoi fare rimanere qui perché non ti ho detto dove stiamo andando? Se te lo avessi detto prima non saresti stata nelle condizioni per capire" tiro un sospiro alle sue parole, so che ha perfettamente ragione.
-"Dai andiamo o perderemo l'aereo per Bismark che tra parentesi decolla tra mezz'ora"
-"Merda.. Prendiamo un taxi, tanto peggio di cosi" suggerisco, Louis ride passandosi una mano tra i capelli e la sua risata riempe l'aria. 
-"Buon'idea principessa"
No, non lo è assolutamente penso mentre saliamo sul taxi.
È la volta buona che ci arrestano. Non ho nemmeno una sterlina in tasca, dei soldi che mi sono portata da Londra non è rimasto praticamente nulla.
-"siamo arrivati" annuncia l'uomo sulla mezza età alla guida dell'auto gialla
-"buona fortuna e grazie amico!" gli dice louis dandogli una pacca sulla spalla e prendendomi il braccio iniziando a correre verso l'aeroporto con i clacson che suona alle nostre spalle e gli insulti che ancora ci seguono.
-"che faccia di merda che sei lou" e ancora rido piegata in due e lui ricambia vedendomi.
-"andiamo, andiamo Abs, calma i tuoi isterismi" e ridiamo ancora mentre facciamo vedere i nostri biglietti last minute che questa volta avevamo pagato.
Dopo tutti i controlli e aspettiamo il volo, ancora una volta bravissimi attori. Nessuno avrebbe mai sospettato del nostro amore, delle nostre vite. Se Louis era riuscito a far credere a me che tutto andasse bene allora non avremmo avuto problemi con quegli sconosciuti.
Cosa ne sanno loro del ragazzo dagli occhi color cielo e della ragazza di buona famiglia? Cosa in realtà ne sappiamo noi? Ma ormai viviamo, viviamo e basta; troppo a lungo siamo sopravvissuti, siamo stati superstiti del dolore e del volere degli altri, siamo crollati e ora ci risolleveremo, so che possiamo farlo. So che siamo così forti che il peggiore degli uragani in confronto non è niente.
Tiene ancora stretta la mia mano mentre l'hostess dai capelli color miele ci augura buon viaggio indicandoci i posti.
-"Vai pure Abs" dice indicandomi il posto vicino al vetro.
Lo guardo sospettosa per un attimo. 
-"Grazie" e poi mi avvicino al mio sedile e Louis si precipita ad occuparlo.
-"Questo è per la prima volta in cui mi hai rubato il posto" riduco gli occhi a fessure trattenendo una risata.
-"Piccolo infame, stronzo.." mi mette una mano sulla bocca e mi costringe a sedermi facendo forza sui miei fianchi; mentre continuiamo a scherzare l'aereo decolla e dominiamo un'altra volta il cielo, che questa volte è infuocato, il sole sta calando e noi lo inseguiamo verso la libertà.
Louis continua a guardare fuori dal vetro, tenendoci una mano appoggiata e l'altra stretta in un pugno.
-"A cosa pensi Lou? A cosa pensi quando sorridi debolmente in risposta alle mie domande? Perché hai paura ad ammettere che soffri? Tutti noi siamo soggetti al dolore"
-"Penso a lei, Abigil. Penso a mia mamma, ora le sono vicino, per questo mi piace volare. E penso alle mie sorelle"
Abbasso lo sguardo- io non posso fare niente e mi sento cosi inutile che avrei preferito non porgli quella domanda. E lui lo sa come mi sento.
Con il dito solleva il mio mento, porta le sue mani calde alle mie guance e noto le sue unghie massacrate, fino all'osso. Mi sposta i capelli di lato e mi bacia cosi dolcemente da spingermi a chiudere gli occhi, nel tentativo di conservare quella felicità per sempre. Poi lascia le mie labbra e sorride, un sorriso che mi ubriaca, cosi bello da ipnotizzare.
-"Pensavo anche a New York, a come proverò in tutti i modi a renderti felice" questa volta sono io a rubargli un bacio con più passione rispetto al precedente, le sue labbra sottili vengono martoriate dai miei denti. È il mio modo per dirgli che io sono felice, ora, con lui, così. Ho capito che con le parole non vado molto d'accordo, ma perchè dovrei? Tanto esistono i fatti. Le parole mi hanno sempre delusa in realtà.
-"Come si chiama tuo cugino?"
-"Liam" mi sussurra all'orecchio facendomi venire i brividi lungo tutta la schiena.
-"Liam il riccone James Payne" aggiunge poco dopo 

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