capitolo 23.

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-“Secondo te cosa dobbiamo portare? Farà caldo, immagino. È maggio ormai.. mmh. Louis? Louis mi stai ascoltando?” alzo gli occhi al cielo capendo che non ha sentito una parola di quello che ho detto. Mentre sono accovacciata a terra a sistemare  da sola le cose in valigia sento l’odore dell’erba alzarsi per la camera.
-“Sei un idiota, avresti potuto aspettare mezz’ora” dico, anche se è tutto il giorno che aspettavo di fumare.
-“Ah, scusa” mi risponde con quel solito sorriso strafottente, e si alza dal letto sedendosi affianco a me, prendendo il mio viso tra le mani e baciandomi talmente forte da farmi perdere l’equilibrio.
Allontano a fatica le mie labbra dalle sue e continuo a mettere il necessario in valigia.
È lui ora ad alzare gli occhi al cielo, cammina a grandi passi per la stanza fumando senza curarsi della cappa di fumo che va formandosi.
-“Allora, credo che ci sia tutto. Vestiti presi, soldi presi, droga presa, musica..” dico contando sulle dita delle mani.
-“Abigail: PRESA!” e così dicendo mi solleva da terra, portandomi a testa in giù sulle spalle come se fossi un sacco di patate, in un secondo il mondo è capovolto.
-“Idiota, lasciami giù. Mettimi giù! Louis Tomlinson io ti uccido.. LOUIS ti ammazzo” proteste che ovviamente lo fanno solamente ridere di più, e mentre mi dimeno tra le sue braccia come farebbe un’anguilla ci troviamo faccia a faccia con Liam e Freya, e cala il gelo. Louis mi mette a terra, ma non smette di ridere sotto il mio sguardo severo.
-“Che ingresso di classe” commenta Liam sorridente, come sempre. E io rido pensando alla scena vista ai loro occhi. Non so cosa si aspettassero da noi, ma di certo non avremmo mai sceso quelle scale scambiandoci sguardi dolci e tenendoci per mano.
-“D’accordo, vado a prendere la valigia, tira fuori la macchina intanto
-“Se sapessi guidare lo farei volentieri, credimi” rispondo fingendo un tono dispiaciuto che non mi appartiene. Louis scuote la testa ridendo e fa un cenno a Liam, che annuisce. Io e Liam ci dirigiamo insieme al garage sul retro, apre la mia portiera e mi da una mano a salire sull’alta Jeep.
-“Grazie Liam, per tutto quello che hai fatto” dico mentre lui fa partire l’auto.
-“Stai tranquilla Abi, mi sono affezionato a te”  abbassa lo sguardo sul volante e mi sembra di vederlo arrossire. Non rispondo, rimango in silenzio e qualche secondo dopo siamo fuori dal cancello di casa, dove Freya e Louis ci aspettano.
Scendiamo entrambi senza dire una parola, ma abbraccio Liam quando è il momento di partire, non mi interessa di quello che dirà Freya o degli occhi ridotti a fessure di Louis. Anche io voglio bene a Liam, ed è giusto che lui lo sappia.
-“Ci vediamo tra una settimana allora” sorride fredda Freya, Louis sta attento a non incrociare il suo sguardo, stringe la mano al cugino con un fare troppo formale e si sforza di fare un sorriso. Qualcosa non va. Aggrotto le sopracciglia osservando la scena che mi scorre davanti come a rallentatore. Il buon umore di Louis ha sicuramente subito un trauma in questi pochi minuti in cui non sono stata con lui.
-“Andiamo allora principessa?” dice quando ci ritroviamo tutti e due in macchina.
Decido di non chiedergli niente, di rimandare tutto, di non essere così sicura di voler sapere.
Allaccio la cintura di sicurezza e lo bacio, un bacio come promessa che io sarei rimasta.
Lui chiude la portiera e partiamo veloci per le strade di Manhattan in direzione Brooklin, ci sono posti talmente belli da costringerti a tenere il naso appiccicato al finestrino.
È sabato e il traffico è più del solito. Abbasso il finestrino, accarezzando l’aria con la mano.
-“Questa canzone è bellissima” dico alzando il volume della radio che trasmette ‘Ride’ e canto ad alta voce mentre Louis tiene il ritmo con le dita sul volante, accendo una sigaretta e lascio i pensieri correre lontani.
-“Ab siamo arrivati” dice Louis scuotendomi per un braccio, apro gli occhi e salto velocemente giù dalla macchina, la punta delle mie converse è immersa in una sabbia finissima, un sentiero di pietre porta alla  scala bianca della villa del medesimo colore, che crea un contrasto meraviglioso con il cielo azzurro. Davanti a me, il mare. Il mare che non vedo da tanto tempo, il mare che all’orizzonte si fonde con il cielo, il mare piatto come una tavola. Mi siedo in terrazzo ad osservarne le mille sfumature e non molto dopo Louis mi raggiunge, offrendomi una birra.
-“Come ti senti?” mi chiede, stringendo un braccio attorno alle mie spalle così piccole nella sua stretta.
-“Vorrei che fossimo come il mare, quando si unisce al cielo”  gli rispondo, mentre gli sfilo gli occhiali da sole e mettendoli per evitare che i capelli mi finiscano in bocca.
Le sue mani giocano con le frange dei miei short, qualche istante dopo sono sdraiata al suo fianco su un grande divano, continua a toccare dolcemente i miei capelli, mentre il battito del cuore fa alzare a abbassare velocemente il mio petto. Ho voglia di lui, ho voglia di stare bene, e le due cose sono strettamente legate. Ma mentre mi giro verso di lui e slego le sue bretelle lui mi ferma, e tira fuori dalle tasche una quantità di fumo decisamente al di sopra delle nostre portate.
-“È tantissimo” dico con una nota di ammirazione, e lui sorride soddisfatto.
-“Dammi una mano, dai” e così il bisogno fisico di Louis si trasforma rapidamente nel bisogno psicologico di droga. Fumiamo qualche canna, assaporandone il sapore buono, guardando i nostri occhi ridursi a spilli rossi e poi rimaniamo a consumarci le labbra e il corpo sotto le coperte.
-“Anch’io ho una sorpresa ora” dico quando la calma si è ristabilita.
-“Ah si?” annuisco e sfilo dalla zaino una busta di qualche giorno indietro.
-“Quelli sono..” dice prendendo la busta tra le mani e guardandomi interrogativo.
-“Funghetti allucinogeni” concludiamo insieme.
-“È roba seria questa Abigail, come hai fatto?” dice un po’ curioso e un po’ in tono di rimprovero.
-“Amicizie giuste, nel posto giusto
-“È illegale” annuncia lui, alzando le sopracciglia.
-“Oh Louis. Potresti venire arrestato in qualsiasi momento sotto le seguenti accuse: sequestro di persona, abuso di droga, spaccio, furto, falsificazione di documenti, guida in stato di ebbrezza, ah hai anche picchiato un ragazzo apparentemente innocente, quindi non venirmi a parlare di cos’è legale e cosa non lo è.”
-“Alla nostra, allora” dice sollevando un funghetto dalla busta e io faccio lo stesso, portandomelo velocemente alle labbra cercando di ignorarne il sapore amaro.
L’effetto inizia a salire dopo poco facendomi perdere la testa. Inutile dire che Louis si riprende diverse ore prima di me, ma anche lui non è stato per niente bene. Le ultime ore sotto l’effetto di quella nuova droga sono le peggiori.
L’ansia e il panico hanno la meglio sulla mia psiche e inizio a non ragionare più correttamente, spaventata da quella visione anomala del mondo, inizio a credere di non riprendermi più e il terrore aumenta. Mi reggo a stento in piedi e il pavimento oscilla. Incrocio le braccia intorno alla testa per scacciare i pensieri che occupano la mia mente, piango e urlo cose incomprensibili.
Tutto rappresenta una minaccia. Quando mi riprendo sono esausta.
-“Louis, sto bene” gli urlo alzandomi dalle piastrelle fredde del bagno, e di tutta risposta vomito. Louis arriva di corsa spalancando la porta, aiutandomi a lavarmi e pulendo il pavimento, mi avvolge in un asciugamano e rimane con me, tenendomi stretta. Ho lo sguardo perso ancora scossa dalle mie paure.
-“Ci sono io ora, stai tranquilla”
-“Mi dispiace Louis, ti ho fatto perdere una serata, avrai fame.."
-“Ab, l’importante è che tu stia bene. Ordino una pizza e ce ne rimaniamo a casa, guardiamo un film e andiamo a dormire.”
-“Grazie” sorrido debolmente e lui si alza e lo vedo digitare un numero sul telefono fisso.
-“Louis io ti..
-“Pronto? Sì, vorrei ordinare una pizza. Normale. Dieci minuti? Perfetto. Arrivederci
Ti amo- avrei voluto dirgli, avrei voluto urlarlo a pieni polmoni e poi dirgli tutto quello che sento,  ma tutta la mia sicurezza era fuggita.
-“Cosa mi stavi dicendo Ab?
-“Oh niente, solo che c’è un ragno lassù” dico indicando un punto a caso sul soffito.
-“Davvero? Io non lo vedo..” dice osservando meglio.
-“Lo avrò immaginato
 
Trascorriamo una serata tranquilla guardando 'Forrest gump'. Mi addormento poco dopo la fine del film e sono in dormiveglia mentre Louis mi solleva portandomi a letto.
-"Dove vai?" gli domando vedendo che non si stende al mio fianco.
-"Fumo una sigaretta e arrivo" annuisco per poi affondare la faccia nel cuscino morbido  e addormentarmi.
-"NO! NON LEI! Non toccare Felicitie
Mi alzo di colpo e lo sento ancora urlare mentre si dimena nel letto, la fronte che lucida per il sudore. Lo scuoto per un braccio, chiamandolo dolcemente, sentendomi in colpa per invadere un momento tanto personale. Lui si alza di scatto e ansima, gli occhi spaventati cerchiati dalle occhiaia. 
-"Che ore sono?" chiede.
-"Le cinque" rispondo controllando l'orologio, lui si alza e inizia a camminare.
-"Non credo che riuscirò ad addormentarmi di nuovo" mi alzo anch'io dal letto e andiamo al piano di sotto, costringo Louis a bere un bicchiere d'acqua. 
-"Dovresti dormire" ripete per l'ennesima volta, e scuoto di nuovo la testa.
-"La prossima volta che lo dici lo faccio davvero" sorride un po'.
-"Usciamo allora, andiamo a fare un giro"
Sfilo velocemente il pigiama per indossare una gonna lunga a vita alta. Camminiamo in silenzio sulla sabbia bagnata dalle onde, con il vento freddo a scompigliarci i capelli e solo l’alba a farci compagnia.
Ci fermiamo sulla sabbia umida, persi a guardare il cielo immenso.
-“Spero che se la sia cavata” dice mentre fa rimbalzare tre volte un sasso nell’acqua.
-“Ne sono sicura” gli rispondo sincera, prendendo le sue mani tra le mie e appoggiando la testa alla sua spalla.
Qualche ora dopo facciamo colazione con un po’ d’erba e cappuccini e mentre il sole si alza in cielo i nostri corpi diventano una cosa sola. La salsedine si attacca alla pelle, le onde si frantumano contro gli scogli e io tremo tra le braccia di Louis. Immersi in quell’ambiente così irreale anche qualche canna era bastata a sballarci; pensieri che mai mi avevano sfiorata prima, si fanno largo nella mia mente tento di scacciarli ma poi sbotto:
-“Che poi cosa siamo io e te, Louis? Due ragazzi che hanno in comune la passione per il sesso e la droga, che si sono scambiati qualche promessa da ubriachi?
-“Questo ci riassume bene” risponde sorridendo, e poi continua-“e sarebbe anche molto più facile se così fosse. Ma temo che dietro ci sia molto di più” È insolitamente calmo e i suoi occhi brillano, come il mare.
-“Sei bellissimo Louis” appoggio una mano sul suo viso e percorro i suoi lineamenti, i solchi sulle guance, i morsi sul collo, le spalle forti. E poi torno alle sue labbra, incurvate in un sorriso, mentre i miei occhi si perdono dentro ai suoi, che mi osservano dolcemente. Sento lo stomaco sciogliersi mentre gioca con i miei capelli. Il sole picchia sopra di noi e le onde si fanno sempre più alte facendo sempre più rumore.
-“Io ho questo rumore della tempesta dentro, con te. Perché mi fai quest’effetto?” chiedo più a me stessa che a qualcun altro, andando completamente in contraddizione con la mia affermazione di poco prima.
Perché, lo so benissimo anch’io, la verità è che io e lui siamo la stessa cosa, c’è il mondo nei nostri sguardi, miliardi di cose che non si possono spiegare.
-“Basta farsi domande, prendi le cose così come vengono
-“Per favore , rimani con me
-“Fin quando lo vorrai”  


Il pomeriggio lo passiamo tutto in spiaggia, tra un drink e le ore al sole, tra un bagno e le passeggiate, dimenticandoci completamente del resto del mondo. Chiudo gli occhi mentre mi sdraio sul lettino al sole e un secondo dopo Louis mi sta trascinando di peso verso riva, tento invano di ribellarmi alla sua presa, attirando l’attenzione di tutte le persone dalla puzza sotto il naso che popolano la spiaggia, come se non bastasse il bagnino inizia a fischiare invitando Louis a smetterla, cosa che aumenta solamente l’infantilità del nostro comportamento.
-“Mettimi subito giù! È proprio più forte di te, vero? Vuoi farmi prendere una congestione? Pensaci bene, Tomlinson, potrebbe essere l’ultima cosa che fai!
-“Oh mi minacci e mi chiami per cognome? Wow, sei tosta!” e continua a ridere mentre mi dimeno alla sua presa.
-“Tappati il naso principessa!
-“NON CI PROVA..” ma finisco in mare prima di finire la frase, bevo acqua a grandi sorsi e riemergo furente.
-“Acqua nel naso! Inizia a correre” e ci rincorriamo su tutta la spiaggia, spingendoci a terra, travolgendo passanti, lanciandoci sabbia fin quando il sole inizia a calare.
Rimaniamo a salutare quella giornata meravigliosa dal bordo piscina, stanchi, con le labbra che sanno di mare e pieni di gioia. Stringe un braccio attorno alle mie spalle, baciandomi la fronte.
-“Ti amo” e il peso del mondo mi cade addosso, perché per lui è così facile? Il mio sorriso svanisce.
-“Cosa c’è?” sussurra lui, scuoto la testa e gli sorrido.
-“Semplicemente qui è tutto perfetto, e io sono felice
Mi bacia, e mi bacia ancora, fino ad avere fiato.
-“Grazie Abigail” dice debolmente staccandosi dalle mie labbra, e io chiudo gli occhi godendomi la bellezza delle sue parole.

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