capitolo 19.

46 1 0
                                    

Il tassista non è un tipo molto loquace, ci dice solo di chiamarsi George e di essere stato mandato da una certa Freya Smith, che Louis mi dice essere la storica ragazza di Liam.
-"Lou, inizio ad essere preoccupata" gli sussurro con le gambe che tremano e il cuore che batte a mille.
-"Ehi Abs, ma hai guardato fuori dal finestrino? Qui è tutto un altro mondo, siamo a New York, cazzo!" e allarga le braccia in gesto teatrale, senza però calcolare bene le distanze facendo così sbattere la mano destra contro al vetro. Il rumore urta l'umore già instabile di George che si gira a lanciargli un'occhiataccia.
-"Ops, scusa amico" risponde di rimando Louis, dandogli una pacca sulla spalla, il che non risolve affatto la situazione.
-"Questo li odia gli inglesi, te lo dico io" dice, ora rivolgendosi a me.
-"Oh, stai zitto" dico scuotendo la testa con fare disperato.

New York, sapevo che era una città immensa, ma non avrei mai immaginato niente del genere.
Ogni dettaglio è al posto giusto, tutto funziona perfettamente.
Mi sento così piccola rispetto a tutto questo che credo di poter scomparire senza neppure essere notata. 

-"In quel ristorante ho preso la mia prima sbronza, avrò avuto si e no tredici anni. Era una sera di mezza estate, ero qui con Charlotte e Liam, mi hanno riportato a casa sulle spalle. Charlotte mi minacciava di andare a raccontare tutto a mamma, e io dovetti comprarle otto barbie per farla tacere" sorride, indicando bar e ristoranti, raccontandomi dei suoi ricordi legati ad essi. Ed io così impotente mi limito a fare miei i suoi ricordi, a tenere stratta la sua mano nel tentativo di farlo smettere di tremare.
-"Signor Tomlinson e Signorina Hockley, siamo arrivati" ce la metto tutta per non scoppiare a ridere ma proprio non ci riesco, perchè mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che qualcuno mi ha chiamata in quel modo.
-"Grazie" risponde Louis scendendo velocemente dall'auto.
-"Quanto.." chiedo mentre frugo nello zaino cercando la busta dei soldi.
-"Il Signor Payne ha già pensato a tutto"
-"Ah be, se ci ha pensato il Signor Payne.." rispodo ironica, alzando gli occhi al cielo.
-"Inglesi" si fa sfuggire George per poi partire velocemente nell'oscurità della notte.

Ci troviamo davanti al cancello di una villa enorme, la luna e la luce dei lampioni illuminano l'ordinato sentiero di ghiaia che conduce all'imponente portone rosso. Il giardino è curato in ogni dettaglio, il colore dei fiori e dell'erba ti fa dubitare sul fatto che siano veri, niente è fuori posto. 
-"Louis non mi avevi detto che.."
-"Che erano dei bastardi ricchi sfondati? Lo so"
-"Che ore sono?"
-"Le quattro meno un quarto, perchè?"
-"Andiamo a prenderci una sbronza, non credo di riuscire a sopportare tutto questo in un altro modo. Credi di sapere dove andare?" Lui inarca le sopracciglia, forse stupito dalla domanda, e poi sorride.
-"Credo di poterti aiutare, principessa" scuoto la testa, e lui afferra il mio polso trascinandomi per quelle vie enormi e affollate nonostante sia notte tarda. 

Qualche ora dopo mi trovo a vomitare in un vicolo vicino Central Park, con Louis che mi tiene i capelli, dopo aver terminato le ultime birre e bottiglie di vino da pochi soldi. Non impiego molto tempo a riprendermi e mi metto a girare gli ulitmi grammi che ci rimangono, mentre Louis cerca di riprendersi preparandomi dei filtri.
-"Un tempo mi guardvi con gli occhi ingenui di una bambina vedendomi fumare, e guarda ora.." e lascia la frase inconclusa, facendo oscillare la testa a causa della pesante sbronza. 

Prima notte a New York, prima notte sotto le stelle.
Qualche bottiglia di birra, vino scadente. Vodka. 
Qualche canna.
Io e Louis. Noi, noi e basta. 

Aspettiamo su una panchina che arrivi il sole e alle otto ci avviamo verso casa, camminando stanchi in mezzo alla strada.
-"Non farò per niente una buona impressione"  
-"No, non la farai" mi risponde, e io lo spingo facendolo barcollare fino a farlo quasi cadere a terra, e iniziamo così a spingerci, con le macchine dietro che ci suonano esasperate.
-"LOUIS" una voce dolce ma allo stesso tempo determinata alle nostre spalle ci costringe a girarci.
-"Hai superato il cancello.." continua la ragazza, abbassando lo sguardo quando incontra quello di Louis e spostandosi un ciuffo dietro l'orecchio.
-"Freya!" urla Louis, trascinandomi tenendomi per mano verso la ragazza più bella che io avessi mai visto.
Capelli leggermente mossi, morbidi e biondi che cadono perfettamente sulle spalle, il viso magro e la pelle bianca nella totale assenza di imperfezioni. Sopracciglia in ordini, con una bella forma che mettono subito in evidenza gli occhi dalla bella forma e di un verde che non credevo potesse esistere. Le labbra sottili e chiare, messe in risalto da un delicato rossetto rosa, si curvano in un sorriso dolce.
Indossa un dolcevita grigio-azzurro che evidenzia la pancia piatta e le curve ai posti giusti, evidenziate ma non tanto da essere volgari. I pantaloni neri e attillati aderiscono alle gambe lunghe e magre e decisamente dritte, rese ancora più belle dalle scarpe eleganti, tacco dodici, che sembra portare senza alcuna difficoltà. 
Credo di rimanere a bocca aperta quando tende una mano verso di me resentandosi.
-"Abigail" rispondo distrattamente.
-"Prego, entrate e lasciate pure le valige all'ingresso, se ne occuperà Chrisy" 
-"Non abbiamo valige Freya" risponde Louis come se fosse scontato che due persone che partono da Londra non abbiano niente di più che i loro zaini.
-"Bene, allora fate come se foste a casa vostra" e in effetti è proprio questo che mi ricorda.
Mi trovo ad osservare la grande piscina dalla forma irregolare, attraverso il vetro della finestra in soggiorno, quando il rumore dei passi distoglie la mia attenzione. Mi giro e noto un ragazzo che scende tranquillamente le scale, allacciando i bottoni della camicia bianca. Dev'essere Liam.
Il ragazzo accelera il passo quando ci vede e solo quando è poco distante da me inizio ad osservarlo, cercando delle somiglianze con Louis, ma sono costretta ad arrendermi.
Freya mi squadra dalla testa ai piedi mentre stringo la mano di Liam, senza essereindiscreta. Ma quello sguardo ovviamente non può sfuggire ad una persona che ha trascorso tutta la sua vita in mezzo a questo genere di cose. Questo, un tempo, era il mio pane quotidiano.
D'un tratto vorrei mettermi ad urlare, scappare e invece mi trovo di nuovo a fare sorrisi di circostanza, a rispondere a domande di cui non mi interessa assolutamente niente, a stare seduta come mi è stato insegnato.
Magari ho solo paura, in fondo c'è Louis al mio fianco. Che sta comodamente seduta con i piedi sul tavolino di vetro.
-"Lou.." gli tiro una gomitata per farlo spostare.
-"Non ti preoccupare Abigail, credo sia piuttosto normale per gente come voi" dice Freya in tono accusatorio, tornando dalla cucina, e solo ora noto alle sue spalle una grande tela di Buckingham Palace, affiancata ad un'altra di Tower Bridge, e subito mi sale la nausea.
-"Come scusa?" dico fingendo di aver frainteso il tutto.
-"Ehm, sono certo che Christy vi accompagnerà alle vostre camere di sopra" interviene Liam, cercando di stroncare la discussione sul nasce, e subito arriva quella che dev'essere la loro cameriera.
Furente dalla rabbia la seguo lungo le scale, con Louis che non dice una parola.
-"A me sembra una ragazza per bene Freya" sento dire a Liam, sottovoce ma non abbastanza, e sto quasi per girarmi a ringraziarlo quando scopro un altro lato della voce di Freya, che mi ricorda molto quello di mia madre quel giorno che scoprì tutto.
Ed è una sola parola che mi fa crollare a pezzi, è quel tono gelido e cattivo.
-"Tossica

DRUGSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora