Epilogo.

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10 ANNI DOPO
-"Fantastico Sophie, sei la miglior segretaria che abbia mai avuto"
-"La ringrazio signor Tomlinson" 
E Sophie arrossisce un po' mentre sistema una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio.
Louis sorride e se ne va dopo averle fatto l'occhiolino, si dirige nel suo studio per prendere un caffè e dopo aver infilato la chiavetta ed essersi aggiustato la cravatta guarda per un attimo la foto della sua famiglia sulla scrivania.
Il telefono squilla e Sophie risponde subito.
-"Signor Tomlinson" parla dolcemente lei dopo aver chiuso la chiamata- "Ha chiamato sua moglie"
Louis distoglie lo sguardo dalla foto e si avvicina alla segretaria.
-"Ha detto di ricordarle della cena di questa sera"
-"Molto bene" risponde Louis, sorride ma si era completamente dimenticato di quella cena.
-"Senti Sophie, conferma l'acquisto di quel quadro al signor Waller, lo voglio qui entro dopodomani" 
Lei annuisce e digita veloce sulla tastiera.
-"La signora Calder le ricorda di prendere suo figlio a scuola, signor Tomlinson"
-"Mia moglie non ha alcuna fiducia in me" dice dolcemente ma tra sé e sé combatte contro il nervosismo che quella donna gli causa.
Tanti anni fa una ragazza si fidava completamente di lui, nonostante fosse un drogato, nonostante della vita non sapesse niente, nonostante avesse un sogno.
Scaccia via quel pensiero come si farebbe con un insetto fastidioso, ma quel ricordo torna, torna perché fa ancora parte di lui, perché non smetterà mai di amarla.
Non smetterà mai di portarle ogni giorno una rosa e non smetterà mai di piangere su quella lapide, di disprezzarsi per averla condannata a tanta infelicità. 
Esce dallo studio e sale sull'Audi blu, guida veloce fino all'asilo del figlio.
È accanto alle elementari che da piccolo definiva "per i ricconi", quella che lui non aveva potuto frequentare.
Il figlio saltella per tutto il cortile fino ad arrivare alle braccia del padre che lo sollevano in aria.
-"Ciao papà" urla lui.
-"Ciao campione" dice spettinandogli i capelli.
-"Mi chiamo Thomas" lo prende in giro il bambino, facendo ridere Louis.
-"Coraggio andiamo, la mamma ci aspetta a casa. Questa sera andiamo al ristorante"
E il piccolo Thomas corre verso la macchina.
Louis guarda di sfuggita il giardino delle elementari e si ferma come in un sogno, attratto da qualcosa.
Gli occhi di quella bambina..
Sono i suoi. Lo sta fissando.
Avrà dieci anni e quello sguardo, quel colore, solo Abigail li aveva così.
La bambina gli sorride, ma quel sorriso è una smorfia, è quello di Louis, uguale al suo.
Il vento le scompiglia i capelli e lei li aggiusta dietro l'orecchio.
Al polso ha un braccialetto che luccica, un... Un'ancora.
-"Grace, cosa fai là? Non ti vedevo più"
Urla uno alle sue spalle.
-"Papà andiamo? Papà?"
Urla Thomas in simultanea.
Ed ecco qua Louis e Niall a fissarsi esattamente dieci anni dopo la perdita che li ha devastati entrambi.
Niall incontra lo sguardo di Louis e spalanca la bocca, Louis sorride un attimo e poi va via.
Nostra figlia cresce sana, forte e bellissima, Abigail. Hai visto?
Sale sulla macchina e va veloce, il ritorno è troppo forte, quella mancanza lo torturerà tutta la vita.
-"Papà perché non passiamo per Bond Street?" 
Louis frena di scatto, Abigail nella sua testa ride.
Perché in Bond Street c'è un angelo, Thomas.
C'è l'angelo per il quale il tuo papà è ancora vivo.
E come, al solito, cambia strada, sceglie quella più lunga ma meno dolorosa.

Infondo sono dieci anni che non passa più di lì.

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