23•Gelo•

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«Certo!» esclamo esausta scuotendo il viso: è un caso perso. Perso. Perché continuare a volerlo diverso se so che non cambierà mai?!

Lucifer è così, è strano! È pazzo. È qualsiasi cosa negativa ci possa essere in questo mondo...eppure, non posso far altro che ascoltare il battito del mio cuore ogni volta che si tratta di lui.

Il suono del cellulare richiama immediatamente la mia attenzione e se pur volessi direttamente spegnerlo o lanciarlo nell'altra parte del cosmo, so che si tratta di lavoro:

Il suono del cellulare richiama immediatamente la mia attenzione e se pur volessi direttamente spegnerlo o lanciarlo nell'altra parte del cosmo, so che si tratta di lavoro:

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«Detective Jo.» rispondo sentendomi osservare un po' troppo

«Ehi, vieni nel retro, ho trovato alcune cosette interessanti» stacco senza rispondere, mi perdo nello sguardo di Lucifer e aumento il passo venendo ugualmente seguita

«Ah, è così? Ti tratta male e poi corri dallo stronzo?»

«Si tratta di lavoro.» preciso duramente

«Strano modo di spiegare il sesso» lo ignoro palesemente dopo uno sguardo che sputa odio da ogni lato lo si possa recepire, e quando giungo alla porta bianca che si trova dopo un lungo corridoio già percorso per metà, me la chiudo dietro le spalle per non voler un altro peso al mio fianco, già è abbastanza dover sopportare Dan, figurati due persone nello stesso posto. Per quanto io creda di desiderare Lucifer, restare al suo fianco non farebbe altro che peggiorare le cose.

«Allora Dan! Cosa c'è?» chiedo volendo delle risposte e subito.

«Eccoti...allora,» porta frettolosamente una foto sotto il mio naso «osserva anche tu. Il colpo che ha alla testa, quello per il quale è morta, è stato sicuramente fatto da una persona che conosceva bene la vittima. Magari erano assieme, stavano discutendo-»

«E l'ha colpita. Si. Può essere. D'accordo Dan, potevi dirmelo anche a telefono.» mi volto per rientrare date le inutili informazioni già pensate in precedenza, ma velocemente mi blocca tenendomi il polso, quello col bracciale che mi regalò Lucifer

«C'è ancora una cosa.» sussurra tutto d'un fiato, quasi come se non volesse perdere più tempo, dopo una leggera esitazione, decido di guardare i suoi occhi chiari anche se ciò che davvero vorrei è regalargli uno di quegli schiaffi che lascerebbero il segno per una settimana, un po' come la ginocchiata che ancora sento allo stomaco.

«Mi dispiace, non ho ancora avuto modo di scusarmi con te. Avrei dovuto saperlo che eri stata incastrata. Tu non sei come pensavo e in realtà neanche lo so cosa penso di te. Però, so una cosa, so che non riuscirei a perdonarmi un'altra perdita» qui non mi conosce nessuno, le sue parole, per quanto mi possano risultare davvero del tutto sincere, ho una malattia dentro me, e questa ha un nome: "mi spiace, ho la memoria troppo lunga."

«Bene, lo hai fatto. Ora posso andare o hai altre cose stupide da dire?» mi lascia immediatamente continuando a guardare i miei occhi mentre annuisce ancora un po' scosso, sento che ha tanto da dire, sento che vorrebbe esplodere e chiedermi il perché, sento che vorrebbe poter tornare indietro e non lo sa, non sa che poter tornare indietro, è uno dei miei più grandi desideri.

Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora