2•Cuore incatenato•

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Entrando in cucina la prima cosa che mi salta all'occhio è un vassoio d'argento che sostiene un cornetto, una tazza di latte e un piccolo biglietto bianco che prendo senza perdere altro tempo.

"Ti ho preparato la colazione, un bel cornetto al cioccolato, proprio come piace a te. Perdonami se non sono accanto a te a darti il buongiorno o a ricordarti di dover mantenere la calma per il lavoro. A stasera. Ti voglio bene.
-Linda"

Mi ritrovo a sorridere mentre leggo in mente le sue parole scritte con cura, ha sempre un pensiero rivolto a me e probabilmente io ho le porte chiuse da troppo. Probabilmente dovrei trovare la chiave. Probabilmente dovrei sfondarle.

Dopo aver riempito per bene la mia pancia, aver risposto a qualche chiamata di lavoro e aver messo i vestiti adatti, sono pronta per dirigermi sulla scena del crimine: un condominio giallo che sembra stia per cadere da un momento all'altro, salgo le numerose scale sormontate da un tappeto rosso sangue mentre faccio attenzione ad ogni piccolo particolare, tutto in questo posto è tenebroso: sulla parete quadri rovinati e specchi ogni due metri, tutti rotondi e con macchine marroni di ogni dimensione; fiori appassiti, muffa sulle pareti, puzza di chiuso e per finire in bellezza, preservativi usati buttati qui e lì; c'è davvero gente che pur di tirare un orgasmo sceglie l'inferno? A quanto pare si.

Seguendo le voci mi ritrovo in una stanza illuminata solo dalla luce del sole e di certo non meno trasandato del resto dell'edificio. Mi avvicino all'unica persona che riesco a riconoscere in tutto questo casino: «Ella» che chiamo quando a dividerci sono ancora diversi metri

«Detective Jo, ciao» mi saluta a sua volta rimettendosi in piedi «una morte davvero atroce» commenta tra il deluso e il disgustato mentre chiude gli occhi puntando il naso verso l'alto «Ne ho visti di corpi vuoti, ma questo è decisamente troppo, troppo...troppo.» continua mantenendo salda la sua macchina fotografica «Guardi lì» punto lo sguardo a sinistra seguendo il suo indice - dal soffitto scende una catenina e all'estremità c'è un cuore umano, presumo della vittima

«"Doveva essere mio"» leggo ad alta voce ciò che è stato scritto con il sangue «Questo posto è disgustoso. Un vero inferno.» fa venire i brividi, candele, manette, catene e ragnatele ovunque.

«Qualcuno ha detto "inferno"?» a queste parole mi giro sul posto intravedendo Lucifer camminare in modo strano, e se non lo avessi fatto io per prima non avrei mai creduto fosse sobrio. Purtroppo sul pavimento di questa stanza c'è di tutto, dai vestiti a pezzi di vetro, passando per bottiglie, soldi, cibo...ogni cosa è sospetta e bisogna mantenere le distanze. Cadi, rompiti la testa ma non contaminare le prove.

«Chi ti ha chiamato?» domando al vuoto.

«Vuoi un biscotto?» allunga il pacchetto rosso nella mia direzione con aria tremendamente angelica

«Hai portato dei biscotti sulla scena del crimine?»

«No. Non li ho portati io. Li ho trovati»

«Li hai trovati qui?»

«Si. Erano sul tavolino in soggiorno» risponde semplicemente mettendone uno in bocca senza neanche pensarci «È gustoso. Questi sono i miei preferiti. Non capisco voi umani come fate a lasciare incustodito il cibo»

«Tu hai preso i biscotti della vittima?» chiedo con tono duro quando si ferma dinanzi a me, abbassa lo sguardo sul pacco che ha fra le mani e poi scuote le spalle

«Lei non si offende mica, sai?»

«Lucifer, potrebbero esserci delle impronte su quel pacco ed ora sarà pieno delle tue»

«Ohw...abbiamo l'intera casa per quelle» conviene sorridendo mentre io decido saggiamente di ignorarlo.

«Allora Ella. Chi abbiamo qui?» domando indicando il cadavere mentre mi abbasso sulle ginocchia per guardare meglio.

Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora