7•Tutto per esistere•

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Sono chiusa nel suo bagno da circa tre ore, giusto il tempo di autoconvincermi che uscire da questa casa con un abito lungo, stretto e rosso, va bene.

Che il rossetto, i tacchi e la borsetta non mi faranno sembrare una poco di buono e tutto il trucco in generale non verrà rovinato da lacrime di dolore versate in un angolo nascosto.

"È finita, andrà bene."
Ripeto in mente fissando la mia immagine riflessa. Andrà bene.
...
Chiudo la porta dietro le mie spalle e con passi lenti comincio a scendere le scale per poter raggiungere Lucifer, più di cinque volte si è disturbato per chiedermi se fossi pronta e il doppio delle volte ho ripetuto "quasi", l'ho ripetuto così tante volte che alla fine ha scelto di aspettarmi giù.

Sono ancora lontana quando lo vedo, è girato di spalle e punta verso la pista piena di persone.
«Lucifer» lo chiamo ad alta voce per superare il suono della musica quando a dividerci sono due metri scarsi, lentamente si gira verso di me trattenendo la sua sigaretta fra le labbra.

Gli sorrido timidamente a mia volta quando riprendo il cammino fermandomici di fronte

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Gli sorrido timidamente a mia volta quando riprendo il cammino fermandomici di fronte.
«Devo ammettere che questo vestito è incantevole» abbasso il viso guardandomi i piedi, ho le guance che vanno a fuoco e non mi va di dover spiegare.

«Oh, grazie»

«Il vestito» ripete serio dandomi le spalle senza neanche rendersi conto della voragine che crea nel mio stomaco.

«Si...il...v...allora? Hai intenzione di restare qui?» domando burbera mettendo le mani in vita. Soffermarmi sul modo in cui tutti mi stroncano non è di certo l'opzione migliore, non in questo momento per lo meno. Prometto che quando avrò tempo ci penserò, odio mostrarmi debole, soprattutto quando non ci sono motivi evidenti. Perché il parere di Lucifer mi interessa così tanto? No! Non mi interessa per nulla.

Senza rispondermi prosegue verso l'uscita ed io come un cagnolino sono costretta a seguirlo. Bene! Bene Jo! Questa...sarà la serata più lunga di sempre.
...
Ferma la macchina e in un millisecondo me lo ritrovo addosso, non faccio in tempo a dire neanche "Ma che diavolo fai?", che è già al suo posto, soddisfatto di avermi messo la cintura di sicurezza. Resto a guardarlo, ancora troppo spiazzata per poter parlare, ma battendomi ancora sul tempo apre la portiera dicendo:
«Resta in macchina, detective!» lo guardo scettica fino a strizzare gli occhi quando richiude lo sportello per poter avanzare con eleganza

«Col cavolo che resto qui dopo essermi preparata!» mi libero immediatamente e a passo svelto - rovinando l'idea di femminilità - lo raggiungo tirandogli un braccio «Se sei in questo posto è perché io ho scelto così. Per cui smettila di non farmi esistere e passiamo al piano.» spazientita, lascio la presa continuando ad infuocarlo con lo sguardo.

«È una festa privata e tu, detective, non sei stata invitata» alla sua ennesima offesa, poso una mano sul suo petto per spostarlo dalla mia fottuta visuale, e proseguo imperterrita verso l'entrata, dove sono costretta a fermarmi per via di un uomo gigante: altissimo e muscolo, comunemente chiamato buttafuori o anche body-guard, quello che solitamente è fuori dalle discoteche o robe simili.

Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora