22•In agenzia•

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Ogni volta che apro bocca uccido, ma ogni volta che una lacrima spacca il mio viso...uccido me.

Mostrarmi debole, piangere, buttarmi letteralmente giù...mi fa schifo. Non avrei dovuto, non è così che avrei dovuto agire e o reagire a tutto.

L'ultima volta che è successo, avevo ripromesso a me stessa che in  qualunque occasione - qualunque - avrei dovuto trovare un modo per essere forte, per continuare a vivere e  a combattere... Invece non ce l'ho fatta, ho provato così tante volte a ingoiare bocconi, strozzare singhiozzi e bloccare urla di dolore, che arrivati a tanto...non potevo più resistere.

Mi sono mostrata debole, ho pianto come non facevo da anni ritrovandomi poi stretta fra le braccia di Lucifer — lo odio, odio anche lui e il suo pugnale perché ogni volta che torna poi mi lascia sola e con un graffio in più; lo odio, e lo odio anche perché è riuscito ad asciugarmi le lacrime senza fare nulla!

Non sapendo dove andare, per non voler restare da Linda, gli ho chiesto di portarmi con sé...

E lo ha fatto.

Sono appena le sette e il lavoro mi è stato spedito qui: numerose foto di donne sparse sul pavimento e le mie cosce piegate a mo' di indiano. Penso  di poter ricominciare e rialzarmi, è così che funziona, no? Le lacrime mi hanno svuotata, hanno vomitato tutto quel veleno che avevo dentro da troppo ed ora sono pronta a rinascere. Perché è così che si fa, è così che si distruggono momenti di cadute.
***
A riportarmi sulla Terra, letteralmente, sono dei passi provenienti dalla mia schiena.
«E quindi è così che passi il tempo libero: seduta sul pavimento a contemplare il tuo album della comunione» distolgo lo sguardo dalle foto alzando gli occhi al cielo con tanta noia.

«No Lucifer.» si ferma al mio fianco guardandomi dall'alto

«Interessante. Molto interessante.» commenta fissando le infinite foto a distanza di sicurezza, sicuramente più di un metro e di certo meno di due. Una donna è stata uccisa, da quel che si sa è una modella americana: "Margaret Smith", tuttavia, qualcuno ha deciso di strapparle la vita per un motivo ancora incerto.
«Ma ora devo andare.» mi fa presente velocemente facendomi scattare in piedi per poterlo superare e fermarmici davanti spalancando gambe e braccia nello stesso tempo. Si blocca sul posto mantenendo le labbra socchiuse «Vorresti...» con l'indice sfiora la sua bocca scendendo con lo sguardo fino ai miei piedi ancora scalzi «Vorresti dirmi qualcosa?» fa un passo inclinando leggermente il viso verso destra «Hai per caso cambiato idea?» chiede, questa volta con una sorta di sorriso malizioso e tono tenebroso

«No!» schiaffeggio le sue mani che si stanno avvicinando troppo «Io sono ancora arrabbiata con te.» obietto accigliandomi

«Mi piace...» commenta allegramente alzando le sopracciglia neanche gli avessi detto: "Dai, vieni, ti do una caramella"

Lasciando al caso questo particolare, riprendo con la tecnica della "psicologia inversa", ci ho pensato molto prima di arrivare a tanto, ma dopo tanti ragionamenti, non ho fatto altro che capire e confermare la mia tesi iniziale: "non dire ciò che vuoi, ma compiaci e scappa."
«Questo caso è molto importante per me. Pensavo che tu saresti potuto essere un elemento importante. Mi serve qualcuno che mi faccia da menager. Avevo scelto te e... Ovviamente...-» lascio che le mani mi cadano ai fianchi «mi sbagliavo.» sussurro spostandomi così da potergli  lasciare la strada a disposizione sperando che nonostante tutto decida di restare con me come avevo pensato. La strada è libera e a questo punto dovrebbe davvero cadere nella mia trappola:

«Ooh...tranquilla, capita a tutti di sbagliare, detective.» con un sorriso a 32 denti sistema la giacca e senza degnarmi d'altro va via.

«Tanto lo sapevo» borbotto una volta rimasta da sola.
***
Raduno le foto e il mio tragitto viene comunque bloccato, dopo circa mezz'ora d'assenza, dal padrone di casa, lo stesso che aveva abbandonato la nave «Che vuoi?» comincio con tono annoiato mentre alzo un sopracciglio fermandomici di fronte «Perché sei ritornato? Non hai trovato un letto disponibile?» stringo le foto temendo di poterle sfrantumare, tanta è la forza di volontà che mi spinge a non lanciargliele dritte in faccia.

Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora